La Sala delle Donne a Palazzo Cisterna di Torino

Di Denise Di Gianni

Fonte: Cronache da Palazzo Cisterna n. 22 del 5 giugno 2020.

 

Prosegue anche questa settimana il nostro viaggio tra gli ambienti di Palazzo Cisterna. Una volta giunti al piano nobile, dirigendoci verso il corridoio delle segreterie, attraversiamo un luogo particolare, più un’anticamera che una vera e propria sala: uno spazio privo di finestre sul quale però si affacciano ben sei aperture con chiambrane in pietra serena che incorniciano battenti in rovere finemente lavorati, mentre, per ovviare alla mancanza di luce diretta, nel centro del soffitto a cassettoni, trionfa un lucernario con vetrata cattedrale decorata a grottesche, oggi illuminato artificialmente.

Questo luogo è conosciuto come Sala gialla o come Sala delle donne, a seconda che ci si soffermi sul rivestimento originale delle pareti in seta damascata gialla a ramage oppure si posi lo sguardo sui dipinti che occupano l’intero perimetro dell’ambiente.

È proprio su questi ultimi che vogliamo soffermarci: si tratta di sei ritratti femminili, la maggior parte dei quali acquistati dalla Provincia di Torino al fine di abbellire e arredare la nuova sede, o forse di creare un vero e proprio museo, stando a quanto risulta dai progetti di restauro dell’architetto Giovanni Chevalley che ebbe il compito di trasformare la dimora dei duchi Savoia Aosta in sede istituzionale adatta a ospitare uffici.

Come a ripercorrere in qualche modo la storia di chi, nei secoli, ha abitato il Palazzo, quattro di questi dipinti raffigurano le principesse Dal Pozzo della Cisterna a partire dalla prima proprietaria, Anna Barbara Litta che, insieme al marito Giacomo Maurizio, nel 1685 acquistò l’immobile.

Il dipinto è stato acquistato dall’antiquario Wanennes nel 1962 e, dall’iscrizione presente sulla tela – analoga nei quattro ritratti femminili della famiglia Dal Pozzo e successiva alla realizzazione degli stessi – si ipotizza una comune provenienza da una delle raccolte della famiglia.

In questo primo caso la data indicata sulla tela (1733) si riferisce all’anno di morte della principessa, ma contrasta con la moda che richiama decenni precedenti.

Potrebbe anche trattarsi della replica di un dipinto più antico, destinata a rimpiazzare un esemplare logoro o arricchire le collezioni di una diversa residenza.

Unitamente a questo ritratto approdò a Palazzo anche quello di Barbara Roero di Cortanze, damigella d’onore della duchessa di Savoia che nel 1708 sposò Alfonso Enrico Dal Pozzo della Cisterna.

Anche in questo caso, la data apposta sulla tela è successiva al dipinto, ma è anche probabilmente errata poiché successiva alla morte della principessa.

Nel 1963, dallo stesso antiquario, l’amministrazione provinciale acquistò altri due ritratti presenti oggi nella Sala delle donne.

Il primo è quello di Maria Enrichetta Le Hardi de La Trousse moglie di Amedeo Alfonso Dal Pozzo della Cisterna ed è attribuito a un pittore francese. Anche qui, la data apposta sulla tela (1702) non pare pertinente né a momenti significativi della vita della principessa, né alla realizzazione del dipinto.

Il secondo, per il quale si ipotizza una realizzazione lombarda in particolare di Paolo Borroni, ritrae Beatrice Barbiano di Belgioioso d’Este sposa di Giuseppe Alfonso Dal Pozzo della Cisterna. La data apposta sulla tela (1780) è quella del matrimonio e, sia l’abito, sia la presenza di colombe nella parte inferiore del dipinto, paiono confermare questa circostanza.

C’è poi nella sala, un ulteriore “Ritratto di dama” attribuito a un pittore piemontese, acquistato nel 1941 in un eterogeneo lotto, dall’antiquario Pietro Accorsi.

Nonostante alcuni studiosi abbiano identificato la figura ritratta con quella della principessa Maria Enrichetta Le Hardi de La Trousse, l’ignota provenienza della tela e l’assenza di iscrizioni non sembrano confermare questa ipotesi. Alcune caratteristiche del quadro indurrebbero a ipotizzare che si tratti di un dipinto di destinazione privata, magari parte di una più ampia “galleria di belle donne”, secondo una moda collezionistica internazionale molto diffusa nel Piemonte sabaudo a partire dagli ultimi decenni del Seicento.

L’ultimo dipinto della sala, probabilmente parte delle raccolte dei Dal Pozzo che già dal Cinquecento contavano nella propria collezione numerosi ritratti dinastici, raffigura Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours che alla morte del marito Carlo Emanuele II diventò la seconda Madama Reale.

Attraverso i suoi ritratti, la Sala delle donne rende un grande omaggio alla figura femminile, ma colei che spicca per la sua assenza è proprio Maria Vittoria, ultima discendente della famiglia Dal Pozzo che nel 1867 sposò Amedeo di Savoia. Di lei non esiste infatti a Palazzo alcun dipinto e l’unica immagine che la raffigura, all’interno dello studio del Duca, è un ritratto a corredo di un articolo di giornale, ma questa è un’altra storia.

Denise Di Gianni

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Articolo pubblicato il 09/06/2020