20 giugno, la Consolata a Torino

La costruzione della colonna votiva con la statua della Vergine (Di Ezio Marinoni)

Il rapporto fra la chiesa e santuario della Consolata e Torino è antico e profondo.

Il pronao del portale reca la scritta latina CONSOLATRIX AFFLICTORUM, ovvero “consolatrice degli afflitti” e il vero nome della chiesa è Santuario di Santa Maria della Consolazione.

Nei tempi di guerra e durante le epidemie questo legame si è ancor più rinsaldato. Il corridoio degli ex voto comprende molti dipinti dedicati a guarigioni ritenute straordinarie o miracolose. E sono ancora tanti i torinesi che il giorno prima di un momento importante sostano un attimo nella grande chiesa.

Credo che per la chiesa della Consolata la malattia sia un segno e una vocazione. Mi riferisco alla storia dell’icona della Vergine, che dopo varie vicende che la vedono apparire e scomparire nel tempo, viene ritrovata il 20 giugno 1104. È un’antica immagine sacra portata in Piemonte dal Vescovo di Vercelli, che ne fa dono a Massimo, Vescovo di Torino, al fine di favorire il culto della Madonna nella città, ancora intrisa di paganesimo. Per evitare che i seguaci del Vescovo Claudio (contrario alle immagini sacre) distruggano il quadro, nel 820 viene nascosto e con il passare del tempo viene dimenticato. Un casuale ritrovamento avviene nel 1015, per scomparire nuovamente dopo la distruzione della cappella di Sant’Andrea, dove era stata collocata, da parte dei soldati dell’imperatore Enrico IV.

La storia (o la leggenda) narra che ad un tale Giovanni Ravacchio (Jean Ravais), un cieco abitante a Briançon, è rivelata in sogno l’ubicazione torinese di un’immagine miracolosa raffigurante la Madonna: una volta recuperata l’icona, l’uomo avrebbe riavuto la vista. Decide, quindi, di raggiungere Torino: dopo Susa e Rivoli, fa tappa a Pozzo Strada (così chiamata perché costruita intorno a un antico pozzo), dove ha la visione del campanile della chiesa di Sant’Andrea. Una volta raggiunta, si inginocchia e inizia a pregare. Il Vescovo Mainardo, richiamato sul posto, ordina di scavare fra le rovine e il quadro della Madonna ritorna alla luce dai sotterranei.

Il primo legame storica fra la Consolata e le epidemie risale al 1598, quando la peste infuria su Torino. Il Comune elegge a Patrono San Valerico, monaco benedettino e protettore contro la peste. Si pronuncia anche un voto: se cessa il contagio si darà lustro alla cappella a lui dedicata, con le sue reliquie, nei sotterrai della Consolata.

Quando finisce l’epidemia, il Comune fa spostare la cappella a livello della chiesa superiore (all’epoca ancora con un impianto basilicale romano). Contemporaneamente il Duca Carlo Emanuele I affida all’architetto Ascanio Vittozzi il rifacimento della cappella dedicata alla Vergine Consolata.

 

Nel 1835, durante il terribile Cholera Morbus, oltre alle misure igieniche e sanitarie, il 30 agosto il Comune pone la città sotto la protezione della Consolata e il 3 settembre si delibera un voto alla Patrona di Torino; il documento ufficiale viene consegnato nelle mani dell’Arcivescovo Luigi Fransoni.

Di questo voto rimane testimonianza nel dipinto di Amedeo Augero, conservato presso la Sala del Consiglio del Palazzo Civico.

Sconfitta l’epidemia, si adempie il voto facendo costruire, nella piccola piazza adiacente la Basilica della Consolata, una colonna votiva in granito con in cima la statua della Vergine.

Per l’esecuzione dell’opera vengono chiamati due illustri artisti del tempo: l’architetto neoclassico Ferdinando Coronesi che si occupa della colonna, e Giuseppe Bogliani, artista neoclassico che crea la statua.

Il 28 maggio 1836 è posta la prima pietra dell’opera, come ricordato in una cronaca contemporanea.

“Sabbato, 28, alle otto e mezzo del mattino, i sindaci della Città, conte Luigi Mola di Larissè e cavaliere D. Gio. Ignazio Pansoya, e con essi una deputazione del corpo decurionale, si recarono alla piazza del Santuario della Consolata per collocarvi la pietra fondamentale della colonna che deve sorreggere la statua della Beata Vergine Consolatrice  la quale ivi debbe erigersi in seguito del voto fatto dalla Città con ordinato del consiglio generale del 30 di agosto 1835, nel tempo in cui questa capitale era più minacciata da funestissima malattia.

La funzione fu celebrata colle formalità e cerimoniale consueti, dal rettore maggiore degli Oblati a cui è affidatala custodia del tempio, a ciò delegato da S. E. Rev.ma Monsignor Arcivescovo, coll’assistenza di due sacerdoti ed altri della stessa congregazione.

Dopo la funzione dell’alloggiamento della pietra, alla quale presero parte con devoto raccoglimento i numerosi astanti, venne data la benedizione del SS. Sacramento all’altare maggiore del Santuario”.

 

Il 20 giugno 1837 (festa della Consolata) avviene l’inaugurazione e la benedizione della statua della Madonna, accompagnata dal canto dell’Ave Maris Stella e dal suono delle campane.

Luigi Cibrario, nel suo “Storia del Santuario della Consolata”, edito da Marietti nel 1845, così descrive l’innalzamento della colonna, a scioglimento del voto:

“Sulla piazzetta che è a ponente della chiesa, allo sbocco della larga strada che chiamasi pure della Consolata, sorge un’alta colonna di granito di Baveno, cimata dalla statua della Madonna di marmo bianco, opera dello scultore Bogliani. Fu alzata dalla città di Torino in seguito al voto fatto in occasion del Cholera il 30 d’agosto del 1835. Si pose la pietra fondamentale il 28 di maggio del 1836 colla seguente iscrizione:

EX D. D. (decurionum decreto)

ALOISIUS MOLA COMES I. PANSOJA EQUES MAURIT.

DUUMVIRI STATUERUNT ANNO MDCCCXXXVI

La statua fu collocata solennemente sulla colonna addì 10 di giugno del 1837, dopo d’essere stata benedetta secondo il rito dal Rev.mo Rettor maggiore degli Oblati il teologo Giuseppe Antonio Avvaro.

Sullo stilobate della colonna si legge la seguente iscrizione dettata dal Boucheron:

MATRI A CONSOLATIONE

OB AERUMNAM MORBI ASIATICI MIRE LENITAM MOX SUBLATAM TANTAE SOSPITATRICIS OPE, ORDO DECURIONUM PRO POPULO VOTUM SOLVENS QUOD VOVIT

A. MDCCCXXXV”

 

Quest’anno potremo tornare alla Consolata per la sua festa, fra pochi giorni, dopo che una nuova epidemia ha funestato Torino e il Piemonte, con una tragica scia di oltre quattromila morti (un tributo di vite assai superiore ai cinque anni della seconda guerra mondiale, per fare un raffronto non troppo lontano nel tempo).

Non ci sarà la processione, ancora vietata per motivi di salute e sicurezza, ma sarà un modo per ricordare la Patrona della nostra città, in pace e in guerra, in salute e in malattia.

 

Bibliografia

Fabiana Borla – Breve e curiosa guida storico-artistica del Santuario della Consolata di Torino- Quaderni della Consolata – Arte e Storia – 5.

Luigi Cibrario - Storia del Santuario della Consolata, Editore Marietti, 1845.

 

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 20/06/2020