Cinque minuti al giorno …

… levano il medico di torno!

 

 

Parte prima del quattordicesimo incontro dei dialoghi sul senso della vita tenutosi nel pomeriggio del giorno 20 dicembre 2013 presso la biblioteca di San Raffaele Cimena (To) sede dell’UNITRE locale.

 

 

buonasera a Tutti,

 

Prima di iniziare questo incontro stavamo già discutendo, con alcuni di voi,

intorno alla morte, di quanto questo aspetto, che ci tocca tutti in modo inequivocabile, sia costantemente rimosso dalla nostra coscienza come se non esistesse, come se non dovesse mai accadere. Viene cancellato da ogni nostra azione quotidiana per cui agiamo come se fossimo immortali, permettendoci di fare cose sgangherate e pericolose convinti che non ci possa succedere niente.

 

Se facessimo attenzione e fossimo più presenti a noi stessi, senza dare per scontato quanto appena riportato, alla luce delle esperienze maturate, potremmo renderci facilmente conto del nostro scriteriato modo di agire. Se ne avessimo consapevolezza e ci prendessimo la responsabilità di agire con coerenza rispetto alle reali richieste della vita, ne trarrebbero sicuramente vantaggio la qualità della nostra esistenza ed una maggiore leggerezza nell’affrontare le situazioni che ci vengono proposte.

 

Spesso facciamo buoni propositi, specialmente in occasione di ricorrenze particolari; non potremo quindi esimerci dal continuare a farlo anche ora.

 

Il primo buono proposito che potremo esprimere è di ritagliare cinque minuti solo per noi ogni giorno. Cosa significa? Non certo ritagliare un tempo per renderci più belli o migliori … ma semplicemente per stare un po’ con noi stessi senza fare e chiedere niente.

 

IDP … non ci si riesce … per quanto si tenti di farlo … i pensieri si dirigono subito su questa o quella cosa …

 

… è un meccanismo che il nostro sistema adotta per non affrontare la paura che conseguirebbe il veder apparire davanti alla nostra coscienza cose e situazioni che facciamo di tutto per evitare, per continuare a non vedere. Quindi meglio pensare a cose conosciute o gestibili anche se spiacevoli e distruttive. È più facile ed accettabile lasciare spazio ai soliti pensieri che ad altro, a pensieri insoliti che possono sconvolgere la nostra routine, squilibrarci, sbilanciarci, farci uscire dalla nostra immobilità. Immobilità che non significa equilibrio, ma squilibrio continuo verso niente di costruttivamente reale, una continua tensione nervosa senza un obiettivo, debilitante e pericolosa.

 

Occorre invece uno spazio in cui si possano cominciare a lasciar apparire le cose della nostra vita sotto altri punti di vista, al di fuori degli schemi consueti e in grado di fornire prospettive differenti.

Occorre riappropriarci della possibilità di poter vivere e non solo passare il tempo che abbiamo a disposizione facendo quello che siamo abituati a fare. Bastano cinque minuti in un momento qualsiasi della giornata; occorre darsi un ordine preciso per fare proprio quello: “questi sono i miei cinque minuti”.   

 

Togliersi da tutto, non farsi distrarre da niente e nessuno, qualunque cosa accada; non c’è rimedio migliore per concedere un po’ di sollievo al nostro intero essere così pressato da ogni lato. Meglio di costosi soggiorni in isole da sogno o sedute di rilassanti massaggi, meglio di soddisfacenti manicaretti o gratificante compagnia di amici, perché in quei soli cinque minuti tutte queste cose si trovano contemporaneamente senza bisogno di essere cercate, sono comprese in quel apparente vuoto, in quel niente che comprende tutto.

 

Zitti, occhi chiusi, non pensare niente volontariamente, e vedere cosa accade davanti alla nostra coscienza senza reagire in alcun modo.

 

Cinque minuti preziosi da non sprecare!

 

Se poi desideriamo rincarare la dose della ricetta, possiamo sempre farlo; per esempio sarebbe sufficiente una volta a settimana spegnere per un giorno intero tutti i collegamenti massmediatici con le informazioni provenienti dal mondo che abbiamo costruito virtualmente.

 

Così come quando abbiamo male di pancia, a seguito di una indigestione, evitiamo di introdurre cibo per un tempo sufficiente a lasciare che si ripristini il corretto funzionamento dell’apparato sofferente, così possiamo agire nei confronti della indigestione di pensieri che si è prodotta nella mente, evitando che si alimenti di informazioni come attraverso una flebo e continui a produrre pensieri artificiali controproducenti per l’equilibrio funzionale dell’intero sistema.

 

Digiuno per il fisico, digiuno per la mente!

 

Inutile continuare ad introdurre sempre le stesse informazioni, che producono gli stessi pensieri relativi agli stessi problemi senza soluzione: interrompere ogni tanto la spirale perversa è sicuramente molto più confortante e liberatorio!

 

Non si tratta di dover fare scelte tra pensieri buoni o cattivi; si tratta semplicemente di scaricare ciò che è in eccesso; si tratta di un processo igienico del metabolismo. Dopo aver ingerito qualcosa occorre espellerne le scorie.

 

Per igiene ci laviamo quando serve, per igiene evitiamo di introdurre schifezze nel nostro corpo, per igiene non dobbiamo farci fagocitare continuamente da pensieri parassiti indotti da informazioni infette. Ovviamente senza diventare più paranoici di quello che già siamo!

Ovviamente senza credere che quello sia il solo comportamento giusto e cadere … dalla padella alla brace … di una nuova dipendenza rituale scaramantica.

 

Ciascuno di noi ha la possibilità di regolarsi secondo le proprie esigenze reali: come non serve mangiare in una sola volta un quintale di un cibo che fa bene, rischiando di morirne, per evitare di doverne mangiare anche domani, così ogni cosa deve essere fatta secondo la reale necessità, senza abusarne, per evitare, il più possibile, gli effetti collaterali che sono (sempre) insiti in essa.

 

Ricette semplici di una potenza inimmaginabile!

Momenti magici in cui permettiamo al nostro intero essere di poter ripristinare il proprio equilibrio. Momenti magici di coscienza!

 

Si ripropone coscientemente un processo di riparazione del nostro intero essere simile a quello che avviene, incoscientemente, durante la notte. Simile ma più efficace e concentrato, come un’azione di pronto soccorso.

 

Ricordiamo che il nostro sistema provvede normalmente a riparare ogni notte i danni provocati dall’uso che di esso ne facciamo quotidianamente; senza questa azione di ripristino la nostra esistenza terminerebbe in un tempo brevissimo. Questo processo è talmente complesso e in larga parte sconosciuto che neppure il più preparato divulgatore scientifico conosciuto potrebbe descriverlo correttamente.

 

IDP … proprio recentemente ho sentito parlare di una persona impegnata in un volo con una mongolfiera o pallone, che è stato sveglio per un tempo lunghissimo, ma alla fine ha dovuto cedere. Non essendo in grado di governare, da addormentato, non poté evitare di precipitare …

 

… a tutto c’è un limite oltre il quale interviene il meccanismo di sopravvivenza anche se … magari provoca altri guai. Infatti se la stanchezza ci costringe ad addormentarci mentre siamo in poltrona nel nostro salotto di casa è ben diverso di quando ci accade alla guida di un’automobile; però, a forza di abusare delle possibilità disponibili, sappiamo che può succedere quando meno ce lo aspettiamo.

 

IDP … infatti non si può restare senza dormire troppo a lungo …

 

… si può fare solo a certe condizioni, se ci sono motivazioni sufficientemente forti, indipendenti dalla nostra volontà. Ci sono condizioni in cui l’essere umano è in grado di impiegare risorse impossibili da immaginare o credere.

 

Ho raccontato in altre circostanze come alcune persone si facciano seppellire sotto terra per un tempo sufficiente alla semina e raccolto di una coltivazione di grano sopra di loro, per poi farsi disseppellire e tornare alle proprie occupazioni.

                         

IDP … ma rimane vivo? … sepolto sotto terra?

 

… certamente!

Per farlo vengono usate tecniche yoga conosciute, in grado di modificare temporaneamente i parametri funzionali dell’organismo umano, compresi pensieri ed emozioni. In tali condizioni, la vita scorre semplicemente in modo “biologico vegetativo” o simile.

Esprime una minima nota vitale di fondo sufficiente a mantenerla in uno stato di “sospensione”.

 

Ci sono anche altri esempi di possibili variazioni dei parametri vitali dell’essere umano. In questo momento ci sono oltre duecento persone appartenenti ad un movimento particolare, che vivono senza bisogno di assumere cibo e acqua. Sono chiamati “breathariani”, da breath, soffio in inglese, che cioè “vivono di aria”. Il più famoso è Pralahad Jani che vive così da più di settantacinque anni e che più volte è stato sottoposto a prolungati controlli medici e televisivi in sede ospedaliera per cercare di scoprire il più possibile rispetto a tale condizione ed eventualmente smascherare possibili inganni.

 

Ma se pensiamo al regno animale scopriremo anche lì fenomeni simili: il coccodrillo può restare digiuno molto a lungo; inoltre è in grado di sopravvivere anche dopo mutilazioni importanti riportate nei combattimenti con i suoi simili ed evitando infezioni. La lucertola è in grado di far ricrescere la coda quando gli venga amputata in combattimento. E noi non siamo molto da meno considerando come si riparano le ferite che abbiamo subìto.

 

Continua nel prossimo articolo.

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 26/05/2021