"Una Sanità d'eccellenza diffusa sul territorio"

Il commento di Luca Pedrale al piano Socio Sanitario 2011 - 2015

Gli aridi numeri del bilancio regionale, uniti alla notevole riduzione dei trasferimenti statali, impongono drastici tagli in pressoché tutti i settori. Quello della sanità e dell’assistenza è un comparto che assorbe, da solo, la maggior parte delle risorse. Ma rappresenta anche un settore troppo delicato per essere affrontato utilizzando soltanto le dure leggi della matematica. Si è quindi resa necessaria una profonda revisione del sistema sanitario regionale, che mediante la riorganizzazione dei servizi possa da un lato garantire l’abbattimento dei costi, e dall’altro consenta alla sanità piemontese di mantenere e addirittura migliorare il livello di eccellenza che la contraddistingue”.

 

Con queste parole il presidente del gruppo consiliare regionale del Pdl, Luca Pedrale, che è anche componente della Commissione Sanità, commenta la strategia alla base del Piano Socio Sanitario Regionale 2011-2013, illustrata questa mattina durante l’audizione della Commissione aperta agli amministratori e agli operatori sanitari dalla Commissione Sanità, nell’ambito di un percorso che toccherà tutte le province piemontesi.

 

“La sanità che vogliamo – spiega Pedrale – è una sanità diffusa sul territorio, più organizzata, più efficiente e con più servizi. E complessivamente il Piano Socio Sanitario Regionale presentato oggi è stato accolto positivamente da sindacati e associazioni, che hanno riconosciuto la necessità di procedere a una razionalizzazione del sistema per far fronte al difficile momento economico”.

 

“Per  evitare l’intasamento dei grandi ospedali e l’impoverimento degli ospedali di piccolo e medio livello, che rappresentano il punto di riferimento fondamentale per migliaia di piemontesi – prosegue il presidente del Pdl – si è proceduto alla definizione di tre categorie di ospedali: gli ospedali d’eccellenza o di riferimento, detti anche hub; gli ospedali cardine, di medio livello, i piccoli ospedali di contiguità.

 

 Negli ospedali di riferimento dovranno essere eseguiti gli interventi di alta elezione e molto complessi e dovranno essere curate le patologie molto difficili. Questi presidi dovranno essere un po’ come le corazzate della sanità piemontese, e il loro compito prioritario sarà quello di contrastare e ridurre la mobilità passiva dei pazienti verso le altre Regioni.

 

 Negli ospedali cardine dovranno essere eseguite attività e interventi di livello medio-basso per complessità e necessità di attrezzature tecnologiche, che sono i più numerosi, e nel caso siano geograficamente molto vicini dovranno differenziare le proprie prestazioni, evitando di diventare inutili doppioni. Negli ospedali di contiguità si svolgeranno invece l’assistenza sanitaria post-acuzie, le fasi finali della convalescenza, la riabilitazione e le visite specialistiche con dei medici che arriveranno dagli ospedali cardine”.

 

“L’obiettivo di questa nuova impostazione – precisa l’esponente del Pdl – è innanzitutto favorire la specializzazione, oltre a quella di evitare che gli ospedali si occupino tutti delle stesse cose. E’ infatti più che giusto che alle Molinette di Torino si eseguano i trapianti, ma è meno logico che in questo stesso ospedale vengano praticate le operazioni di cataratta, di appendicite o alle tonsille”.

 

“Un elemento molto importante da sottolineare – conclude Pedrale – è che la cassaforte finanziaria del sistema sanitario sarà in mano alle Asl territoriali. Sarà quindi l’Asl a pagare le prestazioni negli ospedali e a decidere dove mandare i propri ammalati, se nell’Ospedale di Vercelli o in quello di Novara o in quello di Torino”.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 17/11/2011