Tibet: "Commerciare con la Cina senza dimenticare il rispetto dei diritti umani"
il Tibet

Lo chiede con forza il Consigliere regionale Giampiero Leo

“Ci permettiamo di chiedere a tutti coloro che si rapporteranno con gli importanti interlocutori cinesi di spendere una parola, certo garbata, ma chiara, sull’attenzione che gran parte delle forze democratiche, civili e sociali piemontesi attribuiscono al rispetto dei diritti umani nella Repubblica Popolare cinese sia sotto l’aspetto delle libertà politiche e civili, sia sotto l’aspetto della libertà religiosa. Una libertà che apprendiamo, con crescente preoccupazione, sia oggi in realtà negata in Cina come nei tempi più bui e duri”.

 

Queste le considerazioni che il Consigliere regionale del Pdl e presidente dell’Associazione per il Tibet e i diritti umani Giampiero Leo esprime a margine del convegno di sabato scorso dal titolo “La religione negata: il caso della Cina”.

 

“Vediamo ovviamente con interesse – commenta Leo  - la possibilità di una collaborazione economica con la Cina sperando che sia foriera di sviluppo e di opportunità di lavoro e commercio per i piemontesi e per le nostre imprese. Ma riteniamo che si debbano spendere delle parole per sollecitare ed incoraggiare una ripresa di dialogo fra il governo cinese e i rappresentanti democratici del popolo tibetano, in una via di comprensione e rispetto, come auspicato più volte da Sua Sanità il Dalai Lama”.

 

 Il Presidente dell'Associazione per il Tibet e i diritti umani ha proseguito spiegando:

 

 "Pur rendendoci conto che ‘business is business’ riteniamo che le tradizioni civili e morali del Piemonte, più volte ribadite dalla storia di questa regione e ricordate da precisi ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale, ci impongano di non tacere sui diritti fondamentali della persona, che sono il presupposto per ogni rapporto di civile convivenza”.

 

Giampiero Leo ha concluso affermando:

 

"Non farlo o far finta di niente sarebbe una grave onta e deficienza morale  di una regione di grande tradizione democratica e civile come la nostra”.

 

 

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Articolo pubblicato il 02/11/2011