Comignago (NO) - Cinghiale gravemente ferito recuperato dai volontari del "Rifugio Miletta"

Sempre più animali per poter sparare?

Orrore sulla SP 89 a Comignago, in provincia di Novara. Un cinghiale è stato trovato dai volontari del Centro di Recupero Animali Selvatici “Rifugio Miletta” dinanzi ad un'azienda faunistico-venatoria in condizioni disperate, cercando di trascinarsi con le ossa dei due arti anteriori polverizzate da una fucilata. 

La responsabile del Cras Rifugio Miletta Alessandra Motta descrive così l'accaduto:

“Siamo stati chiamati dai carabinieri di Arona per la presenza di un cinghiale ferito sulla SP89. Arrivati sul posto abbiamo pensato ad un investimento, ma quando ci siamo avvicinati al giovane cinghiale, l'orrore ci ha ammutoliti. Ricorderò per sempre quello sguardo straziato, incredulo, rassegnato. Dal nostro veterinario abbiamo poi appreso la causa di quelle ossa frantumate, di quei poveri arti attaccati ancora al resto del corpo per un lieve lembo di pelle, entrambi spezzati dalla medesima altezza. Ci ha detto che molto probabilmente è stata una fucilata che ha martoriato quella giovane vita, costringendola a trascinarsi per almeno cinque o sei giorni in quelle condizioni, come testimoniano lo stato di estrema disidratazione e la putrefazione delle ferite". 

Nessuno stato di necessità potrà mai giustificare lo sterminio che quotidianamente viene perpetrato contro i cinghiali, con una crudeltà inenarrabile, ingiustificabile. Il mondo venatorio, insieme a una parte di quello agricolo e con la complicità di una politica totalmente disinteressata a risolvere i problemi di interesse pubblico e i problemi di coabitazione con la fauna selvatica, poiché impegnata a mantenere i propri privilegi acquisiti, ha da tempo diffuso informazioni e notizie false e tendenziose sui cinghiali con il solo obiettivo di sparare sempre e ovunque di più.

Il mondo scientifico ha denunciato a gran voce come la pressione venatoria sia una delle cause principali dell'aumento esponenziale di popolazione dei cinghiali, spiegando che lo smembramento dei branchi, l'uccisione degli individui adulti che hanno il compito di guidare un branco, ovvero le matrone, porta a un aumento delle nascite in tutte le femmine giovani del branco che, non avendo più l'estro inibito dai ferormoni emessi della matrona, come la natura prevede, entrano subito in estro e vengono immediatamente coperte, dando alla luce un numero che varia dagli 8 agli 11 cuccioli per femmina. 

"Questa è la causa oggi della presenza di un numero sempre maggiore di cinghiali nonostante i cacciatori non facciano altro che sparare sempre e ovunque di più. 

Dice ancora Alessandra Motta che si pone un drammatico dubbio:

"È arrivato forse il momento di togliere completamente la gestione della fauna selvatica al mondo venatorio? 

È ora di risolvere veramente, una volta per tutte, i problemi di coabitazione con i cinghiali, allontanando il mondo venatorio dalla gestione della fauna selvatica e affidando questo compito a figure che sono state formate per una risoluzione definitiva di questi problemi. Ci vogliono persone che abbiano studiato cosa sia la conservazione della fauna selvatica". 

Alessandra Motta ha poi concluso affermando con determinazione:

"Dobbiamo riflettere tutti su questo fatto: il problema di coabitazione con la fauna selvatica non è mai stato risolto dal mondo venatorio. E' forse ora di interrogarsi e di mettere in discussione il loro operato? Ci vogliono persone che abbiano dei titoli per poter indicare la gestione della fauna selvatica... è evidente che la soluzione non sia SPARARE. Esiste un conflitto di interessi? Coloro che sono chiamati a gestire questo problema sono quelli che hanno il maggiore interesse ad avere sempre più animali per poter sparare? Sparare e sparare?".

 

 

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Articolo pubblicato il 11/11/2021