Tovati ad Aosta gli investitori del piccolo Alessandro
Il luogo dell'incidente (foto La Stampa)

Il 3 dicembre il tragico episodio di corso Peschiera

Hanno finalmente un volto gli autori del tragico evento che ha causato la morte del piccolo Alessandro Sgrò, il grave ferimento del padre Calogero, tuttora in coma, e quello della mamma.

Certo c'è da compiacersi per il successo investigativo che ha consentito di assicurare alla giustizia gli autori del misfatto, ma ciò che ci ha lasciato perplessi è la descrizione "rischiano fino a 15 anni di carcere".

Sicuramente ora la "corsa" sarà quella degli avvocati difensori che riusciranno a trovare, id quod plerumque accidit, attenuanti e quant'altro possa giustificare l'ingiustificabile.

Per un reato così grave, che oltre all'investimento ha di contorno la vigliaccheria di sottrarsi alle proprie responsabilità, la pena dovrà essere esemplare.

Anche per noi diventa difficile ipotizzare una qualsiasi condanna, ma non vorremmo ritrovarci di fronte all'ennesimo atto di pietismo verso chi ha problemi di salute in quanto consumatore di stupefacenti.

Non vorremmo nemmeno che a "rischiare" continuino ad essere sempre gli altri, coloro che conducono un'esistenza normale nel rispetto delle regole e devono subire azioni che annullano il piacere della vita e non trovano consolazione.

Non abbiamo parole per chi, sapendo, non ha avuto il coraggio di denunciare gli autori del delitto: ci penseranno le forze dell'ordine ad individuare qualsiasi forma di connivenza sia stata messa in atto.

A noi rimane soltanto un senso diffuso di amarezza che si è accentuata con il passare dei giorni.  

                                                                               Massimo Calleri

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Articolo pubblicato il 18/01/2012