Il comm. Saverio Nurisio: Poeta, funzionario e galantuomo d'altri tempi

di Alessandro Mella

La Storia d’Italia fu sempre ricca di figure che purtroppo vennero offuscate da un ingeneroso ed immeritato oblio.

 

Forse per via delle loro qualità umane orientate alla sobrietà, forse per i cicli della storia stessa.

 

Di personaggi simili fu piena ogni epoca ma soprattutto lo furono gli anni del nostro Risorgimento nazionale. Uno di questi fu, senz’altro, il comm. Saverio Nurisio.

 

Egli nacque a Mondovì nel gennaio del 1840 ma i suoi genitori, il padre era Giudice del Tribunale, si trasferirono prestissimo in quel di Ceva dove egli crebbe e si formò maturando un animo delicato e sensibile.

 

Di questa sua profonda umanità, di quel carattere buono e generoso, si trova spesso eco nella stampa del tempo. Scriveva, ad esempio, La Gazzetta di Mondovì del 9 gennaio 1875 a pagina 3:

 

La rara dolcezza e gentilezza di modi, la specchiata di lui saviezza e prudenza, l’innata sua propensione a prodigar favori, singolari prerogative, unite all’elevatezza d’ingegno, di cui va fornito, formano di lui un giovine tale da essere tenuto dell’alta ed assai delicata carica che si lodevolmente copre.

 

Ed un incarico importante, egli, l’aveva davvero poiché a quel tempo era già Segretario della Casa di Sua Maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele II. Da pochi anni asceso dal trono sardo a quello nazionale.

 

Il “Re galantuomo” stimava quel giovanotto preciso, efficiente, discreto ma dotato d’un’anima candida. A tal punto da concedergli, davvero giovanissimo, le insegne di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia il 6 gennaio 1875.

 

Il nostro, che secondo le cronache del tempo vestiva sempre con un elegante cilindro ed un abito stiffelius scuro, a lato del suo prestigioso impiego impegnava il proprio tempo dando sfogo al suo talento, ai suoi pensieri ed alle sue emozioni tramutandoli in graziosi sonetti e deliziose poesie. Versi che pubblicava volentieri sui giornali locali e che riscontravano unanime apprezzamento per la dolcezza, a volte meravigliosamente melanconica, dei suoi scritti. A titolo d’esempio se ne riporta una che fu pubblicato sul periodico “La Vedetta” del 5 gennaio 1895 a pagina 4:

 

Se potessi miniare il tuo visino

Ci metterei tutti e sette i colori;

Nella rugiada raccolta al mattino

Scioglier vorrei le perle e i più bei fiori

E su di te nel bel cielo sereno

Dipingerci vorrei l’arcobaleno

E a te d ’intorno dipinger le stelle

Onde goder dell’invidia di quelle

                         Saverio Nurisio

 

Negli anni egli pubblicò diverse raccolte e volumi, in edizioni pregiate per pochi appassionati ed amici, tra i quali ci sembra grazioso ricordare “Religione, patria, amore” del 1868, “Sorrisi e lagrime” del 1874, “Poesie ed epigrafi” del 1880 e “Rispetti e stornelli” del 1887. La sua versatilità artistica ed i suoi uffici gli permisero di avere contatti anche con Giovanni Pascoli e con Giosuè Carducci che, forse, incontrò presso i salotti della Regina Margherita ad entrambi assai affezionata.

 

Nel 1878, improvvisamente, il Re Vittorio Emanuele si spense a causa d’un infausto malessere ed il Nurisio dedicò alla sua scomparsa un’opera letteraria ed un’ode.

Con la morte del sovrano egli non subì grandi mutamenti e restò al suo impiego godendo, del resto, d’unanime stima. Tanto che il nuovo sovrano, Umberto I, lo promosse ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia nel 1883.

 

L’anno dopo fu, per lui, molto importante poiché due eventi giunsero a procurargli senz’altro una grande soddisfazione. Il Re Umberto, infatti, gli concesse la nomina a Direttore della Segreteria Particolare del Re.

 

Ed è forse proprio questo ruolo che gli fece guadagnare anche la stima e la simpatia delle autorità portoghesi al punto che il Re Luigi del Portogallo, marito di Maria Pia di Savoia, lo nominò lo stesso anno Commendatore del Real Ordine di Nostra Signora di Vila Vicosa.

Onorificenza ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè, per cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo e per rappresentante il Conte Giuseppe Rizzani Delegato degli Ordini Dinastici Portoghesi per l’Italia, la Repubblica di San Marino e la Santa Sede. Ordine che molte volte ha ornato ed orna il petto di numerosi italiani. Quest’importante concessione, tra l’altro, ebbe funzione nobilitante così che il nostro sarà citato nell’ormai prossima XXXIII edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana (Parte III - Cavalleresca) diretto da Andrea Borella.

 

Ma numerose furono le onorificenze che gli furono attribuite negli anni. Il Kaiser Guglielmo II gli conferì, nel 1889, le insegne di Commendatore dell’Ordine dell’Aquila Rossa, nel 1894 ebbe quelle di Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro concesse motu proprio da Re Umberto, ebbe poi quelle di Cavaliere del Salvatore e di Ufficiale dell’Ordine tunisino di Nisciar Iftichar.

 

Nel 1892 il nostro comm. Nurisio accompagnò il Re Umberto a Postdam, nel viaggio diplomatico compiuto dal sovrano nella Germania imperiale cui l’Italia era legata dalla Triplice Alleanza.

 

E fu un anno assai vivace, quello, per lui come si percepisce dalla pagina 2 della “Gazzetta d’Alba del 21 settembre 1892:

 

Contro le smentite della Riforma, si conferma che il posto di segretario della Real Casa, tenuto dal Comm. Rattazzi, verrà occupato dal Comm. Nurisio, il quale riterrà il titolo suo attuale di segretario particolare di S. M.

 

Il 29 luglio 1900 segnò, invece, la sua vita per sempre. Egli era a Monza, al seguito del Re, quando Umberto I venne assassinato dalla mano dell’anarchico Bresci.

Ne fu sconvolto, come il resto d’Italia, perché al netto di molte leggende metropolitane il sovrano era piuttosto amato anche per merito di Margherita, meravigliosa moglie e regina.

Per Nurisio il colpo fu terribile, probabilmente egli sentì d’aver perso davvero una persona cara, il dolore fu certo forte. Maggiormente comprensibile se si pensa alla sensibilità ed umanità profondissime che ne caratterizzavano il dolce carattere e l’animo delicato.

 

Chiese quindi, aveva intanto raggiunto i sessant’anni, di essere dispensato dall’incarico e di potersi ritarare a vita privata. Pur mantenendo un solido legame con la Regina madre Margherita cui seguitò a far visita.

Il 18 agosto 1916, nel pieno della Grande Guerra, mentre si trovava ai Bagni di Lucca per delle cure di cui necessitava, egli venne a mancare tra il dispiacere generale.

 

Scrisse la “Gazzetta Ufficiale del Regno”, numero 198, a pagina 4287, il 23 agosto 1916:

 

Necrologio. -Una nobile esistenza si è spenta il 18 corrente p. p., ai Bagni di Lucca.

Il gentile poeta e letterato comm. Saverio Nurisio, è mancato, in quel giorno, ai vivi, lasciando di né il più vivo desiderio e il più sincero rimpianto. Egli fu, per moltissimi anni, direttore della segreteria particolare del defunto Re Umberto, il quale, colla Maestà della Regina Margherita, lo ebbe sempre fra i più cari e stimati amici e servitori. Onore alla sua memoria!

 

Ed ancora “L’Unione Monregalese” del 24 agosto a pagina 3:

 

Comm. Avv. SAVERIO NURISIO

E un’altra distinta personalità che ebbe i natali a Mondovì 76 anni or sono, che scomparve con la morte del Comm. Avv. S. Nurisio. Fu egli infatti prima con Vittorio Emanuele II, poi con il compianto Umberto I segretario particolare. Dopo il delitto di Monza si era ritirato a vita privata. Si è spento ai Bagni di Lucca, ove erasi recato per cura.

 

Qualche giorno prima, il 22 agosto, “La Stampa” di Torino, a pagina 3, aveva pubblicato il necrologio del comm. Nurisio. Lo stesso era firmato da “Luisa e Pio Sciandra Nurisio” annuncianti la morte del “padre adottivo”.

 

A riprova delle generosità dell’uomo, della bontà d’animo, si aggiunse questo tenero particolare della sua vita privata.

 

Pio Sciandra Nurisio, classe 1896, si trovava al fronte quando il padre adottivo morì. Sottotenente del 90° reggimento fanteria in linea sul Carso. E lassù, proprio lassù, pochi mesi dopo lo seguì. Il 10 ottobre 1916, come altri migliaia, cadde in combattimento contro le armate austriache.

 

Destino singolare e melanconico quello d’un figlio eroe per un galantuomo dal cuore nobile ed amabile.

 

Contribuire a render loro memoria, in questo paese ingrato ed immemore, riempie un poco l’anima e fa sentire, umanamente, un poco migliori.

 

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 17/05/2021