Movimento 5 Stelle: verso la fine dell'illusione mediatica

In politica, si sa, la comunicazione è importante, ma non è tutto

Il Movimento 5 stelle è nato e si è sviluppato come un fenomeno mediatico, fondato da un comico dotato di una capacità comunicativa sopra la norma e da un imprenditore della comunicazione.

I “vaffa” e le proteste cavalcate con azioni che sapevano colpire l’emotività della gente sollecitando le corde giuste; il tutto in un contesto come quello italiano dove spunti per la critica politica di sicuro non mancano.

Se poi si aggiunge a tutto questo l’esplosività comunicativa del comico-leader la spinta verso il consenso è stata impressionante.

Ma si arriva al punto in cui la comunicazione non basta, ci devono essere idee che si traducono in proposte e programmi e soprattutto questi programmi devono essere realizzabili e affidati a persone in grado di realizzarli.

Tutto questo ai 5 stelle è mancato.

Nel 2013, trainati dall’esuberanza del comico hanno raggiunto un ragguardevole risultato elettorale ed hanno avuto buon gioco a stare all’opposizione dei tre governi targati PD.

Il gioco è stato facile, infatti alle politiche del 2018 hanno avuto un successo enorme, ma alcuni furbi come Di Battista hanno capito che quello sarebbe stato il giro del governo a cui non erano affatto preparati e saggiamente hanno saltato il giro tenendosi fuori dalla palude a cui nessuno dei parlamentari pentastellati era pronto.

Infatti questi quattro anni per i 5 stelle sono stati tutto e il suo contrario, basta restare attaccati alla poltrona conquistata per meriti altrui, lautamente retribuita, e quasi sicuramente non rinnovata alle prossime elezioni.

Prima il governo con la Lega, nato dal logico tentativo di mettere assieme le due forze uscite vincenti dalle elezioni ma naufragato in pochi mesi.

Poi l’alleanza con il PD, proprio quel PD verso cui avevano detto peste e corna; intanto si manifestava ogni giorno di più l’inadeguatezza della classe dirigente pentastellata, parlamentari arrivati alla Camera o al Senato da non si sa dove, gente che non ha mai nemmeno provato a cercare un lavoro piazzata al governo; alcuni parlamentari con gravi difficoltà a formulare pensieri logici in italiano corretto messi in posizioni chiave, un DJ amatoriale col nome d’arte DJ Fofò messo a fare il Ministro della Giustizia e soprattutto i pochi parlamentari preparati e riconosciuti come ottimi professionisti prestati alla politica, Sileri e Carelli su tutti, messi in seconda fila per non far fare brutta figura ai semianalfabeti di governo.

Intanto i consensi si dissolvono, l’inconsistenza politica dei 5 stelle è sempre più evidente e la mancanza di una idea che sia una ancora di più.

Il giorno della caduta del Conte bis Toninelli ha tuonato “non chiedeteci di votare Draghi”, nemmeno 24 ore dopo tutti a dare il sostegno a SuperMario per sperare di prorogare la propria permanenza in Parlamento.

Perché il vero problema dei parlamentari pentastellati è proprio questo, se per sbaglio si dovessero sciogliere le camere prima del prossimo mese di settembre perderebbero il diritto al vitalizio , e comunque anche a naturale scadenza più dei due terzi dei parlamentari attuali lascerà il parlamento, quindi ogni giorno in più seduto sullo scranno parlamentare è oro.

Tant’è vero che la prima battaglia dei 5 stelle, quella di devolvere gran parte dello stipendio da parlamentari trattenendo il minimo indispensabile è naufragata dopo pochi mesi e i responsabili delle casse del movimento corrono dietro senza tregua – e senza risultato- ai parlamentari chiedendo di versare gli arretrati.

L’altra grande battaglia per la riduzione dei parlamentari l’hanno condotta con complicate procedure parlamentari di revisione costituzionale e referendum confermativi, un grande costo per l’amministrazione pubblica per un risparmio veramente irrisorio; sarebbe stato sufficiente far passare i mesi della legislatura come stan facendo adesso per arrivare alla decimazione dei parlamentari pentastellati.

Dal mai col PD ad alleati di ferro del PD, da mai con Berlusconi a interlocutori privilegiati di FI, dal non chiedeteci di votare Draghi all’appoggio a Draghi il giorno dopo senza se e senza ma, dal NO TAV al Si TAV, dal NO VAX al tentativo scomposto di mettere il cappello sull’operato della struttura vaccinale guidata dal gen. Figliuolo, dalla lotta alle multinazionali alle leggi pro colossi del tabacco (clienti della Casaleggio e associati). E l’elenco sarebbe ancora lungo.

Resterà il consenso per le mancette del reddito di cittadinanza, una misura pensata per dare sostegno a chi non lavora favorendo il reinserimento lavorativo effettuando nel frattempo lavori utili alla comunità e trasformata subito nella peggiore forma di assistenzialismo che lascia a casa a poltrire centinaia di migliaia di persone senza nemmeno spronarle a cercare un lavoro

Nelle prossime settimane la partita del Quirinale sarà giocata dai 5 stelle con la sola prospettiva di arrivare alla fine della legislatura.

Passerà anche questa e poi, se ce lo permetteranno, si tornerà a votare e l’illusione del partito “della rete” in cui i parlamentari sono solo portavoce dei cittadini che non vogliono nessun privilegio finirà, in Parlamento resteranno quattro capetti e forse ci saremo liberati di questi personaggi finiti per caso a reggere le sorti del paese.

 

Luigi Cabrino

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Articolo pubblicato il 18/12/2021