Luigi Sturzo e le “tre male bestie”

L’antidoto per saper scorgere ed evitare l’inganno dei decreti presidenziali

Gli economisti prevedono una profonda recessione per l’Italia. Il Governo si prodiga in promesse e progetta interventi, ma la giusta direzione non è ancora individuata. Si attende un decreto che dovrebbe supere le 700 pagine per cercare di dare un contentino a tutte le categorie, finalizzato ad ottenere consenso, ma non per creare un modello di intervento che ci faccia uscire dalle secche. Le esortazioni di confindustria cadono nel vuoto, ed intanto si lottizza per non far dimagrire l’orticello dei partiti di governo e non perdere il vizio.

Altre epoche sono state segnate dall’emergenza e dall’incertezza. Si pensi al dopoguerra.

Per cercare di fare accostamenti ed emarginare oggi coloro che riparlano di statalizzazione dell’Economia, torniamo a alle prese si posizione di Luigi Sturzo su quelle che efficacemente aveva definito le “tre male bestie”.

In ambito economico, la critica di Sturzo, negli anni ‘50 si è concentrata sull’indebita invadenza della burocrazia e dello Stato nell’iniziativa privata. Eccoci giunti alla prima delle tre male bestie della democrazia: lo statalismo, il quale andrebbe contro le libertà. Scrive in proposito Sturzo, “L’errore di color che sono in buona fede deriva da una falsa visione della moderna economia, credendo  che lo Stato con il suo sempre più largo intervento possa riparare le sperequazioni, dare lavoro ai disoccupati ed elevare il livello delle classi operaie; avverrà proprio il contrario”

Sturzo condivide l’opinione dei teorici dell’economia sociale di mercato, ne è la prova, tra le altre, la convinta adesione del      fondatore del Partito Popolare alla prospettiva teorica inaugurata dal Ropke

In ambito politico, Sturzo lamentava la pratica consolidata della partitocrazia: la seconda  delle tre male bestie che andrebbe contro il principio di uguaglianza; per partitocrazia, Sturzo intendeva l’ingerenza irresponsabile di partiti e dei sindacati nelle funzioni del potere legislativo. Leggiamo dello stesso Sturzo “E’ stata, in questo dopo guerra, una jattura per la nostra Patria che Parlamento e Governo, i soli organi statali responsabili di fronte alla nazione, abbiano permesso non solo l’ingerenza irresponsabile di partiti e sindacati nelle delicate funzioni del potere legislativo e attivo;  ma anche tollerato quel continuo prevalere che costituisce una vera partitocrazia e in molti casi anche una sindacatocrazia irresponsabile e sopraffattrice dei diritti e degli interessi della collettività”

Se estendiamo il discorso all’ambito etico – culturale, come conseguenza della partitocrazia e dello statalismo, Sturzo intravede le fauci della terza “mal bestia”: lo sperpero del denaro pubblico che impedirebbe il perseguimento della giustizia. Partitocrazia e statalismo, mediante il cattivo uso del denaro pubblico, deresponsabilizzano il corpo sociale e svuotano di significato etico, l’azione umana. “Come vi è la sicurezza che edifica e quella che  distrugge, vi è il rischio che educa e quello che corrompe…né lo stato , né i partiti possono presumere di eliminare il rischio; ne verrebbe un danno alla società nel tentativo di paralizzare il flusso dell’attività umana, togliendo la spinta all’emulazione, all’interscambio individuale e per nuclei organizzati, attenuando la possibilità del campo assistenziale stesso.

Un testo classico sulla rilevanza sociale del rischio individuale è dato dal seguente brano di  Luigi Sturzo:” Vexatio dat  intellectum; l’uomo per comprendere, e quindi operare, ha bisogno di una costrizione, sia spirituale che materiale, il rischio contribuisce al benessere, alla costrizione, all’allenamento delle forze, alla preparazione dei piani, alla speculazione intellettiva, al superamento degli ostacoli, favorisce lo spirito di conquista”.

Il punto di vista di Sturzo ci consente di considerare il rischio come un’opportunità data all’uomo per andare di volta in volta, oltre i limiti della conoscenza e di educare le proprie facoltà alla conquista dell’abilità necessaria per il perseguimento di quel benessere multidimensionale che ci consenta di pensare una soluzione matura di bene comune che non sia di vuota retorica politica che, dopo tutto, la storia ha mostrato essere il paravento nobile delle più nefaste alchimie di ingegneria sociale. (il sussidio indiscriminato, nel nostro caso)

Consapevole che senza libertà, uguaglianza e  giustizia nessuna democrazia possa mai esistere. Sturzo comprende che la lotta principale a favore della democrazia, dovrà essere combattuta sul terreno pratico e teorico per impedire l’emergere delle ragioni dei seguaci e dei teorici delle “tre male bestie”.

Con tali premesse, il cittadino pensante e che opera come soggetto economico nella Società, non dovrà lasciarsi incantare dai falsi maestri, dai cialtroni di professione, per discernere e capire quale linea d’azione sarà nefasta e quale invece potrà farci superare questo momento difficilissimo. Se il Paese ne sarà consapevole, potremo già aver acquisito un chiave di lettura importante.

Che farà la politica? Saprà trarre le dovute conclusioni rispetto agli errori del passato? Questo è il dilemma!

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Articolo pubblicato il 10/05/2020