Stradario torinese: giardino Giovanni Notta

Quarto Sindaco di Torino, dal 1° gennaio 1853 al 2 febbraio 1860

Per seguire l’ordine cronologico dei primi cinque sindaci eletti di Torino capitale del Regno di Sardegna, dobbiamo lasciare Mirafiori Nord e spostarci nel giardino pubblico Giovanni Notta, in corso Unione Sovietica al margine estremo del quartiere Lingotto al confine con l’adiacente quartiere Santa Rita. Ma il titolare del giardino, l’avvocato Giovanni Notta, sindaco di Torino dal 1853 al febbraio 1860, avrebbe parlato di stradale di Stupinigi, poco al di fuori della Barriera di Stupinigi della Cinta Daziaria realizzata durante il suo mandato!

Ma procediamo con ordine.

Giovanni Notta nasce a Torino il 4 gennaio 1807, figlio di Sebastiano e di Giuseppina Ariotti. Dopo la laurea in giurisprudenza esercita la professione di avvocato a Torino con un certo successo: preparato, prudente, buon parlatore ottiene la fiducia dei clienti e degli amici.

Per Giovanni Notta - almeno secondo alcuni suoi biografi - la vita pubblica inizia nel fatidico 1848 all’età di 41 anni. Questi signori del periodo precedente ricordano soltanto la sua attività di avvocato anche se, in realtà, Notta ha i medesimi trascorsi giovanili rivoluzionari del precedente sindaco Carlo Pinchia.

Partecipa, nel 1830-1831, alla Congiura dei Cavalieri della Libertà, molto marginalmente visto che il suo nome non è ricordato da tutti gli storici ma viene indicato da uno dei principali partecipanti, Giacomo Durando. È poi annoverato fra gli amici di Vincenzo Gioberti. La congiura e la compromettente amicizia non sembrano però avere per lui ricadute nefaste, come già nel caso di Carlo Pinchia.

Così, fin dai primi mesi del 1848, l’avvocato Notta viene nominato Maggiore della neonata Guardia Nazionale di Torino. La Guardia Nazionale, formata da cittadini inquadrati militarmente, ha assunto particolare rilievo in Francia durante la Rivoluzione, a contenimento del potere assoluto. Nel 1848, è istituita con grande entusiasmo in tutti gli stati dove la vita politica compie una svolta democratica. Nel Regno Sardo, nasce il 4 marzo del 1848, salutata come una conquista di libertà. Tutti i “regnicoli” (cittadini del regno) dai ventuno ai cinquantacinque anni vi prestano servizio nel Comune dove hanno il domicilio e i Comandanti, fino al grado di Capitano, sono eletti dagli stessi militi. Notta prende molto sul serio la nomina a Maggiore e forse non è un caso che nell’unica sua immagine che conosciamo indossi l’uniforme della Guardia Nazionale.

La Guardia Nazionale, almeno sulla carta, ha molteplici ed importanti compiti, come affiancare l’Esercito in guerra, la protezione civile, in caso di calamità naturali; deve anche tutelare l’ordine pubblico, far da scorta a valori ed a prigionieri, proteggere centri abitati minacciati da ladri o da altri criminali. Notta prevede, a ragione, che i servizi della Guardia Nazionale sarebbero stati necessari in caso di guerra - quando l’esercito sarebbe entrato in Lombardia - e così provvede con energia alla istruzione, alla disciplina, alle esercitazioni di ufficiali e militi delle legioni torinesi.

Questo suo impegno nella Guardia Nazionale assume un preciso significato politico che lo ripaga. Notta viene infatti eletto alla Camera dei Deputati nelle legislature I, IV, V, VI, quindi dal 1848 al 1860. Alla Camera è vicino agli esponenti del centro sinistro dei quali condivide le posizioni anticlericali e l’interpretazione ampia dello Statuto.

Nel 1852, Notta viene eletto nelle votazioni comunali in una lista detta della «Gazzetta del Popolo» che ottiene largo successo. La sua nomina a sindaco, a quanto pare, origina dal suo impegno politico più vicino al gruppo cavouriano di quanto non fosse il predecessore Giorgio Bellono che viene chiamato a sostituire.

Notta diviene sindaco a 46 anni, dal 1° gennaio 1853. Ha il mandato più lungo, iniziato nel 1853 e prolungato con decreti reali nel 1856 e nel 1859 fino al 2 febbraio 1860. È il sindaco del “decennio di preparazione” cavouriano e deve affrontare una serie di problemi drammatici della città.

Nel 1853, la carestia dei cereali provoca forti aumenti del prezzo del pane con conseguenti tensioni fra gli strati meno abbienti della popolazione che, il 18 ottobre, sfociano nell’assalto al Palazzo Cavour, accusato di fare incetta di grano a scopi speculativi. E ancora, l’epidemia di colera del 1855-56 provoca 1.402 morti e lo costringe a sospendere il programma di opere pubbliche.

Nel 1853 è attuata la costruzione della Cinta daziaria per riscuotere le tasse del dazio comunale sulle merci in entrata e contrastare il contrabbando. Torino viene circondata da una grandiosa struttura muraria, oggi scomparsa e sostituita dall’anello dei corsi Bramante, Lepanto, Pascoli, Ferrucci, Tassoni, Svizzera, Mortara, Vigevano, Novara, Tortona, Lanza e Sella. Dove le grandi strade di accesso alla città intersecano la Cinta daziaria, si aprono degli ingressi, detti Barriere, costituite da uno spiazzo con le costruzioni per il controllo delle merci e l’alloggio delle guardie daziarie, che sorvegliano il passaggio e riscuotono il pagamento del dazio.

La barriera di Stupinigi prima citata si localizza all’incrocio degli attuali corsi Bramante e Lepanto con i corsi Filippo Turati e Unione Sovietica.

Soltanto sul fine del 1857 Notta è in grado di dare inizio ad alcune ambiziose iniziative come l’ingrandimento della città verso la Cittadella e la costruzione di un giardino pubblico in riva al Po. Fa buona prova nelle questioni amministrative, si occupa in particolare delle finanze e delle scuole elementari, due necessità primarie della popolazione alle quali il Municipio torinese intende rispondere con modalità che rappresentino un vero modello.

Notta decade dall’incarico a seguito delle disposizioni del decreto Rattazzi dell’ottobre 1859, che tra l’altro riduce il numero dei consiglieri comunali da ottanta a sessanta e limita i poteri del sindaco a vantaggio della Giunta municipale. Viene rieletto consigliere comunale nelle elezioni amministrative del gennaio 1860. Dobbiamo ricordare che Notta, oltre a quella di Sindaco di Torino, ricopre altre cariche politico-amministrative, quelle di Vicesegretario del Consiglio provinciale di Torino e di Segretario del Consiglio provinciale di Torino.

Il 29 febbraio 1860 Notta viene nominato Senatore del Regno. Nella tornata del 16 marzo 1861, quando si discute uno schema di legge sulla istruzione elementare, esprime considerazioni vissute nate dalla sua esperienza.

Notta si impegna nella riorganizzazione amministrativa del neonato regno d’Italia. Ha la carica di Prefetto di Reggio Emilia (dall’11 settembre 1862 al 24 giugno 1863) e poi di Prefetto di Piacenza (dal 24 giugno 1863 al 12 settembre 1866). Compie il suo incarico in queste importanti province in modo equo e viene ricordato con stima e gratitudine.

Notta vive gli ultimi anni lontano dalla politica e ritirato nella quiete domestica. Ha sposato Giuseppina Nigra, figlia del banchiere Giovanni Nigra (1798 - 1865), banchiere della Real Casa, Sindaco di Torino nel 1847 - 1848 insieme al Conte Colli, Senatore dal 3 aprile 1848, ministro delle Finanze nel 1849, Ministro della Real Casa e Ministro di Stato, conte dal 1856. Forse a causa di questa illustre parentela, Notta non ama enfatizzare il suo passato di giovane rivoluzionario e cospiratore!

Una breve ma incurabile malattia, lo porta a morte nella sua villetta di Moncalieri il 16 settembre 1877. Secondo altre fonti, colto dalla malattia a Moncalieri viene trasportato a Torino dove muore («Gazzetta Piemontese», 18 settembre 1877).

Come detto in esordio, Torino lo ricorda con l’intitolazione del giardino in corso Unione Sovietica, all’angolo con via Tunisi, tra le vie Pasquale Galluppi e via Vincenzo Steffenone, davanti alla caserma Tommaso Morelli di Popolo.

Curiosa l’idea di staccarlo dai suoi quattro colleghi sindaci di Torino capitale del regno di Sardegna ricordati dalle vie di Mirafiori Nord, tanto più che Riccardo Cattaneo (1854 - 1931), titolare della vicina piazza - all’incrocio del corso Orbassano con corso Tazzoli - è stato anche lui sindaco di Torino, dal 1920 al 1923, ultimo eletto prima dell’avvento del fascismo.

 

Riferimenti bibliografici

AA. VV., Storia di Torino, Vol. 6, La città nel Risorgimento (1798-1864), a cura di Umberto Levra, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2000.

Angelo Brofferio, Vita di Giacomo Durando, Torino, 1862.

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Articolo pubblicato il 23/05/2020