"Salviamo i piccoli Comuni"

L'abolizione non è determinante per il risanamento dei conti pubblici

Lunedì 22 si è svolta davanti alla Prefettura di Torino la preannunciata dimostrazione dei Primi Cittadini rappresentanti i Piccoli Comuni piemontesi che tanto stanno gravando, a sentire dalle fonti governative, sul bilancio nazionale.

Considerazioni che paiono alquanto azzardate se si vuole riconoscere in quelle realtà il demone dello spreco, dei costi di quella stessa politica che altrove si circonda di emorragie pecuniarie devastanti in disprezzo di una situazione generale assai preoccupante.

I Sindaci dei Piccoli Cumuni, con la solidale presenza dei colleghi operanti su cittadinanze e territori più vasti, si sono ritrovati in Piazza Castello sfoggiando orgogliosamente la fascia tricolore, simbolo di italianità e di rappresentanza istituzionale anche nei Municipi più decentrati come quelli delle valli montane in cui restano il solo baluardo a difesa dei diritti della popolazione, della scuola ma soprattutto della vita.

Dire dei presenti, delle Autorità, dei Gruppi a sostegno con personali citazioni ci sembra riduttivo nei confronti di chi, partendo dai siti meno conosciuti ma altrettanto importanti, hanno raccolto l'invito delle Associazioni dei Grandi e Piccoli Comuni d'Italia a ritrovarsi per ricordare a chi rappresentava il Governo Nazionale l'impegno e lo spirito di abnegazione con cui hanno sempre risposto alle richieste, con particolare riferimento agli eventi bellici, ed ora vengono messi in disparte quasi fossero gli artefici di un dissesto finanziario che viene da ben più lontano, da ben più in alto.

Gli interventi che si sono susseguiti al tavolo allestito dinnanzi alla Prefettura non hanno mai offeso la realtà e chi in essa ricopre ruoli determinanti, ma hanno voluto sottolineare come il lavoro del Sindaco di un piccolo paese sia puro volontariato che si compiace nei risultati ottenuti per la comunità che rappresenta.

Ed inoltre si è voluto rimarcare l'importanza storica e culturale dei Comuni, anche dei più piccoli, che sono l'asse portante dell'identità piemontese.

Una delegazione di rappresentanza è stata ricevuta dal Viceprefetto con il quale si è messo a punto un documento da trasmettere al Ministero per rivedere quella che oggi è una bozza ma domani potrebbe trasmormarsi nell'ennesimo affronto a chi con grande dignità e spirito di sacrificio rappresenta l'Italia anche nelle realtà più lontane e colpevolmente sconosciute a chi individua in esse le cause di una crisi istituzionale che va via via appesantendosi.

Ancora una volta è emersa la facilità con cui, per risolvere i grandi problemi, si ricorre alla vessazione di chi ha poche armi per difendersi ed è costretto a "digerire" gli ennesimi salvataggi che premiano chi ha prodotto, in maniera diretta o indiretta, l'attuale disfatta economica e sociale.

Anche le proposte di accorpamento dei Comuni sotto i mille abitanti o gli accorgimenti per lasciarli in piedi con la sola funzione di rappresentanza (solo il Sindaco con funzioni di Ordine Pubblico e Anagrafe) paiono dei palliativi per difendere una situazione che non si vuole difendere e che soprattutto non si conosce: giudicare senza aver vissuto il territorio non dà il diritto di distruggere ciò che si è concretizzato in tanti anni di storia e tradizione.

Le ultime nuove parlano di correzione del tiro e di modifiche all'iniziale progetto, se così si può definire: "Id quod plerumque accidit" e cioè ciò che normalmente accade ma, aggiungiamo noi, troppo spesso accade correndo ai ripari dopo aver creato il disappunto ed il disamoramento.

Non resta che attendere ciò che i preposti sapranno escogitare per i cittadini italiani, una volta tanto, e non per salvare la propria immagine ammesso e non concesso che quest'ultima possa avere una qualsiasi giustificazione conservativa.

Il Movimento NO TAV ha voluto esprimere la propria solidarietà con i Sindaci dei Piccoli Comuni affermando che lo spreco viene da altre sorgenti come le Grandi Opere che servono a pochi e non al popolo:

"Questo sistema economico - ha detto una rappresentante del Movimento - guarda soltanto verso i business economico e dei cittadini non gliene importa niente".

Ciò a difesa del diritto a manifestare, ognuno nel proprio contesto, quelli che i propri pensieri e la volontà di confronto per individuare

"le vere priorità e non quelle di faccendieri che badano solo al loro tornaconto; la nostra lotta, in particolare, non è più contro il treno che non si vuole bensì contro il sistema che trascura i servizi e le esigenze delle popolazioni".  

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Articolo pubblicato il 23/08/2011