“La patrimoniale ai tempi del covid”

Iniziativa di Assoedilizia e di “Lettera 150” con la collaborazione del quotidiano Libero. Le analisi e le riflessioni degli studiosi

Oggi, sabato 6 marzo, in omaggio con Libero e in collaborazione con Assoedilizia, sarà pubblicato un pamphlet redatto dagli esperti di Lettera150 sulla “Patrimoniale ai tempi del Covid”. La pubblicazione analizza le ragioni -storiche, economiche e giuridiche- per cui non è opportuno tassare ulteriormente il patrimonio degli italiani.

Si tratta di una raccolta di dodici scritti di accademici e di un ex magistrato. Un vero e proprio “manifesto” a favore della tutela della proprietà privata. Iniziativa che viene pubblicizzata in concomitanza con la campagna di sottoscrizioni popolari, promossa da qualche organo di stampa a sostegno della proposta di istituzione di una imposta “patrimoniale”.

È la prima volta che ciò accade nella storia del Fisco italiano. E questo già la dice lunga sulla divisività sociale, per non dire altro, di tale imposta. (Achille Colombo Clerici, Presidente di Assoedilizia e della Federazione Regionale Lombarda della Proprietà Edilizia).

Già nell’antica Roma la proprietà veniva considerata la spina dorsale della Repubblica: assegnare ad ogni cittadino la piena ed esclusiva proprietà della casa e del campo costituiva la migliore difesa dello Stato, e viceversa.  Da allora storici, filosofi, politici si sono dichiarati concordi nell’affermare che la proprietà è inserita tra i diritti naturali dell’uomo e sono antecedenti alla politica e che anzi la giustificano solo in quanto essa li garantisca. (Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera 150). Se il patrimonio è reddito consolidato, e se il reddito è sistematicamente (e in linea di principio giustamente) soggetto a tassazione da parte dello Stato, una tassazione sul patrimonio è ingiusta perché si configura come un’imposta aggiuntiva a quanto già versato allo Stato come tassazione sul reddito. Cosicché, nessuno può essere privato, per quale che sia ragione, quand’anche nobilissima (com’è, assertivamente, l’assicurare «la funzione sociale» della proprietà e/o il tentare «di renderla accessibile a tutti»), di ciò che è di sua proprietà se non in cambio di qualcos’altro: un indennizzo congruo.

Secondo Ezio Vanoni, grazie ai tributi, l’individuo assicura la sua libertà poiché assicura l’esistenza dello Stato: ma risponde a giustizia che i sacrifici richiesti siano mantenuti entro i limiti strettamente necessari per il conseguimento degli scopi di utilità sociale che ci si propone di raggiungere. Un sistema tributario deve tener presente le caratteristiche del tessuto produttivo esistente e il livello di efficienza della pubblica amministrazione, dal quale dipenderà la riscossione dei tributi. Un sistema tributario quindi si trova stretto in una inevitabile scelta tra la semplicità d’introito delle imposte e la realizzazione dei principi di equità e uguaglianza, per costruire un sistema socialmente “più” giusto.

Nel 2019 le tasse incassate dallo Stato italiano corrispondono al 42.4% del PIL contro una media OECD del 33.8%. Va sottolineato tuttavia che essendo l’evasione fiscale italiana maggiore rispetto ai Paesi più avanzati e ricchi (approssimativamente dal 50% al 100%)  la pressione fiscale formale ed effettiva su chi paga interamente le tasse, fra questi le imprese di dimensione medio-grande, è nettamente superiore alle pressione fiscale sulle imprese delle altre economie avanzate con le quali competiamo. Una patrimoniale, presentata come risposta ad un’emergenza (nel nostro caso dovuta all’economia Covid) si trasformerebbe, da provvedimento eccezionale, in permanente, invocando il precedente stabilito.

La conseguenza più importante, è che finirebbe per colpire i risparmiatori del ceto medio. Ogni proposta di patrimoniale è fallace e destituita di fondamento economico finanziario e giuridico, dunque anche politico. Piuttosto, varrebbe la pena lavorare sui tributi esistenti, rendendoli più razionali, competitivi e soprattutto al riparo da comportamenti elusivi sempre più aggressivi. La cifra dell’equità di un sistema fiscale (giustizia contributiva) dipende innanzitutto dal modo in cui viene decisa e gestita la spesa pubblica.

È tramite il corretto controllo di questa che si può rendere tollerabile e quindi non oppressivo il sistema fiscale, riducendo così anche quei fenomeni di corruzione e di inefficiente impiego della spesa pubblica che tanto danneggiano il comparto economico ed il sistema politico. Di ciascun autore ci limitiamo a riportare il titolo dello studio.

“In lode alla proprietà” di Raimondo Cubeddu, Professore ordinario di Filosofia politica, Università di Pisa

“Imposta patrimoniale e dottrina sociale della Chiesa” di Renato Cristin Professore associato di Ermeneutica filosofica, Università di Trieste.

“La patrimoniale: una tassa fuori della storia e, pure, costituzionalmente illegittima” di Ludovico A. MazzarolliProfessore Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Udine.

 

“Imposta patrimoniale e sistema tributario – profili costituzionali” di Claudio Zucchelli, Presidente Aggiunto Onorario Consiglio di Stato.

 

“I limiti etici ed economici delle imposte patrimoniali”di Francesco Manfredi, Professore ordinario di Economia aziendale, Università Lum Jean Monnet Bari.

 

“Imposta patrimoniale ed iniquità” di Fabrizio Antolini, Professore associato di Statistica economica, Università di Teramo.

 

“Tassando i patrimoni si colpiscono i ceti medi” di Francesco Forte, Professore emerito di Economia pubblica, Università di Roma La Sapienza.

 

“Le tasse in Italia già oltre la media UE” di Alberto Lusiani, Professore assistente a tempo indeterminato in Scienze matematiche, Scuola Normale Superiore di Pisae di Scienze del Turismo, Università di Teramo.

 

“La patrimoniale per un economista nell’Italia del 2021” di Aldo Rustichini, Full Professor of Economics, Università del Minnesota (USA).

 

“Tra slogan politici e flop economici” di Giuseppe MarinoProfessore associato di Diritto tributario, Università Statale di Milano.

 

“Un patto fiscale contro lo “Stato estrattivo”” di Fabio G. Angelini, Professore straordinario di Diritto Amministrativo, Uninettuno Roma e Flavio Felice, Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche, Università del Molise

 

 

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Articolo pubblicato il 06/03/2021