Coronavirus in Piemonte. Il primo maggio riduce i decessi. Oltre 300 i nuovi contagi
Ferruccio Fazio

AGGIORNAMENTO DEL 2 MAGGIO: Le prime indicazioni della Commissione Fazio. Il nuovo modello di medicina territoriale. Il dato nazionale

L’andamento che seguirà nei prossimi giorni, potrà dirci se si è trattato di una fermata tecnica dovuta alla Festa del Lavoro o se, effettivamente  la mitica curva ha iniziato un percorso virtuoso. Gli indici rilevati ieri sera volgono tutti al meglio, eccetto per i nuovi contagi che avanzano, seppur con meno impeto rispetto ai giorni scorsi.

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 5.672 (396 in più di ieri): 486 in provincia di Alessandria (+25), 226 in provincia di Asti (+14), 306 (+29) in provincia di Biella, 624 (+32) in provincia di Cuneo, 497 (+59) in provincia di Novara, 2.898 (+219) in provincia di Torino, 273 (+5) in provincia di Vercelli, 293 (+11) nel Verbano-Cusio-Ossola, 69 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 2.449 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

Sono 25, cifra  record ( 29 in meno di ieri) i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19, di cui 12 al momento registrati nella giornata di ieri (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.111 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 570 ad Alessandria, 176 ad Asti, 164 a Biella, 247 a Cuneo, 263 a Novara, 1.386 a Torino, 160 a Vercelli, 112 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

Torino continua a dimostrarsi la città e provincia maggiormente colpita.

Sono 26.767 (+314 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.514 in provincia di Alessandria, 1.601 in provincia di Asti, 970 in provincia di Biella, 2.504 in provincia di Cuneo, 2.334 in provincia di Novara, 13.352 in provincia di Torino, 1.118 in provincia di Vercelli, 1.024 nel Verbano-Cusio-Ossola, 239 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 179 (- 17 rispetto a ieri), mentre i ricoverati non in terapia intensiva sono 2.549 (+ 61 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.807

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 164.053, di cui 88.339 risultati negativi.

Intanto il gruppo di lavoro coordinato dal professor Ferruccio Fazio, ha già diffuso le linee portanti di quanto in via di elaborazione, con l’indicazione di  misure differenziate per aree omogenee e non per il Piemonte intero.

E’ questo il suggerimento di maggiore attualità contenuto nel primo report del Gruppo di lavoro, consegnato ieri all’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, che ha immediatamente provveduto a sottoporlo  all'Unità di crisi per la predisposizione dei piani operativi consequenziali

L’applicazione della strategia preventiva che verrà individuata per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus, si legge nel documento, “dovrà necessariamente basarsi sull’analisi della distribuzione delle intensità di contagio sul territorio del Piemonte”.

In analogia terminologica con altri contesti di controllo delle malattie da infezione (ad esempio, la malaria), verrebbero quindi individuati diversi “strati” od aree, assimilabili e classificabili per omogeneità dei parametri considerati e/o della natura ed intensità degli interventi.

“In tal senso, è prevedibile che, ad esempio, l’area urbana di Torino rappresenterà uno strato autonomo, così come, per motivi diversi, potrà essere considerato uno strato unico quello comprensivo delle valli del Piemonte. La divisione in strati o aree omogenee avrà evidentemente anche lo scopo della destinazione selettiva e commisurata delle opportune risorse umane, materiali ed organizzative, che si svilupperà in funzione del volume e dell’intensità degli interventi previsti, quindi tarata in funzione della popolazione, dell’intensità di trasmissione dell’infezione e delle articolazioni logistiche necessarie”.

Quanto al tracciamento dei contatti, la relazione del Gruppo Fazio osserva che “la strategia necessaria per una fase di uscita dal lockdown deve prevedere obbligatoriamente la previsione di un rimbalzo generale dei contagi, numericamente diverso rispetto al tipo di riaperture e di scalabilità nell’uscire dal lockdown, con le necessarie predisposizioni di sicurezza messe a sistema e con la possibilità che si creino dei nuovi macro-focolai o “cluster”: occorre pertanto che il sistema di risposta della Sanità Regionale si collochi in modalità di “tracciamento attivo” dei contagi, senza attendere il peggioramento o il ricovero in ospedale, ma intercettandoli all’inizio per impedire che si diffondano ulteriormente su altri loro contatti, oppure che diventino più gravemente malati e prevalentemente ospedalizzabili”.

Fondamentale, a questo proposito, la disponibilità dei tamponi ( che ieri scarseggiavano ad Alessandria e ad Asti). “Al momento attuale – si legge nella relazione - la produttività massima teorica realizzabile (calcolata imputando per ciascun laboratorio la produzione massima realizzata) è pari a circa 9.000 tamponi al giorno. Considerato che non è ipotizzabile che ogni laboratorio realizzi ogni giorno il suo massimo teorico (per problemi tecnici e di approvvigionamento di reagenti), si sottolinea che la produzione massima ottenuta (realizzata il 23 aprile 2020) pari a 7.330 tamponi (81% del massimo teorico) appare un’ottima performance”.

Considerando che “le iniziative presentate a mezzo di relazione dall’Unità di crisi, recentemente annunciate, porteranno a raggiungere un numero massimo teorico di 13.000 test al giorno, pari a circa 9.000-10.000 test al giorno effettivamente realizzabili (70-80% del teorico), il sistema, a regime nel mese di maggio, permetterebbe quindi di attuare una strategia di “contact tracing and testing” se un nuovo picco epidemico sarà inferiore o al massimo uguale a quello che il Piemonte ha sperimentato”. Va tenuto conto che “sono comunque pianificabili ulteriori iniziative che permetterebbero di raggiungere un numero massimo teorico di circa 20.000 test al giorno, pari a circa 14.000-16.000 test al giorno effettivamente realizzabili (70-80% del teorico)”.

Sull’impiego dei test sierologici, il Gruppo di lavoro Fazio rileva che “l’interpretazione a fini diagnostici, clinici ed epidemiologici, deve avvenire in un contesto specialistico, senza il quale la lettura di qualsiasi risultato rischia di esporre il soggetto ad incauti provvedimenti, come l’incongrua attestazione di guarigione”.

In particolare, la raccomandazione è che l’eventuale applicazione dei test in ambiti aziendali “sia effettuata sotto la supervisione di un medico competente”, cosi come si raccomanda la supervisione e/o l’autorizzazione da parte delle Asl per i test sulla popolazione.

Sulla base di queste prime constatazioni e considerazioni, il Gruppo di lavoro Fazio si propone, come obiettivo prioritario, di “predisporre un modello di assistenza sanitaria territoriale che trovi il proprio fulcro nei medici del territorio, in primis i medici di medicina generale, valorizzando, al contempo, tutte le risorse che, in ambito sanitario sul territorio già operano (ad es. le farmacie), ovvero che potrebbero essere opportunamente attivate (ad es. l’infermiere di comunità e altri operatori sanitari) al fine di migliorare la qualità dell’assistenza territoriale anche per la gestione delle cronicità, in un rapporto integrato con la rete ospedaliera, sfruttando altresì le potenzialità delle nuove tecnologie negli ambiti della telemedicina”.

Tutto bene, peccato che da oltre 15 anni, altri ricercatori della  Sanità, non così celebrati come il Professor Fazio, ma avvezzi ad affrontare ogni giorno, le problematiche sul territorio, avessero già disegnato l’opportunità di riorganizzare, in tale direzione, il nostro sistema sanitario regionale. Purtroppo furono inascoltati, per le camarille politiche e correntizie che ieri come oggi, infestano la nostra Regione.

Il dato nazionale

Sono 78.249 i guariti dal coronavirus in Italia, con un incremento di 2.304 rispetto a giovedì, circa la metà rispetto al record che si era registrato ieri in numero di nuovi 'negativizzati'. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile. Cala il numero dei malati, anche se il dato di ieri è in rallentamento rispetto a giovedì. Sono scesi a 100.943, con un decremento di 608 persone (ieri erano stati -3.106 i malati rispetto al giorno precedente). Sono salite a 28.236 le vittime per coronavirus in Italia, con un incremento di 269 in un giorno.

 

Non si arresta l'ormai stabile da settimane trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus: a ieri erano 1.578, 116 in meno rispetto a giovedì.  In Italia i contagiati totali, vale a dire gli attualmente positivi al coronavirus, le vittime e i guariti, sono 207.428, con un incremento rispetto a ieri di 1.965. 

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Articolo pubblicato il 02/05/2020