Conte firma il nuovo DPCM di segregazione, valido sino al 5 marzo 2021

Il Piemonte è in zona gialla fino a sabato 16 gennaio. Da domenica scatterà l'arancione sino al 30 gennaio

E’ arrivato il tanto annunciato, ma poco ambito DPCM firmato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, contenente le ulteriori misure per il contrasto e il contenimento dell'emergenza da Covid-19. Le disposizioni, si legge nel provvedimento, "si applicano dalla data del 16 gennaio 2021, in sostituzione di quelle del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020, e sono efficaci fino al 5 marzo 2021". Quasi tutta l'Italia (tra cui il Piemonte) si trova in zona arancione e il divieto di spostarsi tra le regioni vige fino al 15 febbraio.

Da oggi, 16 gennaio parte la nuova stretta” per evitare che anche l'Italia finisca nella stessa situazione di Gran Bretagna e Germania, costringendo il governo all'unica soluzione possibile in quel caso: un nuovo lockdown nazionale, sostiene Conte.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha ribadito: "La situazione non può essere sottovalutata, lavoriamo insieme tempestivamente ad anticipare le restrizioni per evitare una nuova, forte ondata" del virus

Nessun passo indietro, dunque, con il rinnovo di tutte le misure già in vigore a partire dal coprifuoco dalle 22 alle 5, l'inasprimento delle soglie per accedere alle zone con restrizioni, introdotte con il decreto approvato mercoledì: con Rt 1 o con un livello di rischio 'alto' o, ancora, con un'incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio moderato, si va in arancione, con Rt a 1,25 in rosso.

Secondo gli ultimi dati da lunedì 18 gennaio entreranno nella fascia arancione Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Puglia, Umbria e Veneto. In bilico verso il rosso ci sono invece la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Calabria. Potrebbero rimanere in giallo Toscana, Molise e Campania.

Se però a mandare in rosso la Lombardia sono i numeri, a far scattare le restrizioni più dure in Sicilia è la richiesta del presidente Nello Musumeci. "Alla luce dell'aumento dei contagi, che è ulteriormente progredito rispetto alla scorsa settimana, abbiamo sottoposto al governo centrale la proposta di dichiarare per due settimane la 'zona rossa' in Sicilia. Ove la nostra richiesta non dovesse essere accolta, prudenzialmente procederò con mia ordinanza ad applicare le limitazioni previste per le 'zone rosse' in tutte le aree regionali a maggiore incidenza di contagio, come peraltro richiesto da numerosi sindaci", ha dichiarato.

Fino al 15 febbraio è vietato andare nelle seconde case che si trovano fuori regione. Se si è residenti in una regione in fascia arancione è vietato andare nella seconda casa fuori Comune salvo casi di urgenza, come, ad esempio riparare un guasto e solo per il tempo limitato a risolvere il problema.

Gli studenti di licei e scuole superiori torneranno sui banchi, in presenza al 50%, fino al 75%, dal 18 gennaio. Per le scuole dell'infanzia, per le elementari e le medie, la didattica continua a svolgersi "integralmente in presenza".

A bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale, con esclusione del trasporto scolastico dedicato, è consentito un coefficiente di riempimento non superiore al 50 per cento.

Per ovviare alla confusione provocata  delle ordinanze, emanate ormai a raffica, riepiloghiamo i divieti  e le incombenze a carico ai Piemontesi che dovranno fare i conti con la fascia arancione.

- Ci si potrà spostare liberamente - e quindi far visita ad amici o parenti - solo all'interno del proprio comune, dalle 5 alle 22. Oltre questi limiti d'orario e di territorio, sarò possibile spostarsi solo per lavoro, salute o necessità. Chi vive in un comune fino a 5mila abitanti, potrà muoversi liberamente, tra le 5 e le 22, entro i 30 chilometri dal confine del proprio comune (quindi eventualmente anche in un'altra regione). Resta vietato lo spostamento verso i capoluoghi di provincia. 

- In zona arancione non si può andare nelle seconde case

- Ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie chiudono al pubblico ma resta valida la consegna al domicilio senza limitazioni orarie. Il governo ha inoltre confermato il divieto della vendita da asporto per i bar a partire dalle 18. 

- Librerie, negozi al dettaglio e di abbigliamento, per adulti e bambini, saranno normalmente aperti mentre resteranno chiusi, di sabato e domenica, i centri commerciali. Al loro interno potranno aprire solo supermercati, farmacie, parafarmacie e tabacchi.

- Chiusi teatri, gallerie d’arte, musei, palestre, piscine e cinema.

- L’attività fisica: è permessa anche lontano da casa, a patto che sia entro i confini del proprio comune. Sì a passeggiata/jogging al parco, sui sentieri di campagna, in montagna, in città e nei centri sportivi con spazi all’aperto compresi nel territorio di amministrazione del comune di residenza/domicilio.

- Piste da sci: contrariamente a quanto si era detto, gli impianti in montagna non riapriranno il 18 gennaio ma resteranno chiusi fino al 15 febbraio. A partire da quella data potranno aprire, sempre nel rispetto delle normative anti contagio. Al momento gli impianti restano utilizzabili da parte degli atleti professionisti e non, di interesse nazionale.

- Da lunedì 18 gennaio riapriranno le scuole superiori, con una didattica in presenza "almeno al 50% e fino a un massimo dl 75%".

Gli esercenti di bar e ristoranti, stanno già organizzando la protesta contro le disposizioni stop and go, che penalizzano ancor più queste categoria del commercio. Come i titolari degli impianti sciistici che vedono ormai rovinata la stagione, con danni gravissimi, non certo coperti dai vari Ristori. In quest’anno di reclusione abbiamo letto ed ascoltato centinaia di proposte e di supposizioni. Le forze dell’ordine sono intervenute con severità su casi marginali, ma sono sempre state tolleranti in altri contesti significativamente favorevoli al contagio. Basti pensare alle manifestazioni di piazza in onore del defunto Maradona od alla movida dei bamboccioni  che continuano nelle piazze storiche d’Italia.

Bamboccioni che oltretutto, vivendo, per la maggior parte a  carico delle loro famiglie, non hanno ancora capito che qualora, da portatori sani  infettassero nonni e genitori, potrebbero di conseguenza privarsi di una fonte di reddito certa. Altra realtà amara riguarda l’accesso ai mezzi di trasporto urbano. Nonostante disposizioni e vetrofanie, i passeggeri continuano a salire e scendere dalle porte sbagliate ed incrociarsi a ravvicinata distanza. Altra modalità per contrarre facilmente il virus. Ma mai abbiano notato  uno straccio di ispettore della Gtt, per fare il caso di Torino, ad esigere il rispetto delle disposizioni ed informare ulteriormente gli utenti del servizio pubblico.

Intanto la mannaia cade ancora impietosa e le vittime della crisi economica (covid o no) avranno ancor più difficoltà a rialzarsi.

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Articolo pubblicato il 16/01/2021