La televisione oscurata dai telefonini?

Le frequenze dei telefonini 4G potrebbero "litigare" con il Digitale Terrestre

Cellulari che oscurano le tivù: sono gli smartphone Lte (Long term evolution, la quarta generazione di telefonia mobile), che "turbano" le frequenze da assegnare nel beauty contest televisivo. Potrebbe essere una coesistenza complicata quella che nei prossimi mesi farà litigare i futuri telefonini 4G con alcuni canali del digitale terrestre, a forte rischio interferenza: una questione di frequenze troppo vicine, anzi vicinissime, di disturbi dell'etere causati dalle antenne di telefonia mobile che litigano con quelle del digitale terrestre.

E sono proprio i preparativi per l'asta delle frequenze, con la presentazione delle offerte il 29 agosto, che stanno portando alla luce alcune criticità relative alla coesistenza tra le stazioni radio-base di nuova generazione e gli impianti di ricezione della televisione digitale. Nell'occhio del ciclone c'è soprattutto il primo dei sei lotti della banda a 800 Mhz (ognuno vale oltre 353 milioni di euro), la porzione di spettro più pregiata liberata dalle televisioni con il passaggio al digitale terrestre e pronta da assegnare agli operatori di telefonia mobile con un'asta dalla quale il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, spera di incassare non meno di 3,1 miliardi di euro (partendo da una base di 2,4 miliardi).

Ma di che banda si parla? Dei vecchi canali che vanno dal 61 al 69, da dedicare appunto ai nuovi cellulari dopo il trasloco delle tv: il famoso "dividendo digitale" che le telco sono pronte a pagare, più che a staccare, affamate come sono di spettro per alimentare il boom dell'internet mobile. Perché il concetto è: dai nove vecchi canali tv si ottengono sei lotti da 5 Mhz ciascuno, anche se la banda messa a disposizione nell'asta contempla anche i 1.800, 2.000 e 2.600 Mhz.

Il canale più a rischio è il 60, di Telecom Italia Media, con emittenti come La7 e Mtv, preoccupate di un potenziale blackout: un timore che l'azienda conosce bene, pur trovandosi curiosamente nella parte del danneggiato ma anche del "danneggiante", visto che la capogruppo Telecom Italia è tra i partecipanti alla gara del digital dividend. Preoccupazione che Ti Media ha espresso anche all'Agcom in una lettera datata 4 maggio, nella quale si invita l'Autorità a «individuare soluzioni idonee a far sì che la rete tv sul canale 60 Uhf, confinante con la banda a 800 Mhz (...), rimanga equivalente sotto ogni profilo di capacità trasmissiva alle reti degli altri operatori».

Un tema che all'Agcom conoscono bene, tanto che al punto 115 della delibera 282/22/Cons, sulle regole e le procedure per l'assegnazione del dividendo digitale, l'Authority spiega che «al blocco numero uno dell'800 non è associato alcun obbligo di copertura, coerentemente con la possibilità per l'operatore di tale blocco di definire una pianificazione di rete in grado di tener conto della gestione delle eventuali interferenze con la banda adiacente». Che tradotto significa: niente sconti sul primo lotto, ma l'aggiudicante non dovrà darsi pena per la copertura del Paese. E c'è anche qualche concorrente che sottolinea come in realtà Telecom sia avvantaggiata da questa situazione: «C'è un'asimmetria informativa – sostengono – perché sono in possesso di informazioni dettagliate sulla distribuzione del segnale sul canale 60 e hanno quindi maggiore flessibilità nel definire gli interventi ottimali».

E se è vero che Ti Media è l'emittente danneggiata è ipotizzabile che, a livello di gruppo, sia sensato gestire l'affaire delle interferenze in casa, cercando quindi di accaparrarsi questo lotto al quale, probabilmente, non ci sarà una gran corsa. Senza contare che lo strabordante l'Lte potrà colpire, almeno sulla carta, anche Rai e Mediaset, non tanto per colpa delle interferenze "del canale adiacente", quanto per il così detto "accecamento", che può riguardare tutti i blocchi, causato da un'elevata ampiezza del segnale d'ingresso del digitale.

La soluzione? Speciali filtri, che potrebbero costare parecchio al Governo: qualcuno parla di 100 milioni di euro, una cifra simile a quella pagata nel Regno Unito per far quadrare il cerchio della banda ballerina.

Fonte: IlSole24ore.com

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Articolo pubblicato il 10/08/2011