Convegno su Luigi Einaudi
Palazzo Lascaris

Nella Sala Viglione gremita di studiosi si sono alternati i vari relatori

“Einaudi rifuggiva dalla teorie astratte ma si basava su un metodo di confronto, a cui abbiamo ancora bisogno di ispirarci nell’attuale difficile momento che l’Italia vive, forse perché non abbiamo saputo tradurre pienamente, nella pratica quotidiana, la lezione che un grande piemontese e un grande Capo dello Stato ci ha impartito agli albori della nostra Repubblica”.

È con queste parole che il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo ha aperto, il 27 ottobre a Palazzo Lascaris, il convegno “Luigi Einaudi, un piemontese che guardava oltre le Alpi”.
 

Cattaneo ha anche riferito il messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel quale in riferimento al pensiero di Einaudi si afferma che:

“Un complesso di esperienze ed impegni lo portarono a ricoprire con alto senso dello Stato la più alta magistratura della Repubblica, di cui seppe difendere con esemplare fermezza le prerogative costituzionali”.

 

In una Sala Viglione, gremita di studiosi, si sono alternati sul palco i vari relatori:
 

Pier Franco Quaglieni ha proposto un parallelismo tra i grandi statisti piemontesi Einaudi e Cavour che dimostra una comune proiezione verso l’Europa.
 

Alberto Sinigaglia ha parlato di Einaudi giornalista e i suoi richiami alla sobrietà nel giornalismo e nella politica, che appaiono di grande attualità quando invocava “abbasso le maiuscole”.
 

Giovanni Ramella ha tratteggiato il rapporto che il grande statista aveva con il Piemonte, la sua terra della quale si chiedeva quale fosse l’autentica origine e il suo destino connesso all’Italia attraverso l’opera di Casa Savoia.
 

Stefano Bruno Galli ha ricordato ai presenti come Einaudi possa essere annoverato tra i grandi pensatori che nel dopoguerra puntavano a un forte federalismo europeo e a un efficiente decentramento amministrativo all’interno della Penisola.

Alberto Giordano si è concentrato sull’essenza del pensiero politico einaudiano, dove morale, politica ed economia sono inscindibili, che vedeva nella Costituzione italiana una sfida alla visione pessimistica del futuro, attraverso un sistema teso a creare la maggiore eguaglianza possibile dei punti di partenza dei cittadini.

Francesco Forte ha illustrato la straordinaria valenza scientifica e la lungimiranza di Einaudi economista favorevole al profitto come premio per il rischio e alla flessibilità del sistema economico in un liberalismo delle regole.

Lorenzo Infantino ha ricordato la grande influenza che ebbe la scuola austriaca sulla visione politico-economica dello statista di Dogliani.

Ha concluso Giuseppe Fassino ricordando che Einaudi era un gran signore diviso tra studio della cosa politica, sua pratica e confronto con personalità del passato.



Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/10/2011