Le opere dell'artista Carlo Mariano Sartoris esposte a Montà d'Alba

La mostra organizzata dalla Fondazione Roeroattiva

Omaggio a  Jackson  Pollock, genio dell'arte astratta della seconda metà del 900, di cui condivido la teoria del caos matematico e l'istinto del primitivismo.

Fu a sua volta  ispirato dall'arte dei nativi americani, capostipite della tecnica del “Dripping”.

 

 

È dal 1998 che mi immagino a lavorare sul piano orizzontale. Ho persino provato adoperando le ruote della carrozzina. Il risultato è stato deprimente: ho sempre sporcato tutto e basta. Poi, una sera ho visto un film che narrava della vita di Jackson Pollock. Umilmente ci ho provato. Grazie Jackson, mi diverto!

 

Non è facile per me esprimermi in posizione verticale, lasciando cadere il colore dall'alto invece, le possibilità si ampliano e la visione dello spazio assume un'altra angolazione. A mia volta ho sperimentato altri metodi per gettare il colore, ad esempio: la cannuccia. Ne ho di diversi diametri… ogni tanto mi capita di succhiare un po' di acrilico. Non è poi così cattivo: dipende anche dal colore…

 

E poi si lasciano andare l'impulso e l'istinto. Le gocce cadono, le linee si stendono. L'importante è cercare di lasciar uscire

quello che nell'istante è l'idea,

la visione, lo stato d'animo.

Il progetto è immaginarsi un

viaggio, un luogo, un'emozione.

E poi ,di colpo si sente il bisogno

di fermarsi.

È finito.

Mi piace.

È un sistema

per rendere colorata l'esistenza.

Non è cosa da poco!

Materie plastiche: affascinanti composti che permettono stupefacenti lavorazioni fino a poche decine di anni fa impensabili. Oggi ne adoperiamo quotidianamente un'incredibile gamma di mescolanze chimiche per una altrettanto vasta moltitudine di prodotti. Le materie plastiche sono tante, una diversa dall'altra e, pur essendo riciclabili, non si possono mescolare tra di loro le diverse qualità. Io qualcosa ne so, pur non essendo sempre stato uno studente modello, certe cose mi hanno coinvolto.

 

Solo un paio di queste affascinanti famiglie di grosse molecole, una volta recuperate dal loro primo impiego e messe in forno come una pizza,

prendono forme intriganti,

colori brillanti,

sorprendenti, divertenti,

originando quasi magiche

metamorfosi.

 

È un modo per dar loro

nuova vita e dignità. Non è facile mescolarle seguendo

un processo logico e per me è sempre stato quasi un divertimento fino a quando un'amica mi ha fatto notare che queste opere sono un condensato di: reazioni chimiche, esiti della fisica, conoscenza, creatività e composizione artistica che portano alla realizzazione di prodotti intrisi di plurime

forme di inventiva. E poi, me ne ha comperato uno.

 

Ho capito che aveva ragione.

Prima di diventare oggetti, 250 milioni di anni fa le particelle di questa materia erano organismi viventi: foreste, sconosciuti animali estinti, distese di chissà quali verdure, pesci, civiltà estinte e chissà cos'altro di vivo e pensante… ho cercato di fare del mio meglio per dar loro un’altra veste… intrigante, vezzosa.

Omaggio a teli industriali per rivestimenti di centinature per autocarri e per la realizzazione di pannelli pubblicitari. Materiale vinilico dal basso costo, ma che adesso va pure di moda. È stata quasi una provocazione per chi non ama fare spazzatura e recuperare cose che pare non servano più a nulla…

 

Del resto, anch'io sono considerato come un peso, un vano, inutile costo sociale dal welfare di questo mondo d’apparenza.

 

…Sembrano fatti apposta per farsi pitturare. Il trucco sta nel metterli in piano, osservarli senza fretta, magari per qualche giorno, perché non è facile valorizzare l'originale che si intravede sotto. Reminiscenza del loro primo impiego e poi...

 

Poi si comincia con ispirazione e con ardire. Sbagliare non è concesso. Il risultato è quello che verrà o quello che si percepisce. Credo di essere il primo a cimentarsi

in codesto modo con questo materiale.

È bello immaginare che sia così.

È bello essere il primo di un

movimento artistico che non esiste,

che non ha un nome, né una tendenza.

Il primo di un campo ipotetico,

all'interno del quale collocare

delle “cose” che sappiano rendere

armonico un prodotto 

nato per altro, condannato a

diventare un fastidioso oggetto

da recuperare e poi immaginarlo

contento di essere diventato

un ermetico oggetto d'arredo che fa

mostra di sé appeso a una parete

chissà dove.  Anche questo è piacevole e divertente da fare,  ma non è facile come sembra…

 Omaggio a Rosa Franceschi  (Rosita), mia madre.

Amava la pittura, dall'olio alle miniature, tanto che si dimenticava di preparare da mangiare, tanto a me, quanto a quel santo di mio padre, valido artigiano, bravo tipografo che, fin da bambino, mi prese a lavorare con lui quando ancora i colori si mescolavano a mano.

 

Sono cresciuto lo stesso.

 

Quello che mi è capitato l’ha fatta molto soffrire. Non si è trattato certo delle ripicche di un figlio, non l'ho fatto apposta, anzi, me lo hanno fatto, ma non ha cambiato

il risultato.

 

Oggi sarebbe contenta

di poter esporre

almeno

uno dei

suoi quadri

assieme a me.

 

 Omaggio a me stesso e al design.

Avevo vent'anni e disegnavo così, tratto fine per una rivista che trattava di navi; mi sono sempre piaciute le navi. Nel 1982 ho iniziato ad occuparmi di design; un lavoro bellissimo, consente di liberare la ricerca del bello e poterlo partorire in un oggetto. Forse è questa la mia parte femminile. E così si disegna, si progetta, fino a quando sorge una domanda: che cosa è il bello?

 

Ho ritrovato la risposta nei parametri di valutazione della civiltà greca: il bello è un rigido rapporto matematico tra misure stabilite (il principio che ispira la nascita degli “stili”).

Ho trovato la risposta in una citazione di Platone:

il bello è la trasposizione del sublime in ciò che è visibile.

Ho trovato la risposta negli schemi dell'industrial design:

ciò che è bello risponde alle pretese d’un unico insieme di forma, funzione, materiale e colore

Ho trovato la risposta dei criteri dell'arte astratta:

il bello è nel perfetto caos della natura e nell'interno del sé. Interezze irriproducibili se non con interpretazioni emotive altrettanto caotiche, ma non casuali bensì armoniche, musicali.

 

Poi, una sera ho guardato l’insieme di forme e di colori di un  tramonto, sparato nel cielo ormai quasi blu, dal sole che tramontava dietro il profilo dei monti, e ho detto a me stesso: che bello! Riflettendo sul fatto che era un fugace momento di irripetibile, sublime, visibile, armonico, caotico e perfetto

caos di forme, funzioni, materiali e colori.

 


Dopo

 pochi minuti

di quel bello,

non c'era

più niente.

 

Omaggio alla fantasia e all'amicizia.

 

Sono forme diafane, stuzzica la fantasia perdersi nei loro riflessi e cercare di immaginare come nascono, trasparenti e quasi viventi colate di policarbonato che si attorciglia su se stesso e poi svetta, per terminare in un punto deciso dal gesto svelto della mano.

 

Sono cose che amerei fare di persona, conosco il procedimento, è veramente un gesto artistico che non perdona errori, ma bisogna avere mani veloci per scegliere l'attimo, avvolgersi e poi farlo.

Mi è capitato di giocare con queste spremute di plastica assieme al mio amico Franco e non soltanto lui, sono gesti industriali, regali di macchine lavorati dall'uomo.

 

Adesso non posso farlo più, ma parlandone con Franco, un vero amico da sempre, ci capiamo al volo. È come se le sue mani si sostituissero alle mie, anzi, meglio, perché lui è molto più del mestiere di me, architetto compagno di laurea, oggi titolare di un'azienda che resiste alle tempeste italiche e ancora stampa la plastica, per me, per te, per tutti noi che l'adoperiamo ogni giorno senza sapere nulla di lei.

 

Grazie Mattyu!

 

La ditta è: PIDIKEI

 

 

 

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Articolo pubblicato il 13/12/2011