I fantasmi del Castello della Rotta, a Moncalieri (Torino)

Vanno in processione nella notte fra il 12 e il 13 giugno (Di Ezio Marinoni)

Gli amanti del mistero sostengono sia uno dei castelli più infestati d’Italia. Sarà vero?

La storia del castello inizia nel 1196: il Vescovo di Torino, Arduino, dona ai Cavalieri del Tempio la casaforte (o il terreno sul quale esisteva una grangia, una fattoria fortificata con una tenuta agricola).

Il Castello viene costruito per difendere il ponte sul torrente Banna, su cui passava la strada romana proveniente da Pollenzo.

È stato testimone di due battaglie: Tommaso Francesco di Savoia (Principe di Carignano, Marchese di Salussola, di Racconigi e Villafranca, di Bosque e di Châtellard) vi subì nel 1639 una disfatta ad opera dell’esercito francese; nel 1706, mentre i Francesi assediavano Torino, il castello viene adibito a deposito di polvere da sparo per rifornire clandestinamente gli abitanti della città.

Il nome “Rotta” gli sarebbe stato dato proprio dopo la sconfitta del 1639.

Secondo altre fonti, il nome del castello deriva dalla parola “Rotha”, ovvero roggia.

La Rotta è menzionata in due documenti, del 1283 e del 1381, conservati all’Archivio Storico del Comune di Moncalieri.

Nel 1452 il castello viene ampliato per ordine del Conte Giorgio di Valperga (Cavaliere di Rodi, Gran Priore della Lombardia e Precettore della Casa di San Giovanni a Moncalieri).

Una lapide, inizialmente collocata all’interno del cortile, nel 1455 viene affissa sul portone di ingresso. Riporta l’insegna dei Conti di Valperga (una pianta di canapa sradicata sormontata dalle corna di un capro), oltre a un’iscrizione che ricorda la dedicazione del castello a San Giovanni Battista.

 

Hec est Baptiste sub nomine facta Johannis Mansio quam fieri desertis fecit i agris longobardor,

prio ille Georgius ortus ex clara comitum Valpergie stirpe beati Montiscalerii preceptor en ede Johannis

cuius in augumentum castrum istud adidit mille quadringenta et quinquaginta duobus religio gaude proque ipso numine adota

 

Nella notte fra il 12 e il 13 giugno una processione di spiriti si aggirerebbe intorno al castello e sulle sue mura.

Ha qualche fondamento questa suggestiva ipotesi?

Le leggende, in realtà, sono più di una!

Il cavaliere

Durante una campagna di scavo è stato rinvenuto lo scheletro di un cavaliere, sepolto insieme al suo cavallo. Il ritrovamento ha destato scalpore nella zona, perché già si raccontava del fantasma di un cavaliere a cavallo, con una croce al collo, che si aggirava nel castello.

 

Il frate

Il giovane nobile proprietario del castello si innamora di una nobildonna. Il giorno del loro fidanzamento il castello viene attaccato dai Saraceni; per sfuggire loro la donna si rifugia in cima alla torre, dalla quale è costretta a gettarsi nel vuoto per cadere nelle mani degli invasori.

Il castellano combatte valorosamente e allontana i Saraceni; al sorgere del sole vede la sua amata, accasciata senza vita sul ponte levatoio. Per il dolore parte per la Terra Santa, dove aderisce all’Ordine del Tempio. Dopo la morte, il suo spirito ritorna al castello in vesti di frate.

 

Il bambino e la nutrice

Un’altra leggenda narra che qui viveva un bambino capriccioso che faceva disperare la sua nutrice. Un giorno lei lo cerca ovunque, fin che lo ritrova in un angolo del cortile; all’improvviso irrompe una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti che travolgono il bambino. La nutrice non crede ai suoi occhi, prima non si capacita, poi non si perdona per la tragedia; sconvolta, si sente talmente responsabile che decide di togliersi toglie la vita. Va nelle cucine che conosce a menadito, afferra un grosso coltello e se lo dirige verso il cuore. Muore in silenzio, dissanguata. Da allora, il fantasma della donna e del bambino vagano per le sale del castello, lasciando intorno un profumo di rose e gigli.

 

Il sacerdote murato

L’ultima storia risale ad un lontano Medioevo che volge al termine; un sacerdote è rinchiuso nella cella del castello. Due uomini entrano a leggere la sentenza; srotolano la pergamena e il sacerdote ascolta le loro parole: “anno del Signore”, “sevizie”, “omicidio”, “abuso carnale”. Le accuse pesano su di lui, per una frazione di secondo si sentono le grida disperate di una giovane fanciulla, insieme alle preghiere e alle sue invocazioni di pietà. I due carcerieri lo sollevano dal pagliericcio e lo conducono attraverso corridoi in pietra che scendono nelle viscere del castello, fino ad una nicchia scavata in un muro, abbastanza grande da poter contenere un essere umano. Lo depongono, in quella che sarà la sua bara, lo legano a un anello infisso nel muro e iniziano a murare la nicchia con il sacerdote all’interno. Uno dei fantasmi è un religioso che legge un libro e prega nei pressi del castello.

E ancora...

Un uomo decapitato che vaga nel cortile con la sua testa in mano...

Una bellissima castellana che si è tolta la vita a causa delle angherie del marito...

 

Nonostante sia quasi schiacciato fra la Strada Provinciale 393 di Villastellone e l’autostrada Torino - Savona, fra Tetti Sapini e la Borgata La Rotta, il castello non perde il suo clima di silenzio e l’aura di mistero, e trasmette un vago senso di inquietudine.

È facile pensare a visioni di battaglie e sentire nelle orecchie il rumore degli eserciti in marcia, verso vittorie e sconfitte.

O immaginare scene di vita a corte, nobili e popolani, militari e lavoranti, all’interno di una cittadella fortificata che domina il territorio circostante.

Tutti questi personaggi (ed altri, che non sono passati alla storia o alla leggenda) potrebbero animare la processione dei fantasmi nella notte fra il 12 e il 13 giugno.

 

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 12/06/2020