Enrico Reffo e la sua Scuola di pittura

Anacleto Barbieri (Quarta Parte)

Anacleto Barbieri nasce a Migliarina, frazione di Carpi (Modena) nel 1888 da famiglia molto povera, e giovanissimo, giunge a Torino ospite dell’Istituto Artigianelli. La passione per il disegno lo rende caro a Enrico Reffo e dopo la morte del Maestro, gli succede nell’insegnamento della scultura.

Partecipa in età ancora giovanile a un concorso nazionale per l’esecuzione del monumento funebre a Ugo Foscolo in Santa Croce a Firenze.

A 27 anni, nel 1915, quando è chiamato alle armi per la Grande Guerra, per disposizione dei suoi superiori, viene alloggiato per 5 mesi in una cappella del cimitero di San Pietro sull’Isonzo (Friuli-Venezia Giulia), dove, con l’aiuto di alcuni soldati muratori, procede ai decori delle tombe dei numerosi soldati caduti eseguiti con sculture realizzate con cemento, unico materiale disponibile.

Così descrive questo periodo al giornalista Ugo Pavia: «Prima che le autorità militari riconoscessero con medaglie e citazioni all’ordine del giorno il valore dei caduti, il premio glielo davamo noi. Sulle tombe di semplici soldati morti in episodi di fulgido valore ho elevato statue come se i caduti fossero stati dei generali».

Realizza cartoline patriottiche per il 122° Reggimento fanteria e conia medaglie celebrative.

La carriera artistica di Barbieri come autore di monumenti prosegue tra le due guerre, dopo un faticoso inizio. Al concorso per la Fontana Angelica di Torino presenta un suo bozzetto molto originale e ardito che non viene prescelto ma nell’occasione conosce lo scultore Luigi Contratti (Portogruaro, 1863 – Torino, 1923), che lo loda, lo consiglia e lo incoraggia.

Quando viene prescelto, nel 1925, dal Papa Pio XI per l’esecuzione dell’urna in bronzo del Beato Giuseppe Cafasso, Barbieri continua a tenere un atteggiamento modesto. 

Nel 1927, è intervistato dal giornalista Ugo Pavia quando il suo primo monumento funerario, di grande mole e con figure più grandi del vero, viene destinato a Cimitero Monumentale di Modena. Rappresenta “L’Umanità dolorante sconsolata che si rifugia in Cristo”.

L’arte funeraria costituisce il tema dove meglio si manifesta il suo spirito creativo e nei suoi monumenti dedicati ai defunti esprime la sua profonda fede religiosa.

Anche nel corso della seconda guerra mondiale Barbieri continua la sua attività come leggiamo in un giornale torinese: «Maternità. – Questo bozzetto della Maternità, di squisita fattura, e nel quale è infuso un toccante sentimento, ha modellato lo scultore Anacleto Barbieri, noto artista torinese, autore di molte opere sacre, tra le quali … un monumento ai Caduti di Carpi che i bombardieri nemici hanno distrutto.

Il bozzetto eseguito con particolare cura ed amore, è uno studio per l’esecuzione di un gruppo in marmo, con figure di grandezza al vero, da collocarsi in un nido di bambini» (Stampa Sera, 8 novembre 1944).

Anacleto Barbieri muore a Torino il 23 giugno 1949.

 

Urna in bronzo del Beato Giuseppe Cafasso

È Anacleto Barbieri a ideare la grande urna per le spoglie del Beato Giuseppe Cafasso donata dal Pontefice Pio XI che lo ha beatificato nel 1925.

È in stile barocco romano, presenta ai lati la Giustizia, la Temperanza, la Fortezza e la Prudenza (Virtù cardinali) mentre al di sopra, fra tralci di rose, vi sono la Fede, la Speranza e la Carità (Virtù teologali) sedute dorso contro dorso. L’urna, fusa in bronzo, è arricchita di marmi preziosi. Due medaglioni laterali in bassorilievo d’argento mostrano episodi della vita del Beato: insegnamento a scuola e assistenza ai condannati.

 

Riferimenti bibliografici

Florio Magnanini, L’artista dei sepolcri di guerra, voce.it

Maternità, Stampa Sera, 8 novembre 1944.

U.P. (Ugo Pavia) Il consolatore dei condannati a morte - L’urna donata dal Pontefice per le spoglie di Don Cafasso, La Stampa, 20 gennaio 1925.

Ugo Pavia, Uno scultore, La Stampa, 25 gennaio 1927.

 

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Articolo pubblicato il 17/05/2020