Torino. In Sala Rossa la cerimonia di insediamento del Sindaco e dei consiglieri eletti

Il commento sconsolato di Marco Fontana, segretario provinciale di FI. Nervi tesi nel centrosinistra per la scelta degli assessori, in autonomia.

Ieri mattina c’è stato il primo giorno di scuola, in Sala Rossa con la cerimonia di proclamazione del neo sindaco Stefano Lo Russo e dei Consiglieri comunali eletti della Città di Torino alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre scorso.

 

La presidente dell'Ufficio centrale del Tribunale di Torino, Alessandra Salvadori, ha letto  in Aula l'elenco dei nomi dei Consiglieri proclamati in base al verbale della Commissione elettorale centrale.

 

I quaranta consiglieri e consigliere eletti per il mandato amministrativo 2021-2026 sono:

 

Partito Democratico: Chiara Foglietta, Gianna Pentenero, Ludovica Cioria, Nadia Conticelli, Vincenzo Camarda, Pietro Tuttolomondo, Claudio Cerrato, Maria Grazia Grippo, Lorenza Patriarca, Luca Pidello, Amalia Santiangeli, Abdullahi Ahmed, Antonio Ledda, Angelo Catanzaro, Simone Tosto, Caterina Greco e Pierino Crema.

Lista Lo RussoPaolo Chiavarino e Silvio Viale.

Moderati: Carlotta Salerno e Simone Fissolo.

Sinistra Ecologista: Jacopo Rosatelli e Alice Ravinale.

Torino Domani: Francesco Tresso.

Torino Bellissima: Paolo Damilano, Silvia Damilano, Giuseppe Iannò, Pierlucio Firrao e Piero Abbruzzese.

Fratelli d’Italia: Enzo Liardo, Paola Ambrogio e Giovanni Crosetto.

Lega Nord: Elena Maccanti, Fabrizio Ricca e Giuseppe Catizone.

Forza Italia: Andrea Tronzano e Domenico Garcea. 

Movimento Cinque Stelle: Valentina Sganga, Andrea Russi e Tea Castiglione.

Sono possibili modifiche alla composizione del Consiglio in tutti i casi previsti dalla legge. In particolare, s’è anticipato che gli assessori potrebbero dimettersi, lasciando il seggio ai primi esclusi. Così non ci saranno alibi per assenze e diserzioni dalle sedute del consiglio. Poi nei prossimi mesi staremo a vedere se neo consiglieri di FI e Lega che rivestirono prestigiosi incarichi nella giunta Ghigo e in Parlamento, vorranno continuare a cimentarsi nell’opposizione alla giunta Lo Russo o non lasceranno invece il posto ai primi esclusi.

Durante la cerimonia ha preso la parola Stefano Lo Russo nel suo primo intervento in Sala Rossa nella veste di sindaco: “Per me è un grande onore e un’enorme responsabilità assumere la carica di sindaco della Città di Torino”. 

Ci attende una sfida molto importante - ha detto: la sfida di far ripartire la nostra città. Davanti a noi abbiamo tre grandi priorità: il lavoro e la ripartenza economica sono la più importante; la seconda priorità è la giustizia sociale (“Torino oggi è una città diseguale”) mentre la terza è far tornare vincente la vocazione internazionale di Torino (“essere protagonisti anche sul tema dell'emergenza climatica e ambientale”). 

Affronteremo questi anni di lavoro con un metodo, articolato in tre grandi direttrici: la prima è l'ascolto e il confronto con i cittadini, con i corpi intermedi, con il sistema delle istituzioni locali; la seconda è il merito e la competenza (“nella scelta dei ruoli delle persone”); il terzo elemento è l’innovazione con l'obiettivo di stare nel cambiamento (“abbiamo una grande necessità di innovazione nelle idee e nelle consuetudini”) . 

Quali strumenti useremo? Le risorse umane sono fondamentali (“occorre motivare il personale e investire nel capitale umano”); le risorse economiche, sia pubbliche che private (“i fondi del PNNR sono una grande occasione di sviluppo”); la rete delle relazioni (“bisogna ricreare un tessuto capace di fare sistema”). Quel che è certo - ha commentato - è che non siamo nelle condizioni di perdere tempo.

Lo Russo ha concluso appellandosi a tutte le forze politiche elette in Sala Rossa, alle componenti economiche e sociali, alle istituzioni e ai cittadini per operare nell’interesse della città e al servizio di Torino.

Discorso istituzionale, ecumenico che ricalca temi trattati e frasi fatte ampiamente diffuse nel corso della campagna elettorale.

Lo Russo saprà ergersi a direttore d’orchestra in una giunta, fatta salva l’eccezione dei più navigati, nella quale avrà a che fare con ragazzi giovani, entusiasti, ma pur sempre al debutto.  Non si scherza con i bubboni della città ed in ogni circostanza, gli assessori dovranno dimostrare autorevolezza e senso della realtà e mai sentirsi protagonisti di crociate, dall’esito incerto.

Nel  silenzio generale, emerge il commento formulato sin da lunedì dal segretario provinciale di Forza Italia, Marco Fontana. “correndo i nomi di quella proposta da Lo Russo a Torino ho giá visto scorrermi davanti i prossimi cinque tristi anni del capoluogo piemontese. Un coacervo di personaggini da manuale cencelli, figli e figliastri di partiti, partitini, carrozzoni, correntine. Una Giunta di “piacioni” da campagna elettorale, senza alcun nome eccellente in qualsiasi altro campo se non nella ‘resistenza’ fine al potere. Anche i pochi esterni sono infatti figli del solito apparato, seppure le promesse erano state ben altre”. “Torino, prosegue Fontana, è destinata a continuare quindi il suo percorso di declino e decrescita infelice, con una sola differenza rispetto ad Appendino: il silenzio plaudente, provinciale e autoreferenziale dei big del ‘Sistema Torino’ che intanto continueranno ad arricchirsi alle spalle della gente comune. In particolare quella gente che non è andata a votare, quella delle periferie, la prima poi a lamentarsi che sono tutti uguali ma che al momento opportuno ha preferito delegare la scelta a pochi”, conclude Fontana.

Ma i veri mal di pancia provengono dal fuoco amico all’interno del PD. Il neo sindaco Stefano Lo Russo nominando la giunta fa fuori tutti i pretendenti del suo partito fregandosene di manuali Cencelli fra le correnti e di equilibri fra anima cattolica ed ex comunisti. Su 10 assessori solo 3 al Pd, e tutti scelti da lui facendo infuriare il partito. Che ora gli si rivolta contro polemizzando su un’altra scelta: “avere nominato un architetto milanese all’urbanistica. Ma come, dicono i dirigenti del partito, attentato al campanile: non ne poteva trovare in casa”?

Il caso è quello di Paolo Mazzoleni, architetto 47enne, ex presidente dell'ordine degli architetti di Milano e della commissione paesaggio del capoluogo lombardo. È stato scelto da Lo Russo per immaginare la Torino del futuro, provocando le ire di molti dem sul "forestiero." Ma c'è maretta anche per la nomina dell'assessore alla Cultura, la napoletana Rosanna Purchia. Non se ne poteva trovare uno nella città che lo aveva eletto”?

Pro veritate appare lampante che Lo Russo con queste scelte vuole rompere le "filiere del consenso" che hanno caratterizzato storicamente la distribuzione dei posti della sinistra che si è alternata al potere negli ultimi anni, e la cosa non piace allo stesso centrosinistra...

Se così fosse, ben venga l’assessore che intenda ridimensionare il monolitismo costoso e autoreferenziale che caratterizza il Polo 900 ed il Circolo dei Lettori. Lasciamo percorrere i primi passi all’assessore Purchia ed a chi vorrà rompere con il passato decadente. Li seguiremo, con la dovuta attenzione.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 28/10/2021