12 maggio, memoria di San Pancrazio, a Elva (CN) e a Pianezza (TO)

Di Ezio Marinoni

Elva, in alta Val Maira.

 

La Pro Loco, molto attiva per un Comune così poco abitato, si chiama “La Desena”.

 

 

Il suo nome recupera una antica usanza elvese: ogni famiglia doveva “prestare” una persona alla comunità per svolgere i lavori pubblici indispensabili allo svolgimento della vita sociale (uno dei più importanti era lo sgombero della neve in inverno), che si raggruppavano in squadre di dieci persone, da cui “la desena”. Ogni borgata aveva una “desena” (o “dezena”) per tener pulite le mulattiere e i canali irrigui in primavera, allo scioglimento delle nevi.

 

Nel 1789 risultavano sedici “desene” per il Comune di Elva.

 

Il capo deseniere radunava la squadra quando era necessario; se una famiglia non poteva provvedere il Comune sceglieva un’altra persona per il lavoro e nella primavera successiva mandava il conto da pagare alla famiglia che non aveva fornito il lavorante.

 

 

Ogni anno la Pro Loco prepara una serie di appuntamenti che si svolgono nei mesi estivi, ciascuno ha una sua storia e fa rivivere momenti di vita passata del paese.

 

A maggio si svolge la festa patronale di San Pancrazio, nella domenica più vicina al 12, memoria del Santo: è un’occasione per ricordare quando gli uomini ed i giovani rientravano in paese dalla pianura, dove erano scesi in autunno, prima dell’arrivo della neve che isolava completamente il paese.

 

Gli uomini andavano a Dronero, a Cuneo, nei paesi della valle a fare lavori di fatica, o i ciabattini e i muratori.

 

Nelle case sommerse dalla neve restavano solo le donne, i bambini, gli anziani e gli animali dentro le stalle. Erano lunghi mesi di totale solitudine.

 

Elva non si è mai dimenticata di quei giorni, quando le famiglie si riabbracciavano, e lo fa come si usava a quel tempo: con il pranzo, la polentata in piazza e la musica, i balli e i canti, tutti insieme.

 

 

Fino agli Anni Settanta la festa si celebrava, rigorosamente, sempre il 12 maggio.

 

Era una occasione importante: se un bambino si ammalava, lo si offriva “in pegno” a San Pancrazio, perché o guarisse. L’anno dopo si andava in processione, a piedi, fino a Elva, dai paesi della Val Maira, per sdebitarsi con il Santo.

 

Quel giorno, in ogni caso, tante famiglie salivano per la funzione a la processione, da Macra, Celle Macra, Prazzo e Stroppo.

 

 

Quest’anno, a causa del covid19, la festa non si potrà celebrare.

 

Dobbiamo accontentarci di leggere qualche notizia storica sul sito del Comune.

 

 

A Elva, in Borgata Serre, vengono celebrate ogni anno diverse feste in onore di altrettanti santi:


la domenica più vicina al 12 maggio si celebra la festa di San Pancrazio, protettore delle gambe e Santo patrono del paese, in cui si effettua la processione nella Borgata Serre.

La festa di San Pancrazio cade il 12 maggio.

 

 

In passato per questa festa facevano ritorno al paese coloro che erano partiti nell’autunno e che erano stati in giro per il mondo a guadagnare qualcosa per sfamare la propria famiglia, rimasta a Elva.

 

Era consuetudine secolare per quasi tutti gli uomini e i ragazzi dai 12 ai 14 anni che lasciassero il loro paese. Questi ultimi generalmente erano ingaggiati dagli arrotini, che si recavano soprattutto in Francia. Altri elvesi si dedicavano alla vendita ambulante di tessuti, portando a spalla il sacco di pezze.

 

La maggior parte degli abitanti di Elva andavano in cerca di capelli umani: questa attività mobilitava giovani e vecchi.

 

A San Pancrazio, al dialetto elvese si mescolavano il francese, il piemontese, dialetti lombardi, veneti e bergamaschi.

 

Era veramente una grande festa, in cui San Pancrazio veniva ringraziato da tutti, perché “I Sant picciot, a Elvo, fan de graties grosses” (i piccoli Santi, a Elva, fanno delle grandi grazie).

 

L’attuale Locanda di Elva, albergo e ristorante, si è chiamata a lungo “Locanda Occitana San Pancrazio”.

 

La Pro Loco La Desena organizza inoltre, la prima domenica di luglio, la festa del Rododendro (l’Agriturismo L’Artesin vuole omaggiare con il suo nome occitano questo fiore).

 

Il 15 agosto, infine, si celebra la festa di Maria Assunta, la Patrona del paese, a cui è dedicata la Parrocchiale, abbellita dagli affreschi di Hans Clemer. Dopo la funzione solenne, la processione per le vie di Borgata Serre è il momento religioso e laico in cui gli uomini si danno il cambio a portare a mano la macchina processionale con la statua della Madonna, che deve passare sotto il basso arco in muratura collocato sul sagrato della chiesa.

 

 

Chi è stato San Pancrazio e come si è affermato il suo culto?

 

Nasce verso l’anno 289 in una cittadina della Frigia, provincia consolare romana dell’Asia Minore. I suoi ricchi genitori erano di origine romana: la madre Ciriada muore nel parto, mentre il padre Cleonia muore quando il figlio ha otto anni, affidandolo allo zio Dionisio. Zio e nipote si trasferiscono a Roma per abitare nella villa di famiglia sul Monte Celio. Qui vengono a contatto con la comunità cristiana di Roma e chiedono di poter essere avviati alla fede, al Battesimo e alla Eucaristia.

 

Nel 202 scoppia la feroce persecuzione di Diocleziano. Anche Pancrazio è chiamato a sacrificare, per esprimere la sua fedeltà all’Imperatore, ma il giovanetto si rifiuta: viene condotto dinnanzi all’Imperatore stesso per essere giudicato.

 

Diocleziano, sorpreso “dall’avvenenza giovanile e bellezza di lui, adoperò ogni arte di promesse e minacce per fargli abbandonare la fede di Gesù Cristo” (da un manoscritto conservato nella Basilica di San Pancrazio, edificata per volere di Papa Simmaco, Pontefice romano dal 498 al 514).

 

Condotto fuori Roma sulla via Aurelia, la sera del 12 maggio 304, Pancrazio porge la testa al suo carnefice.

 

Ottavilla, matrona romana, raccoglie il capo ed il corpo, li unge con balsami, li avvolge in un lino e li depone in un sepolcro nuovo. Il racconto, figlio dei primi secoli del cristianesimo, ha incredibili assonanze con la deposizione di Gesù.

 

Sul luogo del martirio leggiamo ancora oggi: “Hic decollatus fuit Sanctus Pancratius” (Qui fu decollato San Pancrazio).

 

Il Cardinale Baronio, autore nel XVI secolo della più grande storia della Chiesa, ricorda San Pancrazio in un’altra sua opera, gli Annales Ecclesiastici.

 

Voglio ricordare anche il santuario di San Pancrazio a Pianezza, non lontano da Torino, legato ad un fatto miracoloso avvenuto il 12 maggio 1450.

 

Il contadino Antonio Casella, mentre falcia un prato, taglia inavvertitamente un piede alla moglie, venuta a portargli qualcosa da mangiare. I coniugi, angosciati, pregano il Signore e sono confortati dall’apparizione di San Pancrazio, che promette la pronta guarigione in cambio della costruzione di un luogo di culto.

 

Nasce così un primo pilone votivo, che in seguito si amplia sino a divenire un grande Santuario, affidato ai Padri Passionisti (ancora oggi meta di pellegrinaggi, soprattutto per la benedizione delle automobili).

@ Ezio Marinoni

 

Ricordo che in passato si è occupato di San Pancrazio anche il compianto Claudio Santacroce con questo articolo “Pancras Sant ëd giassa” (Civico20News, 16 agosto 2015) (m.j.)

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Articolo pubblicato il 12/05/2020