L'Istituto di Santa Maria Maddalena, a Torino
Istituto di Santa Maria Maddalena, a Torino

Di Ezio Marinoni

Le origini di una Congregazione intitolata a Santa Maria Maddalena affondano le loro radici nel Rifugio per donne “pericolanti o cadute” fondato nel 1823 da Giulia Colbert che intendeva creare un ambiente familiare per ragazze a rischio ed ex carcerate e cercare di inserirle in un lavoro dignitoso. Per l’avvio e la direzione del Rifugio si avvale delle Suore di San Giuseppe, chiamate a Torino nel 1820 per aprire la prima scuola elementare femminile per bambine povere.

Alcune ragazze manifestano il desiderio di scegliere la vita religiosa; Giulia Colbert, d’accordo con l’Arcivescovo, asseconda questa vocazione. Il 14 settembre 1833 nascono le Sorelle Penitenti di Santa Maria Maddalena.

Il 14 settembre 1833, festa della Esaltazione della Santa Croce, le prime quattro postulanti entrano in clausura, ciascuna con l’Imitazione di Cristo come modello di vita. La guida della nascente congregazione viene affidata alle suore di San Giuseppe.

La minuscola comunità è guidata da una suora di San Giuseppe, Madre Scolastica Falco; alla sua morte, nel 1838, le succede Madre Clemenza Bouchet. Nel 1847 Suor Giulia Gerbi (1818-1900) è la prima Superiora, scelta tra le Sorelle Penitenti.

Nel 1843 la Marchesa, rimasta vedova, fa costruire un edificio accanto al monastero delle suore, per accogliervi un maggior numero di ragazze. Nasce così l’opera delle “Maddalenine”. In numero di quaranta vengono mantenute gratuitamente con il ricavato dell’attività delle suore e le elargizioni della Marchesa.

Per la Marchesa questa è la sua opera prediletta, alla quale dedica interesse materno e attenzione amorevole, come si evince dai due volumi in cui sono comprese le 354 lettere indirizzate alle “figlie del suo cuore”.

Nel suo testamento spirituale scriverà: “Andate, in nome di Dio, di Maria SS.ma, di S. Maria Maddalena, andare a dire alle vostre sorelle quanto è buono il Dio di misericordia...”.

Le costituzioni della Congregazione vengono approvate da Papa Gregorio XVI nel 1846.

Le comunità diramatesi nel tempo dalla sede storica di Torino (Cremona, Piacenza, Vercelli, Vigevano, Crema) diventano via via autonome e dipendenti dal Vescovo della loro Diocesi.

Nel 1914 il Vescovo di Piacenza, Giovanni Pellizzari, trasforma la comunità e ne abolisce la regola della clausura.

Dopo il Concilio Vaticano II, nel 1979, la Congregazione assume l’attuale denominazione: Figlie di Gesù Buon Pastore.

Sempre ad opera della Marchesa, al Rifugio e al Monastero si aggiunge l’Ospedaletto di Santa Filomena, il primo ospedale pediatrico per disabili a Torino, inaugurato nel 1845; doveva sorgere a Moncalieri, ma alla morte del marito Giulia fa interrompere i lavori e trasferisce il progetto a Torino; l’assistenza infermieristica, dal 1846, è affidata alle Oblate di Santa Maria Maddalena, fondate dalla Marchesa.

Il monastero ha due ingressi: pedonale da via Cottolengo 22 e per i mezzi da via Cigna 16; ospita in una sala al suo interno un piccolo Museo dedicato a Giulia Colbert Maleuvrier Falletti di Barolo, la Marchesa dei poveri. Il Museo è stato ricavato nella parte della chiesa che era destinata alla clausura: aperto nel 1994, offre tanti ricordi della Marchesa. Vi sono esposti disegni, vestiti, il suo erbario medicinale e altri oggetti a lei appartenuti, oltre a immagini, scritti e fotografie che illustrano la sua attività sociale e caritativa.

Una parte dell’edificio accoglie donne in difficoltà. Sono ospitate studentesse universitarie, in un'altra ala dell'istituto.

Suor Maria Florita mi accoglie all’ingresso di via Cigna e mi accompagna all’interno.

Entriamo subito nel Museo dedicato alla fondatrice. Tanti oggetti, sono stati raccolti in sua memoria, con religiosa devozione.

Il certificato di morte della Marchesa, due pagine fitte di scrittura minuta; una Veronica dipinta con ingenuità; il Regolamento di servizio interno per il Ritiro delle Figlie Pentite; il Regolamento di servizio dell’Istituto del Rifugio; abiti cerimoniali e oggetti sacri; un erbario della Marchesa, che volle qui la coltivazione di erbe officinali per curare con sistemi omeopatici i piccoli ricoverati, le religiose e le Maddalenine stesse in caso di malattia; un grande volume di istruzioni ed esortazioni per le figlie dell’Istituto.

Entriamo in chiesa: sopra l’altare, un dipinto con la Maddalena inginocchiata ai piedi di Gesù Risorto.

Torniamo all’aperto, nel grande chiostro al centro del complesso.

Una cornice sotto il porticato richiama il valore del silenzio. È curiosa una tabella per “suffragare le Sante anime del Purgatorio”. Ogni suora, all’uscita dalla funzione, prendeva un numero dalla cassettina posta sotto la tabella e pregava per l’intenzione indicata dal numero preso a caso.

In un corridoio, Suor Maria Florita mi mostra la lapide sepolcrale della Marchesa, tolta dal Cimitero Generale quando la sua salma fu trasportata nella nuova chiesa di Santa Giulia, da lei voluta per aiutare spiritualmente un quartiere allora molto degradato. Dopo la traslazione, la lapide è stata portata nella casa delle sue figlie, le Maddalene.

Quando esco, dall’alto del retro del palazzo, la grande scritta Opera Pia Barolo mi ricorda le origini di questa costruzione benefica, che ancora oggi elargisce le sue opere nelle difficoltà della società contemporanea.

Nel cuore della Torino “bianca”, con il suo eterno dualismo fra bene e male, fra il Cottolengo e Valdocco, quel che rimane di questa opera ci ricorda l’impronta sociale della città ottocentesca, animata da grandi figure laiche e religiose che ne hanno favorito il progresso sociale,

Nei giorni che precedono la memoria di Santa Maria Maddalena (elevata a festa dalla Congregazione del Culto con Decreto del 3 giugno 2016), dagli “Scritti spirituali” della Fondatrice si possono rileggere la “Meditazione per la festa di Santa Maria Maddalena” (pagg. 68-70) e la “Novena in onore di Santa Maria Maddalena” (pagg. 33 – 51).

 

Bibliografia

Angelo Montonati – Giulia Colbert di Barolo Marchesa dei poveri

Ave Tago (a cura) – Giulia Colbert di Barolo madre dei poveri

Giulia Colbert Marchesa di Barolo – Scritti spirituali

 

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 24/07/2020