"Giuseppe Botta: un protagonista piemontese della Prima Repubblica"
Il Teatro Giuseppe Verdi a Pontestura

Franco Maria Botta commenta la presentazione del libro di suo padre

E’ stata una serata molto emozionante: i pontesturesi hanno risposto numerosi all’invito e nei loro interventi, sia durante la presentazione del libro sia al termine dell’evento, hanno trasmesso grande rispetto e affetto nei confronti di mio padre, ricordato anche con aneddoti che risalivano addirittura alla sua gioventù e con attestazioni di stima per il suo impegno politico. Alcuni conservano ancora lettere scritte da lui e me ne hanno portato copia. Sono inoltre rimasto particolarmente contento per la presenza di molti colleghi, quali il vicepresidente della Giunta Ugo Cavallera e il presidente del Consiglio Valerio Cattaneo e molti altri, in primis il sindaco di Pontestura, Franco Berra, che ci ha ospitati al Teatro Verdi”.

 

Con queste parole il consigliere regionale Franco Maria Botta commenta la presentazione del libro del suo papà, “Giuseppe Botta, un protagonista piemontese della Prima Repubblica”, che si è svolta presso il Teatro Verdi di Pontestura (Alessandria)..

 

Il volume è nato nel 2008 proprio per volontà del suo protagonista, che però non ha potuto vederlo finito perché scomparso il 9 dicembre di quello stesso anno. Il testo gli è però stato letto interamente dal figlio, prima che prendesse la forma grafica definitiva.

  

Affidato alla penna del giornalista Massimiliano Borgia, oggi condirettore del bisettimanale Luna Nuova, il libro non rappresenta un’autobiografia, ma uno spaccato sulla storia della Prima Repubblica.

 

Giuseppe Botta, infatti, con quest’opera voleva aiutare a comprendere cosa è stata la Prima Repubblica a Torino, cosa è stata la Democrazia cristiana, cosa voleva dire “fare politica” e riuscire ad essere rieletti per così tante legislature, cos’era un “onorevole” e come era considerato dalla gente comune un deputato, raccontare cos’era allora la politica, ricordare che la politica era fatica, che i voti si dovevano sudare passando le domeniche nei paesi, stringendo centinaia di mani, e soprattutto realizzando le opere utili e importanti per il Paese e per i suoi abitanti, e poi passando la settimana a Roma, nei ministeri e in Commissione a cercare di portare a casa quanto promesso nel “collegio”.

 

“La lettura di questo libro, che è il frutto di 12 ore di interviste realizzate pochi mesi prima della scomparsa di mio papà, corredate da documenti tratti dall'archivio privato e da quelli pubblici della Provincia di Torino e Camera dei Deputati – spiega Franco Maria Botta – riporta effettivamente  indietro di almeno 25 anni, con il racconto di un modo di fare politica che oggi si è andato ad esaurire: quello del contatto continuo e diretto, quello della politica che fa e non della politica che appare”.

  

“L’onorevole Botta – precisa Massimiliano Borgia – diceva che in televisione c’era andato due volte in tutto, e che c’era andato per comunicare delle cose importanti, non per apparirvi per forza”.

 

Nel corso della serata, moderata da Gianni Turino, giornalista de “Il Monferrato”, sono anche state proiettate due interviste realizzate da Franco Maria Botta, “giornalista ad honorem” per l’occasione, al cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e a Giulio Andreotti, che ha scritto la prefazione del testo.

 

E verso la fine del dibattito si è levata da un signore del pubblico la richiesta di intitolare la sala del Consiglio comunale a Giuseppe Botta: una richiesta che ha confermato in modo ancora più tangibile la stima e l’affetto dei pontesturesi per questo indiscusso protagonista della Prima Repubblica, eletto deputato per sette legislature, dal 1968 al 1992, rivestendo il ruolo di Presidente della Commissione Lavori Pubblici della Camera per undici anni.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 28/10/2011