Casale Monferrato (AL) - La contraddizione di "Piazza del cavallo"

Nel corso del tempo anche qualche voce discordante

Casale Monferrato annovera nella sua piazza principale una vera e propria contraddizione: quella che tutti chiamano ‘Piazza del cavallo’, perché c’è il monumento equestre di Carlo Alberto di Savoia, è invece intitolata a Giuseppe Mazzini, che dal Re di Sardegna venne condannato a morte (in contumacia) per la sua attività cospirativa.

Ma il vero protagonista è Carlo Alberto. In suo onore, infatti, ancora vivente, l’amministrazione di Casale Monferrato commissionò il monumento equestre allo scultore Abbondio Sangiorgio, con basamento realizzato da Pelagio Palagi e la fusione in bronzo realizzata nella fonderia milanese di Luigi Manfredini.

Il tutto a ringraziamento perché il re rielevò nel 1837 la città a sede del Senato, massimo organo giurisdizionale del Monferrato, soppresso nel 1730 da Carlo Emanuele III.

E la tradizione giuridica di Casale, sede di Corte d’Assise, oltre che di Tribunale, è perdurata sino al terzo millennio, quando nel 2013 Tribunale (e Corte d’Assise) hanno cessato la loro esistenza con l’applicazione della decreto legislativo del Governo Monti.

La statua del re a cavallo, vestito come un tribuno dell’antica Roma, però, nel corso del tempo, ha avuto anche qualche voce discordante. Si narra che Re Vittorio Emanuele, che tutti conoscono in Piemonte come ‘Vittorione’, disse di ‘non aver mai visto suo padre in camicia da notte’.

E negli anni Ottanta un consigliere comunale socialista, tal Giuseppe Romussi fece scalpore perché, pur parco di interventi in consiglio, propose di spostare la statua del re a cavallo.

Effettivamente, e questa è un’idea di chi scrive, suscettibile di tutte le critiche e discussioni del caso (sarebbe comunque bello aprire un dibattitto anche se questo argomento in città parrebbe essere un tabù) la sua rimozione migliorebbe ulteriormente la profondità della piazza che è il cuore da sempre della vita cittadina della Capitale del Monferrato.

Massimo Iaretti

 

 

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Articolo pubblicato il 05/10/2020