Origini della Massoneria piemontese - Parte II

Scopriamo insieme la storia di questa affascinante Confraternita nella nostra Regione

La volta scorsa avevamo visto le prime logge piemontesi formarsi nel territorio

(articolo di venerdì scorso - https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=42126) .

Oggi ne vedremo i rapporti e le rivalità reciproche.


 

La rivalità fra Chambéry e Torino e i rapporti con le altre Istituzioni

 


 

Un carattere accentuatamente aristocratico ebbe la loggia torinese La Mystérieuse, al cui consolidamento diede un importante contributo Honoré-Auguste Sabatier de la Cabre (segretario dell’ambasciata francese di Torino tra il 1761 e il 1769) che ne fu anche il primo maestro venerabile. Ciò a testimoniare la diffusa internazionalità della istituzione massonica di quell'epoca. L’apporto dei diplomatici stranieri, insieme ai militari delle logge che seguivano i rispettivi reggimenti nei frequenti spostamenti per l’Europa durante le guerre, ebbe un ruolo importante nella diffusione della massoneria in ambito continentale.

Ma a Torino il fattore forse più decisivo per la nascita e il consolidamento dell’istituzione latomistica, durante il regno di Carlo Emanuele III e sotto il vigile governo del suo ministro Giambattista Lorenzo Bogino, fu la presenza della cosiddetta «Corte parallela», creatasi negli anni Sessanta attorno al futuro re Vittorio Amedeo III. In pratica si preparava già la successione, composta prevalentemente da militari nobili (che costituivano oltre due terzi nelle liste della loggia del 1768), in maggioranza cadetti ed esponenti collaterali della grande nobiltà sabauda.

La loggia [La Mystérieuse] annoverava dunque svariati personaggi facenti parte della corte “parallela” che negli ultimi anni di Carlo Emanuele III si era venuta a formare attorno al principe ereditario, il quale principe fu quasi certamente affiliato egli stesso alla loggia massonica torinese. Non a caso, con l’avvicendamento al trono di Vittorio Amedeo III nel 1773, seguì il fulmineo pensionamento del ministro Bogino e la promozione a viceré di Sardegna del ministro Lascaris (promoveatur ut amoveatur). La loggia torinese visse in quel periodo una stagione di espansione e di consolidamento.

Due anni prima, nel 1771, era stato nominato ai vertici della Mystérieuse il maggiordomo di Sua Maestà, il conte Gabriele Asinari di Bernezzo. Con lui vi erano il dottor Sebastiano Giraud (di Pinerolo) e Gian Giacomo Gamba della Perosa. Tutti e tre discepoli del Martinez de Pasqually, il teurgo creatore dell’Ordine degli Eletti Cohen. Nella loggia convergono tutti gli affiliati della “St. Jean des Trois Pins”, la ex loggia di Pinerolo La loggia Mystérieuse andò sempre più assumendo, dopo il 1773, quel carattere di «loggia di corte» (Hofloge), cui erano ascritti molti nobili vicini al sovrano.

Era questa un tipo di associazione latomistica guidata dall’alto e direttamente legata alle direttive del sovrano, così come avvenne pochi anni dopo in Austria, sotto il governo dell’imperatore Giuseppe II (egli stesso iniziato alla massoneria, come anche Federico II di Prussia) e poi in Italia, nella corte di Napoli, attorno alla regina Maria Carolina, sorella dell’imperatore austriaco.

La città di Torino e la massoneria di corte, non potevano più a quel punto (per motivi di prestigio) sottostare alla Loggia Madre savoiarda di Chambéry, dalla quale aveva avuto origine la Mystérieuse. Gli adepti della loggia torinese vantavano un’assidua frequentazione con il corpo diplomatico di paesi stranieri (cui facevano capo le molteplici osservanze della massoneria europea) perciò, forti della protezione di Vittorio Amedeo III e convinti della necessità che venisse riconosciuto il rango della città capitale, nell’aprile del 1774 pretesero e ottennero che il maestro venerabile della Mystérieuse, il conte di Bernezzo, ricevesse dalla Grande Loggia di Londra le patenti di Gran Maestro Venerabile Provinciale del Piemonte, con la facoltà di istituire direttamente logge nel territorio dello Stato sardo.

Questa legittima affermazione della capitale politica del regno sulle periferie, rientrava nel progetto di creare in ambito massonico un nuovo ente sovrano da porre sotto il controllo più o meno indiretto dei governi e delle corone. Tutto ciò però non fu ben accolto dalla vecchia Loggia Madre di Chambéry.

Essa infatti tentò inutilmente di opporsi alla creazione del nuovo Priorato con sede a Torino. Gli argomentati reclami presso la Gran Loggia londinese furono redatti dal grande oratore Joseph De Maistre, che ebbe un ruolo importante nel dibattito massonico dei successivi anni Ottanta. L’associazionismo massonico rappresenta però un solo aspetto della stagione di risveglio culturale dello Stato sabaudo nel Settecento. Il fermento, iniziato durante l’ultimo ventennio del regno di Carlo Emanuele III, con le caute aperture alla modernizzazione del ministro Bogino, raggiungerà nei primi anni del regno di Vittorio Amedeo III quel periodo che Franco Venturi ha definito come «la corta estate di San Martino della cultura piemontese del Settecento». Gli anni Settanta e Ottanta di quel regno hanno rappresentato per il Piemonte un significativo avanzamento sui versanti culturale, letterario e scientifico.

Il tutto si manifestò con la creazione di circoli letterari, accademie scientifiche e logge massoniche, tutte istituzioni private unite dal comune interesse per gli sviluppi della scienza e della filosofia; ciò rappresentò una libertà di parola inconsueta nel vecchio e retrivo Piemonte. Occorre ancora ricordare (soprattutto nella provincia) i piccoli cenacoli letterari promossi dai Gesuiti, che sopravvissero (soprattutto nelle scuole) anche dopo la soppressione della pericolosa e detestata compagnia del Gesù, avvenuta nel 1773. Seguiamo una rapida cronologia degli sviluppi di questo breve periodo di pace in Piemonte e in Europa Nel 1775 (il 25 giugno) il Conte Gabriele Asinari di Bernezzo viene nominato Gran Priore d’Italia nell’organizzazione sopranazionale del rito della “Stretta Osservanza”.

Di fatto fu il primo Gran Maestro italiano di cui si abbia notizia. Nell’ottobre dello stesso anno Il conte di Bernezzo con Francesco Antonio Villata, il marchese Valperga, il principe Alfonso del Pozzo, il marchese Alessio di San Martino e Carlo Giuseppe Faletti di Barolo, fondatori della loggia torinese “Saint Jean de La Mysterieuse”, danno vita agli alti gradi del Capitolo del Gran Bagliato di Lombardia (che fu precursore del Grande Oriente Italiano) Da notare che nel 1776 persino a Roma, malgrado le ripetute scomuniche vaticane, viene fondata una Loggia di rito "scozzese".

Un altro importante avvenimento si ebbe il primo maggio del 1776, quando in Germania venne fondato l’Ordine degli Illuminati, presso l’Università di Ingolstadt, allora parte del Regno di Baviera, per iniziativa di un professore di diritto, ex gesuita, Adam Weishaupt (1748-1830). Gli Illuminati costituivano un’ambigua organizzazione, che da una parte offriva ai suoi membri rituali esoterici, dall’altra aveva uno scopo politico e mirava a rovesciare il regime monarchico, cattolico e conservatore, del Regno di Baviera, sostituendolo con una repubblica ispirata alle idee dell’Illuminismo.

Da notare che già i gesuiti avevano tentato esperimenti repubblicani in sud America, ai danni delle colonie spagnole. Nel 1786 la polizia sequestra documenti che mostrano come l’Ordine degli Illuminati stia progettando di usare addirittura il veleno contro i suoi nemici, metodo chiaramente riconducibile alla tecnica gesuita di quell’epoca. Intanto nel 1777 (il 12 aprile) in Inghilterra, il famigerato conte di Cagliostro viene iniziato alla Massoneria in una loggia francofona di Londra Nel 1778 a Torino si crea il Grand Orient Sarde, avente come Gran Maestro il pinerolese Conte Asinari di Bernezzo, che riunì sotto di sé le logge costituite all’obbedienza della ex loggia madre di Chambéry.

Il 7 aprile dello stesso anno a Parigi l’anziano Voltaire, tornato dall'esilio, entra finalmente in Massoneria, nella Loggia delle Nove Sorelle. Assieme a lui, viene iniziato anche l'amico Benjamin Franklin che in quel periodo era ambasciatore a Parigi. Voltaire morirà pochi mesi dopo.

Nel 1779 il dottor Giraud, in stretto contatto con il lionese Jean-Baptiste Willermoz, seguace tra i più intimi del Martinez de Pasqually ed esponente di punta degli ambienti massonici di Lione, viene ammesso nella classe segreta del “Regime Scozzese Rettificato” e investito dei gradi di Professo e di Gran Professo. Di ritorno a Torino, fece sosta a Chambery, dove a sua volta ammise nella “classe segreta” Joseph de Maistre, Marc Rivoire, Jean Baptiste Salteur e Hippolite de Ville. Giunto a Torino ammise nella “classe” dei Grandi Professi anche il conte di Bernezzo. Ma la breve stagione di fermento culturale sabaudo volgeva purtroppo al termine e dal 1780 al 1794, ci fu il tramonto della Libera Muratoria in Piemonte.

Per l’incapacità del governo sabaudo di accettare un mondo della cultura troppo indipendente e privo del controllo da parte del sovrano, si verificò nei primi anni Ottanta in Piemonte un repentino irrigidimento della censura, dovuto alla tendenza dell’apparato di governo a trasformare la cultura e i letterati in strumento dello Stato, e alla necessità di non creare tensioni diplomatiche con la corte papale, che già in due occasioni (nel 1738 e nel 1751), aveva condannato la massoneria e le espressioni più avanzate della cultura illuministica. A ciò si aggiunse la paura dei primi fermenti popolari che culminarono nella rivoluzione francese del 1789.

Fu così che circoli letterari, logge massoniche e accademie (ormai fuori controllo) furono sottoposte a una rigida revisione da parte del potere centrale. La nuova direttiva assunta dall’assolutismo di Vittorio Amedeo III provocò la fuga dal Piemonte di intellettuali che, per indole e per convinzioni, non potevano sottostare al regime di libertà vigilata cui il potere statale li costringeva: tra essi Vittorio Alfieri, Carlo Denina e Agostino Tana, che nei loro viaggi attraverso l’Europa e l’Italia aveva respirato climi molto diversi di libertà di pensiero, di associazionismo filantropico e di pluralismo culturale; per qualcuno, tra quelli rimasti in patria, il radicalismo delle idee comportò persino la reclusione a vita nelle segrete delle carceri sabaude.

Nel 1782 l’astigiano Vittorio Alfieri risulta iscritto nelle liste della loggia della “Vittoria” di Napoli, fondata nel ‘74 all’obbedienza della Gran Loggia Nazionale “Lo Zelo” di Napoli, da Massoni aristocratici vicini alla regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena. In tutta Europa i fermenti intellettuali si stanno moltiplicando a dismisura e l’11 aprile 1783 re Vittorio Amedeo III di Savoia vieta di svolgere attività massoniche negli stati del Regno di Sardegna. Il Conte Asinari di Bernezzo rinuncia perciò alla carica di Gran Maestro nazionale che viene acquisita dal principe napoletano Diego Naselli. 

Continua con la terza parte il prossimo venerdì

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Articolo pubblicato il 13/08/2021