Ma dove stiamo andando?

Una domanda mi viene spesso rivolta da chi guarda poco alla futura evoluzione economica mondiale o almeno europea, se non soltanto italiana, chiedendosi con angoscia se ce la farà a mettere qualche soldo da parte, a garantire ai figli la soddisfazione dei bisogni, ad assicurarsi una vecchiaia serena, preoccupato intanto d’arrivare a fine mese:

“Ma dove stiamo andando?”

Nelle mie possibilità, non ci sono capacità divinatorie, ma rispondo sempre adombrando scenari positivi, essendo portato per carattere a vedere barlumi di chiarore anche in fondo alle latomie più scure.

La drammatica crisi da pandemia, che continua a fustigare senza risparmiare nessuno, ha provocato una grave e diffusa instabilità sociale. Occorrono, ora, scelte politiche ed economiche rispettose dei bisogni primari di tutti. Lo scenario delle tante provvidenze europee, che andranno spese con coraggiosa saggezza, dovranno impegnare i nostri governanti alla adozione di misure capaci anche di generare nel tempo le risorse necessarie per far fronte ai nuovi debiti. Non si prevedono miglioramenti immediati, ma L’Italia mostra da tempo la capacità di sostenere la combinazione di un alto debito pubblico con una crescita moderatamente bassa e, in certe situazioni, tener la posizione è una parziale vittoria.

Nel mal comune degli Stati europei, le dazioni finanziarie previste per il nostro Paese inducono al mezzo gaudio.

Mi torna in mente una frase letta da giovane, inquadrata alle spalle d’un baffuto impiegato statale, che portava soprammaniche nere per non usurare i polsini delle camicie. In caratteri molto leggibili, diceva così:

“Poco se mi considero; tanto se mi confronto”.

Ecco, la prossima volta che qualcuno dovesse chiedermi: “Ma dove stiamo andando?” risponderò, enfatizzando l’invito alla speranza che l’Italia possa distinguersi nel confronto.

Si vales, valeo.

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 30/08/2020