Il palo di Antenucci, che poteva determinare il risultato a favore dei granata, è l'unica vera fiammata di un match giocato senza infamia e senza lode.

La sosta natalizia non ha certo giovato all'undici di Ventura che non ha saputo concretizzare con il gol una discreta tessitura che ha lasciato agli uomini di Fortunato, mister dell'Albino Leffe, poche chance per colpire.

Certo da questo Toro i tifosi si aspettavano di più, ma il problema sta proprio nel fatto che a questo Toro quel di più manca e non soltanto da oggi.

Pensare che il fuoco si sia già spento è alquanto limitativo per una squadra che intravede la possibiltà di lasciare la serie cadetta per tornare dove il sigillo di casata impone.

Ma i risultati del campo sono gli unici concreti riferimenti che contano assai più dei proclami di fine partita.

Certo è impensabile che l'autocritica raggiunga livelli devastanti, ma è altresì necessario che si ammetta che c'è qualcosa che non funziona più come all'inizio del campionato.

Se il giocattolo si è già rotto rimane un girone di ritorno fatto di sofferenza per i tifosi, per fortuna mai domi, e di affermazioni gratuite e di comodo che non nascondono la verità.

Se invece Giampiero Ventura avrà la determinazione per sostituire gli ingranaggi lisi, ed i ricambi ci sono, il Toro potrà godere di nuove opportunità scaturite da chi ha tanta voglia di far bene ma è precluso da chi pensa solo di far bene.

Questa critica è costruttiva perchè non attribuisce responsabilità specifiche ma solleva una esigenza che non può più essere rimandata.

Il prossimo turno vedrà i granata impegnati contro l'Ascoli reduce dalla sconfitta interna con il Padova e fanalino di coda di una classifica che vede riaffacciarsi nelle posizioni che contano Sassuolo, Pescara, Verona e lo stesso Padova che lo scorso anno negò al Toro la possibilità di giocarsi la promozione in A.