Enrico Reffo e la sua Scuola di pittura

«…torinese e valsesiano ad un tempo, lasciò tracce indelebili e luminose del suo genio pittorico in Piemonte e segnatamente nelle Chiese di Torino.» (Seconda Parte)

Leggi qui la prima parte.

 

Fin dall’anno seguente si parla di onorare la memoria di Enrico Reffo.

La Stampa del 10 aprile 1918 segnala la nascita di un Comitato cittadino per «… elevare un ricordo marmoreo ad Enrico Reffo, l’eminente artista cristiano, quanto umile altrettanto insigne, deceduto in Torino nello scorso luglio, il quale, torinese e valsesiano ad un tempo, lasciò tracce indelebili e luminose del suo genio pittorico in Piemonte e segnatamente nelle Chiese di Torino. Il Reffo ha diritto alla riconoscenza ed alla ammirazione dei posteri. Il monumento sarà eretto nella Chiesa di San Dalmazzo in Torino, che gli era particolarmente cara, e dove prima rifulsero i tesori del suo pennello».

Il Comitato annuncia una sottoscrizione per l’esecuzione del ricordo e promette altre iniziative per far meglio conoscere l’artista e le sue opere. Al Comitato hanno aderito S. A. la Principessa Laetitia, il prefetto, il sindaco ed il cardinale Richelmy, mentre il presidente è il cav. uff. prof. Corrado Corradino, storico dell’arte, critico letterario e poeta, e il segretario l’avvocato Ernesto Ferrettini, scrittore e critico musicale. Troviamo fra i componenti del Comitato, oltre agli allievi di Reffo Luigi Guglielmino e Federico Siffredi, molti architetti e artisti (Luigi Belli, Leonardo Bistolfi, i fratelli stuccatori Giovanni e Paolo Borgogno, Crescentino Caselli, Marco Calderini, Carlo Ceppi, Vittorio Cavalleri, Pietro Canonica, Casimiro Debiaggi, Carlo Follini, Giacomo Grosso, Tancredi Pozzi, Angelo Reycend, Edoardo Rubino, Carlo Stratta, Andrea Tavernier, Cesare Zocchi), sacerdoti (tra questi, don Filippo Rinaldi, futuro 3° successore di don Bosco), giornalisti ed esponenti cattolici (in particolare l’avvocato Carlo Bianchetti, molto noto nell’ambiente cattolico torinese fra ‘800 e ‘900, collaboratore di don Bosco e Leonardo Murialdo).

Il Comitato Esecutivo è formato dall’avvocato Carlo Bianchetti, Crescentino Caselli, don Giovanni Durando, curato dei Ss. Angeli Custodi, Luigi Guglielmino e Angelo Reycend. (La Stampa 10 aprile 1918).

L’iniziativa si realizza soltanto dopo 21 anni, nel giugno del 1939. Intanto a Cravagliana (Vercelli), il 22 agosto 1926, viene inaugurata una targa in bronzo alla sua memoria posta sopra l’ingresso del Municipio, opera dello scultore Carlo Conti di Borgosesia.

A Torino, nel mese di giugno 1939, nella chiesa di San Dalmazzo si celebrano i festeggiamenti centenari del fondatore dell’ordine dei Barnabiti, con la partecipazione di alti prelati. Viene anche inaugurato il busto a Enrico Reffo, opera del suo allievo Anacleto Barbieri. Stampa Sera del 16 giugno 1939 nel pubblicarne la foto, definisce Enrico Reffo «un artista la cui fama non ha varcato la soglia del collegio degli Artigianelli, dove insegnò per tanti anni, se non dopo la sua scomparsa».

La notizia è stata preceduta da sporadiche citazioni giornalistiche delle opere di Reffo presenti nelle chiese torinesi, citazioni che proseguono anche dopo la seconda guerra mondiale.

Tra settembre e ottobre del 1991, a Pinerolo, presso Palazzo Vittone, si tiene la mostra “Enrico Reffo (1831-1917)”, organizzata dai Giuseppini per commemorare la loro presenza da 50 anni in questa città. Nel catalogo, curato da C. Daprà e C. Thellung de Courtelary, Rosanna Maggio Serra lo definisce «vero maestro da recuperare senza più ritardi alla storia della pittura della nostra regione».

Le sporadiche citazioni giornalistiche riprendono anche dopo la mostra pinerolese, purtroppo anche in occasione del furto dalla Chiesa parrocchiale di Racconigi, della sua “Madonna Consolata con Bambino” (La Stampa, 18 giugno 2002). Nello stesso anno, Reffo viene considerato da “Torino non a caso” programma di visite guidate alla scoperta di Torino e del Piemonte gestite da 64 associazioni culturali, nella sezione autunnale che propone l’itinerario «Sulle tracce di Enrico Reffo e di Anacleto Barbieri nella Torino dei “Santi Sociali”».

Nel 2011, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino vengono esposti cinque cartoni preparatori e un modello ligneo, forse l’unico conservato tra quelli eseguiti da Reffo, con la Crocefissione ideata per decorare l’abside della chiesa di San Giovanni Evangelista.

Fine Seconda Parte - Continua

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Articolo pubblicato il 15/05/2020