Se loro si accontentano del “topo” noi continuiamo a volere “l’elefante”

Lo afferma Maurizio Peverati, Segretario Uilm Piemonte

La situazione poco chiara in cui si sta materializzando (?) l'impegno preso da Marchionne sulla longevità produttiva di Mirafiori che pare stia per "esportare" negli USA la realizzazione di modelli prestigiosi lasciando in Italy soltanto quella di una nuova citycar, voci per altro confermate dai media, ha sollecitato l'intervento del Segretario Uilm Maurizio Peverati il quale ci ha inviato una riflessione profonda su questa nuova posizione unilaterale di Fiat che fa trapelare le notizie ancor prima di contattare le forze sindacali.

 

Peverati ha detto:

 

Quest’autunno avrebbe dovuto rincominciare in salita ovvero con la certezza che, dopo un accordo a Mirafiori costato lacrime e sangue, la Fiat avesse davvero in mente di ripartire. Non dico con la produzione perché sappiamo che ci vogliono mesi per adeguare gli impianti, ma almeno con la definizione del piano industriale. Invece no.

 

Dovremo aspettare ancora perché Marchionne ha fatto sapere che probabilmente il Suv Alfa Romeo e Jeep destinato a Mirafiori andrà negli Usa. Al suo posto si potrebbero produrre citycar e, secondo cosa riferito in ambiente giornalistico la “ New Topolino”.

 

Il giorno dopo la notizia ho aperto i giornali e sono rimasto basito nel leggere che alcuni sindacati (Fismic) applaudivano alla notizia come se la Topolino fosse la salvezza di Mirafiori.

 

Se loro si accontentano del “topo” noi continuiamo a volere “l’elefante” e per questo motivo la nostra Organizzazione ha espresso invece un giudizio totalmente contrario.

 

Il dilemma, si badi bene, non è “Topolino o non Topolino” quanto invece: “Basterà la Topolino?”. La risposta secca è no! Una citycar di quel tipo non è in grado di saturare gli impianti e di occupare i 5 mila dipendenti di Mirafiori e del suo indotto. Inoltre non ha abbastanza valore aggiunto per garantire la sopravvivenza economica di uno stabilimento che, va detto, presenta alti costi fissi di produzione rispetto agli agguerriti competitor dell’est Europa.

 

L’economia internazionale c’entra molto, secondo Marchionne e la sua squadra in quanto la motivazione ufficiale della scelta sta nel rapporto sfavorevole tra euro e dollaro. Insomma: prima ci scippano la monovolume L-0 e adesso i Suv e le Jeep. Noi non ci stiamo.

 

I 22 nuovi manager del team del Gec (Group xecutive council) non hanno iniziato bene. E’ chiaro a tutti che nei piani Fiat qualcosa stride. Soprattutto si conclama l’abitudine sbagliatissima a non dialogare con i sindacati perché parliamoci chiaro: Fiat non avrebbe mai dovuto pubblicizzare simili intenti prima di mettere al corrente, con una seria discussione, le Organizzazioni Sindacali con sui si è vincolata da un preciso accordo.

 

Modifiche così strutturali non possono assolutamente essere unilaterali. Gianni Coda, responsabile dell’area Europea e Mike Manley, responsabile di quella americana, hanno dimostrato di non aver molto riguardo per chi, con responsabilità, ha contribuito ad un nuovo modello di relazioni sindacali. A farne le spese sono i lavoratori torinesi che con la citycar non avrebbero molto futuro.

 

Oltre a non saturare gli impianti una vettura di quel tipo avrebbe troppi concorrenti nel suo settore e, soprattutto, in tempo di crisi l’auto d’alta gamma tiene il mercato, le piccole no, non dimentichiamolo. C’è poi un altro aspetto davvero importante di cui la Uilm di Torino intende farne una questione di principio: i lavoratori di Mirafiori sono altamente specializzati e meritano un prodotto che valorizzi queste loro capacità.

 

Bisogna puntare sempre al miglioramento, alla ricerca e alla valorizzazione delle risorse umane. L’alta gamma lo avrebbe permesso. Ecco perché sostenevamo quei progetti. Concludendo allora si torna alla domanda principale: Basterà la Topolino? No, noi vogliamo anche tutto il resto, quello che in sede di accordo ci era stato non solo promesso, ma accuratamente garantito".

 

Senza forma di irriverenza per alcuno, si intravede in questo caso una sorta di accordo fra il gatto ed il topo, situazione scaturita peraltro nell'ambito della stessa parte; sta di fatto che il formaggio, quello buono e appetitoso, sta diventando cibo di importazione.  

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Articolo pubblicato il 15/09/2011