Chi ricorda la stazione di quella che fu l’ovovia di Torino? Oggi l'edificio rinasce a nuova vita grazie all’associazione Homeless not Dogless di Luce Boles Carenini

In occasione del primo centenario dell’unità d’Italia, il capoluogo piemontese ospitò l’Esposizione Internazionale del Lavoro – Torino 1961, meglio conosciuta e tutt’ora ricordata, semplicemente con il nome di "Italia ’61”. Durante questa grande manifestazione,visitata da oltre 4 milioni di visitatori, furono inaugurate diverse attrazioni tra cui l’Ovovia che conduceva al colle di Cavoretto, sormontando il fiume Po.

Sessantuno piccole cabine di forma ovoidale e dai colori sgargianti (rosso, blu, giallo) partivano dalla stazione vicina ai padiglioni della “Mostra delle Regioni” e arrivavano al colle di Cavoretto, nel Parco Europa, passando sul fiume e percorrendo, scorrendo su un cavo a 10 metri di altezza, percorrendo un tratto lungo 871 metri con un dislivello di 120 metri. Il funzionamento era garantito da un motore elettrico che dava agli “ovetti” (così erano soprannominate le vetture che avevano una forma ovoidale molto aerodinamica con un design tipicamente anni ’60) la possibilità di raggiungere la velocità di 3 m/s. L’Ovovia poteva trasportare circa 700 passeggeri all’ora in ogni direzione che potevano “viaggiare” nel cielo di Torino al prezzo di 100 lire.

La funivia fu sicuramente una delle idee più originali realizzate durante l’Expo di Italia ’61 che portarono Torino ad essere la città più futuristica d’Italia, capitale dell’innovazione e del design. Oggi di questa incredibile attrazione rimangono i solo più i ruderi, non in buone condizioni, delle due stazioni: quella a terra, che per molti anni è stata usata come bar/pizzeria e quella nel Parco Europa di Cavoretto. Oggi i locali abbandonati della stazione di partenza  potranno rinascere a nuova vita grazie all’intuizione e all’impegno di Luce Boles Carenini che, aiutata da numerosi e validi collaboratori, ha rilanciato l’idea di rimettere in funzione quel che rimane di quelle inutilizzate mura, situate di fronte alla monorotaia lungo il corso Unità d’Italia, nascoste da una fitta vegetazione.

Luce Boles Carenini è la responsabile della “Homeless, not dogless”, una associazione NoProfit italiana costituita per offrire assistenza a chiunque desideri assicurare la continuità dell’affetto e della cura dedicata al proprio cane a chi, per i motivi più svariati, è costretto ad assentarsi per brevi o lunghi periodi.

L’associazione è nata alla fine del 2011, fondata  da persone con alle spalle esperienze lavorative  differenti, ma tutte accomunate dall’amore per gli animali con l’intento di seguirli con lo stesso affetto con cui sono seguiti nelle famiglie in cui vivono. L’associazione, presente da quasi 10 anni sul territorio,è diventata rapidamente un punto di riferimento per gli appassionati cinofili e garantisce una costante collaborazione attiva con i Servizi sociali, il Servizio Adulti in difficoltà e l’ Ufficio Tutela animali del Comune di Torino, le Asl e il Tribunale. L’anima e il braccio operativo dell’associazione sono i soci e i volontari che condividono profondamente la filosofia socio-animalista dei progetti e dei servizi offerti.

La nuova sede, attualmente in fase di ristrutturazione sarà costituita dal vecchio edificio da cui partiva l’ovovia, ampi locali per una superficie complessiva di  trecento metri quadri, delimitata da un terreno erboso di circa mille metri quadri, adeguatamente recintato, in cui i cani potranno scorrazzare in libertà.

La dinamica signora Luce, si occupa del coordinamento di tutte le attività  ed anche del servizio di dog sittings, un servizio parallelo, indispensabile per l’auto finaziamento necessario a reperire le risorse necessarie a garantire il  mantenimento dei cani abbandonati o impossibilitati a ricevere la adeguata cura, ottenendo così  la possibilità di acquisire fondi per il sostentamento degli ospiti i cui proprietari non possono permettersi di pagare la retta quotidiana. E’ possibile quindi affermare che, grazie alla lodevole iniziativa, il cane ricco offre dunque a quello che ha a disposizione meno mezzi, la possibilità di ottenere una sistemazione che diversamente non avrebbe mai potuto permettersi.

E’ la filosofia del centro che il cane proveniente da una famiglia in buona disponibilità economica, lasciato per qualche giorno nella struttura, o perché la famiglia in cui vive si assenta per una vacanza, o per qualsiasi altro impedimento della persona che l'ha in cura  permetta, con il ricavato del costo della pensione,  di mantenere il cane di una persona impossibilitata a pagare la retta. In questo modo, una parte dell'incasso viene utilizzata per il mantenimento della struttura,  ed una parte viene reinvestita per fornire un aiuto a tutte le persone che vivono con un animale cui sono profondamente legate, ma non hanno la possibilità economica di mantenerlo, vuoi per la mancanza di lavoro o anche, e capita sovente con gli anziani, perchè malate.

Non resta dunque che aspettare la prossima fine dei lavori, verosimilmente nei primi mesi del 2021, per poter partecipare alla inaugurazione di un centro di notevole importanza sociale, sia per il rispetto che si potrà garantire a quelli che molti di noi considerano i loro fratellini minori,che e per l’aiuto offerto a persone  che, per i motivi più vari, si trovano in difficoltà, eliminando loro l’angoscia di vedere soffrire un animale a cui sono profondamente legati grazie al lavoro di Luce e dei suoi collaboratori.

Foto ovovia da: https://www.guidatorino.com/l-ovovia-di-italia-61-quando-a-torino-si-viaggiava-in-cielo/

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Articolo pubblicato il 21/10/2020