Gli stucchi di Palazzo Cisterna di Torino

Di Denise Di Gianni

Fonte: Cronache da Palazzo Cisterna n. 24 del 19 giugno 2020.

 

La storia di Palazzo Cisterna è una storia che attraversa diversi secoli.

Come abbiamo già avuto modo di raccontare, il nucleo originario del palazzo si può far risalire al 1675, era di proprietà del conte Antonio Flaminio Ripa di Giaglione e veniva descritto come “palazzo di qualità aristocratica e di un barocco secentesco severo e lineare, proprio dell'architettura piemontese”. Di questo periodo non rimane però quasi traccia se non nel soffitto della sala lettura della Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte intitolata a Giuseppe Grosso.

Il palazzo si lega alle vicende dei Dal Pozzo, quando Giacomo Maurizio, primo principe della Cisterna, dopo la permuta avvenuta nel 1685, inizia quegli interventi di ampliamento e sopraelevazione che lo trasformeranno in una dimora degna del lignaggio dei proprietari. Ulteriore sopraelevazione e decorazione interna in stucchi viene intrapresa nel 1751 e una consistente ristrutturazione viene ordinata dal principe Giuseppe Alfonso e realizzata tra il 1773 e il 1787 su progetto dell'architetto regio Francesco Valeriano Dellala di Beinasco.

Quest'ultimo intervento ha comportato l'ampliamento della manica di ponente e il rinnovamento completo delle decorazioni interne. L'impianto settecentesco delle sale, dove si sono mantenute le strutture e le decorazioni dei soffitti originali, ha subìto – come è naturale – degli “aggiornamenti” nel corso dei secoli, che in qualche modo consentono di leggere oggi, in uno sguardo, la stratificazione del tempo e della storia, e l'impronta di chi ha abitato e abita il palazzo.

La Sala degli specchi è la prima stanza a destra che si incontra entrando sotto l'androne, e questo lascia supporre la sua funzione originaria di locale portineria o, comunque, di accesso alla casa: è qui che inizia l'ala rimodernata nel Settecento, e soltanto parzialmente modificata dagli interventi e dai proprietari successivi. Oltre agli stucchi dorati settecenteschi del soffitto, come suggerisce il nome, ci sono in questa sala due grandi specchi nelle cui cornici è bene evidente il monogramma di Amedeo di Savoia, mentre i quattro grandi stemmi della Provincia di Torino presenti negli angoli del soffitto, testimoniano l'ulteriore passaggio di proprietà avvenuto nel 1940.

Da qui, si può accedere al vano successivo – raccordo tra l'ala rinascimentale di levante e quella settecentesca di ponente – dove si trova un grande portale in stucco con elementi simbolici tra cui troneggia la testa turrita dell'Italia e una scala a chiocciola in marmo che conduce al piano superiore verso gli appartamenti privati, permettendo di evitare lo scalone d'onore, mentre sul pavimento in marmi policromi si legge il motto di casa Savoia FERT, che si ritrova in moltissimi ambienti del palazzo.

Da questo ambiente si può accedere ad altre due sale che sono inserite nel consueto percorso di visita: la Sala delle arti e la Sala dei trofei o Sala reale.

La prima propone sul soffitto allegorie delle quattro arti che sono raffigurate in grandi lunette.

La musica, la pittura, la scultura e l'architettura assumono la forma di figure femminili vivificate da putti e amorini che collaborano all'ispirazione e al fervore dell'arte.

Agli angoli della volta, in onore dell'unione dei Savoia con i Dal Pozzo, attraverso il matrimonio di Amedeo e Maria Vittoria, sono incastonati e sormontati da vasi di fiori a stucco e dipinti, gli stemmi abbinati delle due casate; decorazione che volutamente richiama quella già esistente al castello del Valentino nella Sala delle rose, allestita in onore di Vittorio Amedeo I e Maria Cristina di Francia.

La Sala dei trofei è così denominata per la presenza, sugli angoli delle volte, di trofei, elmi e armature in stucco dorato e colorato.

A questo nome si affianca quello di Sala reale che pone l'accento sia sulle corone reali in stucco, sia sulla rappresentazione nel medaglione centrale - ad opera di Francesco Gonin - dell'allegoria della storia in veste di figura femminile portata in trionfo da putti alati: elementi che rendono omaggio al breve regno spagnolo (1870-1873) occupato, non senza difficoltà, da Amedeo e terminato con la sua abdicazione. Anche qui ritroviamo gli stemmi dei Savoia e dei Dal Pozzo.

Sebbene di impianto settecentesco, le sale di cui abbiamo parlato raccontano, attraverso i successivi rimaneggiamenti, anche la Storia e le storie dei secoli seguenti, caratteristica che contraddistingue l'intera dimora.

Denise Di Gianni

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Articolo pubblicato il 24/06/2020