La crisi dell'autunno 1922 tra vulgate e leggende

di Alessandro Mella

Ieri, 28 ottobre, qualcuno si sarà ricordato dell’anniversario della sedicente Marcia su Roma quando il fascismo, dopo qualche anno di violenze, di squadrismo, di mosse d’azzardo, andò a parcheggiarsi a Palazzo Chigi.

Molti storici si sono confrontati su quelle ore, su quei giorni, sul regime che subito fu o non fu. Francamente, da anni e specialmente nei “convegni social”, ne sentiamo di tutti colori. Tipicamente, pratica diffusa, scaricare sul Quirinale le responsabilità dell'ottobre 1922.

Come fecero quei politici che allora c'erano ma nel dopoguerra ebbero necessità di riciclarsi. Di far dimenticare incapacità, infantilismi, ammiccamenti indecenti, miopia politica, lungimiranza da criceto. Leggeremo di tutto e di più ma la moda sarà sempre dare la colpa al Colle reo di aver spalancato le porte al Fascismo. Si tratta, ovviamente, di un’analisi comoda ma riduttiva e fuorviante.

Proviamo a sintetizzare il perché:

 

a) Facta lavorò sottobanco, nutrendo fiducia ovviamente, per impedire soluzioni logiche alla crisi e favorire una propria riconferma. Negandosi e quasi scomparendo, nottetempo, mentre il Re lo pregava di portare la crisi in Parlamento e mentre questi lasciava San Rossore per tornare celermente a Roma,

b) Il suo governo fece diffondere, dandolo per firmato, il decreto di stato d’assedio scavalcando ogni prerogativa del Quirinale e ogni prassi costituzionale/statutaria amplificando il caos istituzionale,

c) I vertici militari, interrogati appositamente, dichiararono che qualora si fosse ordinato lo Stato d’Assedio e la reazione manu militari agli squadristi non si sarebbe potuta garantire l’obbedienza delle forze armate,

d) Il “prete intrigante” Don Sturzo pose il veto su Giolitti facendo un bel favore ai fascisti dal momento che Mussolini con gli squadristi sostenne, letteralmente, che “se torna Giolitti siamo fottuti”,

e) I partiti, colpa anche la famigerata proporzionale, non ebbero il coraggio e la forza di superare le divisioni interne per sostenere un governo d’emergenza, superare i campanilismi e l’infantilismo endemico ed occuparsi dell’urgente pericolo,

f) I socialisti per anni disertarono la loro grande occasione storica. Partecipare ad un governo moderato. Ebbero paura della scissione (che poi ci fu comunque) e contribuirono così al disastro. Negandosi, lo fece lo stesso Turati, quando Giolitti più volte li sollecitò in questo senso,

g) La maggior parte dei leader di partito si confermò egoista, litigiosa ed impotente nonché arroccata sugli interessi particolari della propria compagine,

h) Thaon di Revel, Diaz, la Regina Madre e molti altri pressarono il sovrano perché affidasse l’incarico al giovane Mussolini per uscire dall’impasse con un governo provvisorio in grado di prendere decisioni,

i) Il primo esecutivo Mussolini fu un governo di coalizione con quasi tutti i partiti rappresentati meno i socialisti (cui lo stesso Mussolini aveva riservato in linea teorica un posto da sottosegretario).

Tra loro il sottosegretario Gronchi che fu poi presidente della repubblica nel dopoguerra. E che inoltre tale ministero ebbe la fiducia in parlamento con il voto di personaggi certo non fascisti compreso De Gasperi,

j) Il paese usciva da anni di guerra civile strisciante con violenze feroci, occupazioni, vessazioni e atti di estrema gravità compiuti dagli opposti schieramenti,

k) Ovviamente non era prevedibile il seguito che la vicenda avrebbe avuto. Facile giudicare oggi dalle nostre poltrone e con il senno di poi. Difficile veder lungo in quei momenti. Non a caso tutti, e dico tutti, sbagliarono le proprie previsioni sull’evoluzione di quella fase.

 

Non si possono liquidare i fatti dell’autunno 1922 con superficialità per assecondare opposte vulgate politicizzate. Furono momenti drammatici e molto gravi nonché molto complessi. Ma spesso si dimentica. Il 28 ottobre 1922 iniziò una fase storica difficile e devastante per il nostro paese. Ma scaricare su pochi capri espiatori le responsabilità è sciocco, fazioso e non giova alla memoria storica nazionale.

La sedicente “Marcia su Roma” fu il punto d’arrivo d’una crisi lunghissima che iniziò, in verità, nel 1915 con la contrapposizione neutralisti e interventisti e che trasse energia in un clima di violenza politica che si trascinava fin dai primi anni del secolo. Gli strascichi della grande guerra contribuirono fatalmente a condurre il paese dall’essere una grande democrazia liberale a vocazione europea ad essere il regime di cui conosciamo le vicende.

Con la crisi che seguì l’assassinio, barbaro e becero, di Giacomo Matteotti il governo si irrigidì ed avviò la fascistizzazione dello stato.

La Secessione dell’Aventino fu l’ennesimo errore delle opposizioni. Un atto di miopia politica a dir poco incredibile di cui solo Giolitti comprese la portata. Non a caso egli commentò con queste amare parole: «L'onorevole Mussolini ha tutte le fortune politiche: a me l'opposizione ha sempre dato fastidi e travagli, con lui se ne va dal Parlamento e gli lascia libero il campo».

Quando, molti anni dopo, in seguiti ai fatti del 25 luglio ed 8 settembre 1943, i politici degli anni ’20 riemersero numerosi, molti trovarono utile far dimenticare gli errori madornali di una classe politica che aveva consegnato il paese al ventennio, all’infamia delle Leggi Razziali, alla guerra mondiale e poi fratricida. Molti si lavarono le coscienze, costruirono leggende ed oblio. Ma queste vulgate non giovano alla memoria storica nazionale.

Il dramma che nell’ottobre 1922 iniziò a prendere forma va studiato nei dettagli, contestualizzato, capito. Le leggende sono fragili, troppo per costituire una barriera contro il potenziale ritorno di totalitarismi e regimi autoritari.

L’amore e la difesa per la libertà e la democrazia si costruisce sull’approfondimento, sulla cultura, sulla verità.

Non basta gridare “Mai più fascismo” nelle piazze se non si costruisce una solida memoria storica basata sui documenti, sui fatti oggettivi ed anche sull’autocritica. Bisogna innaffiarla la libertà, irrorarla, nutrirla, averne cura per proteggerla. Anche dalle ombre di mostri lontani cui bisogna approcciarsi per storicizzare e capire.

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 29/10/2021