Fiat lascia Confindustria
La facciata della Fiat Mirafiori

Lettera di Marchionne a Marcegaglia

La Fiat annuncia che dal prossimo gennaio lascerà la Confindustria, le ragioni di questo addio si trovano in una lettera di Marchionne a Marcegaglia. Fiat quindi se ne va dalla Confindustria e da qui in avanti i contratti li firma direttamente trattando con i sindacati e non più attraverso la rappresentanza dell'Associazione.

 

Marchionne ha riferito chiaramente che non è un arrivederci :

 

"L'addio è ufficiale dal primo gennaio del 2012 siamo fuori, io non faccio entrate ed uscite".

 

Il punto dolente dei rapporti tra Fiat e l'Associazione Industriale a cui in passato ha dato il presidente Gianni Agnelli e di cui è stata sempre un pilastro, è proprio la questione dei contratti e dei rapporti con i sindacati. Nella lettera di addio Marchionne sostiene di aver apprezzato l'accordo di giugno, quello in cui si stabiliva la possibilità di contratti di lavoro su base aziendale e territoriale  e che aveva ancor di più condiviso l'articolo 8 della manovra del governo con cui si dava certezza di legge a quell'accordo.

 

Il tutto poi è stato rimesso in discussione da Confindustria e sindacati con un successivo accordo il 21 settembre. Per Marchionne un tradimento delle intese precedenti per cui ora riferisce di prese di posizione contradittorie e di volontà di evitare l'applicazione degli accordi, scelte che avrebbero snaturato l'impianto della nuova legge .

 

Da qui la decisione di avviare un cammino autonomo nelle relazioni industriali. Fiat va via da Confindustria ma mantiene gli investimenti in Italia, confermando che a partire già dal 2012 a Mirafiori si produrrà un suv a marchio Jeep e nello stabilimento di Pratola Serra in provincia di Avellino verrà sviluppato nel 2013 un nuovo motore benzina turbo ad iniezione diretta per il marchio Alfa Romeo.

 

"La notizia è la conferma degli investimenti Fiat in Italia" è stato il commento del ministro Sacconi. Intanto in Piazza Affari pesa sul rendimento dei titoli Fiat  l'uscita da Confindustria, bilanciati in parte dagli annunci dei nuovi investimenti in Italia.

 

Ma è tutto il settore auto in Europa a soffrire con cali fino al 6 per cento come per Bmw e Volkswagen. Si prende atto inoltre delle dichiarazioni di Gianfranco Carbonato, presidente dell'Unione Industriale di Torino rilasciate in merito alla decisione Fiat.

 

L'ingegnere, numero uno di Prima Industrie, si dichiara rammaricato per lo stabilimento auto torinese che  ha dato seguito alle intenzioni già manifestate nei mesi scorsi, di uscire dal sistema confederale. Pur tuttavia ritiene che un’azienda come la Fiat, che opera in un contesto globale e di esasperata competizione e forti turbolenze, abbia l’esigenza di un sistema di relazioni industriali moderno, autonomo, e flessibile.

 

 

Come presidente degli industriali torinesi si ritiene soddisfatto per due aspetti positivi per il territorio. Il primo è la conferma dell’investimento a Mirafiori, con un prodotto moderno, di elevato livello tecnologico e ad alto valore aggiunto.

 

Si tratta della concreta dimostrazione  che la Fiat crede nell’Italia e continua ad impegnarsi nella  città di Torino. Il legame con Torino e con il suo sistema di fornitura si rinsalda, dando nuove prospettive a tutta la filiera dell’auto.

 

Il secondo aspetto positivo riguarda l’Associazione degli industriali torinesi, con la quale Fiat intende mantenere un rapporto di collaborazione, apprezzando la professionalità dei suoi servizi e la capacità di rappresentare le istanze delle imprese.

 

"Pertanto continueremo quindi, anche in futuro, ad essere vicini alla principale azienda industriale italiana alla quale ci lega non solo un rapporto storico, ma una comune visione sulla necessità di un forte rilancio dell'industria manifatturiera nel nostro Paese" ha sottolineato Carbonato.

 

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Articolo pubblicato il 03/10/2011