Coronavirus in Piemonte. Protesta di medici ed infermieri in regione. Non scendono i contagi. Confronto con i gruppi di lavoro sulla sanità territoriale (Fazio) e sulla riorganizzazione ospedaliera (Monchiero)

AGGIORNAMENTO AL 1 MAGGIO: I tamponi nelle RSA, il dato nazionale

Quest’anno il primo maggio si celebra in modo virtuale ed il tema dominante evidenzia la perdita già effettiva di posti di lavoro ed i timori per la ripresa post coronavirus, ma la rabbia ed il disappunto di medici ed infermieri, categorie, mai in prima linea per rivendicare problemi individuali, o di categoria, ieri non si sono fatti attendere.

 

"Non siamo né eroi né missionari, siamo gli stessi professionisti di sempre, gli stessi che sono sempre stati bistrattati sia dal punto di vista dell'immagine che economico". Con cartelli come 'eroi nei titoloni, trattati da straccioni' medici, infermieri e operatori della sanità hanno protestato ieri mattina nel cortile dell'ospedale Molinette di Torino contro le "carenze e la mancanza di sicurezza" nell'affrontare l'emergenza Coronavirus. Manifestazioni analoghe si sono svolte in altre città piemontesi, tra cui Ivrea, Novara e Vercelli.


"Mai come adesso tutti i lavoratori hanno bisogno di dimostrare che lavorare in sicurezza è fondamentale. Siamo arrivati a quasi 200 morti fra i sanitari, possiamo chiamarla sicurezza? O il fatto che non si metta in sicurezza chi ti serve di più?", si chiede uno dei medici che hanno preso parte al flash mob promosso dalle organizzazioni sindacali di categoria.


Fra i temi principali la carenza di Dpi, i dispositivi di protezione individuale che "dovrebbero essere disponibili sempre e per tutti non contingentati, 'a numero chiuso'".


"In questo momento - accusano i sindacati - dalla Regione nei nostri confronti ci sono tantissime parole, in passato ci sono stati tagli del personale e blocco del turn over". E guardando al nuovo periodo che si apre ammoniscono che "bisogna fare in modo che la Fase 2 sia una fase molto molto protetta e tutti capiscano che la mascherina non basta".

 

Anni di incuria e di posizioni di potere lottizzate dalla mala politica,  hanno creato in Piemonte la situazioni di insicurezza che abbiamo vissuto e narrato in questi mesi. Urge correre ai ripari!

 

Intanto anche gli ultimi dati diffusi nella serata di ieri, non promettono bene, perché non accenna a diminuire il flusso dei nuovi contagi.

 

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 5.276 (365 in più di ieri): 461 in provincia di Alessandria (+15), 212 in provincia di Asti (+17), 277 (+22) in provincia di Biella, 592 (+43) in provincia di Cuneo, 438 (+37) in provincia di Novara, 2.679 (+200) in provincia di Torino, 268 (+12) in provincia di Vercelli, 282 (+14) nel Verbano-Cusio-Ossola, 67 (+5) provenienti da altre regioni.

 

Altri 2.522 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo. Elementi di per sé positivi, se non fosse per l’interminabile coda dei nuovi contagiati.

 

Sono 54 (12 in meno di ieri) i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19”, di cui 15 al momento registrati nella giornata di ieri (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

 

Il totale è ora di 3.086 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 568 ad Alessandria, 173 ad Asti, 163 a Biella, 243 a Cuneo, 258 a Novara, 1.378 a Torino, 160 a Vercelli, 110 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

Risultano 26.453 (+458 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.478 in provincia di Alessandria, 1.588 in provincia di Asti, 966 in provincia di Biella, 2.487 in provincia di Cuneo, 2.301 in provincia di Novara, 13.164 in provincia di Torino, 1.114 in provincia di Vercelli, 1.007 nel Verbano-Cusio-Ossola, 237 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 196 (-3 rispetto a ieri), mentre i ricoverati non in terapia intensiva sono 2.488 (- 133 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.885.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 158.762, di cui 84.362 risultati negativi.

 

Dopo il tutt’altro che brillante esordio dell’Unità di Crisi, la regione sta correndo ai ripari per diagnosticare lo stato di efficienza delle strutture sanitarie e la congruità dell’offerta sanitaria, reduce da tagli indiscriminati e da visioni a volte antitetiche che hanno determinato le scelte del passato e dell’ultimo anno, deprecate e rivelatesi deleterie. Da qui la messa in opera di due gruppi di lavoro.

 

“Abbiamo verificato che la Sanità territoriale piemontese presenta criticità non tanto da un punto di vista normativo ma organizzativo: bisogna rivedere il rapporto tra ospedali e territorio, che non è stato, negli anni, implementato a dovere. Il nostro è un gruppo di lavoro con funzioni propositive e consultive ma non esecutive o d’indagine”, ha spiegato il coordinatore del gruppo di lavoro per il rinnovo della Sanità territoriale Ferruccio Fazio nella riunione odierna della Commissione Sanità, alla presenza dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi.

 

Fazio ha aggiunto: “Stiamo provando a immaginare come potrà essere il sistema sanitario territoriale proponendo di rendere centrale il medico di medicina generale e di favorire l’associazionismo. Solo così si potranno ‘lasciare sul territorio’ alcune patologie non gravi e contribuire al decongestionamento dei pronto soccorso e degli ospedali, favorendo il benessere e la qualità della vita dei cittadini”. 

 

Tra i problemi maggiori riscontrati, ha aggiunto “il tetto del 30% per le reti di medicina generale, l’assenza di un percorso chiaro per le patologie croniche e per i codici bianchi, che dovrebbero essere gestiti sul territorio e non attraverso il 118, e le distanze che, soprattutto nelle zone rurali, costituiscono un vero e proprio ostacolo al raggiungimento delle strutture di continuità assistenziale.

 

Alcuni consiglieri regionali hanno interrogato l’ex ministro Fazio, su come il gruppo di lavoro giudichi il Piano sulla cronicità, approvato dal Consiglio regionale allo scadere dello scorso mandato e ancora non del tutto attuato, Fazio ha replicato che “si tratta di un piano valido che va implementato”. Oltre che sulla telemedicina, ha aggiunto “un buon Piano sulla cronicità deve basarsi sulla competenza del medico di medicina generale che cura le malattie croniche sul territorio, delle infermiere di comunità e dell’associazionismo”.

 

Su iniziativa dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ieri mattina, la Giunta regionale ha costituito un gruppo di lavoro di esperti a supporto dello stesso Assessorato per valutare e formulare proposte finalizzate al miglioramento dell'assistenza ospedaliera.

 

Si tratta, sul fronte ospedaliero, dell’identica operazione messa in campo nei giorni scorsi per la riorganizzazione della medicina territoriale e affidata, in quel caso, al gruppo di lavoro del professor Ferruccio Fazio.

 

“Per far fronte alla pandemia covid – osserva l’assessore Icardi – l’intero sistema sanitario piemontese ha subito una drastica e inevitabile riorganizzazione, che oggi va necessariamente rivista per permettere ai servizi sanitari di tornare alla normalità, mantenendo al contempo l’assistenza specifica per i pazienti covid. Sull’assistenza ospedaliera, c’è la necessità di analizzare le problematiche strutturali storicamente presenti ed evidenziate dall’emergenza coronavirus, effettuando comparazioni con l’esperienza di altre Regioni italiane, formulando proposte per l’organizzazione dell’area ospedaliera e valutando il livello di integrazione ospedale-territorio, con l’obiettivo di rendere l’offerta delle prestazioni sanitarie il più funzionale alle necessità dei cittadini”.

 

Del nuovo gruppo di lavoro, presieduto da Giovanni Monchiero, già presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), sono stati chiamati a fare parte Valter Galante (commissario Asl Alessandria), Giovanni La Valle (commissario AOU Città della Salute e della Scienza di Torino), Carlo Picco (commissario Asl Città di Torino), Daniela Kozel (direttore sanitario AO di Alessandria), Elide Azzan (direttore sanitario Asl di Novara), Giuseppe Guerra (direttore S.C. Direzione sanitaria ospedale Savigliano dell’Asl Cuneo 1), Ezio Ghigo Ezio (direttore Dipartimento area medicina generale e specialistica - AOU Città della Salute e della Scienza di Torino), Franca Fagioli (direttore Dipartimento patologia e cura del bambino “Regina Margherita” - AOU Città della Salute e della Scienza di Torino), Gianluca Aimaretti (direttore Dipartimento medicina Università Piemonte Orientale – AUO di Novara) e Daniela Ballardini (DiPSa Asl Città di Torino).

 

“Il Gruppo di lavoro di Monchiero e quello di Fazio – dice l’assessore Icardi – opereranno in piena sinergia e condivisione di intenti, con l’aiuto del responsabile dell’Area di supporto alla pianificazione strategica della Regione Piemonte, Paolo Vineis, e delle migliori professionalità che si intenderà coinvolgere. Contiamo di poter disporre dei nuovi piani per la riorganizzazione del Sistema sanitario regionale entro luglio”.

 

L’Unità di Crisi della Regione, dopo aver sottovalutato il problema per settimane, cerca di correre ai ripari anche verso le case di riposo.

Così, vien reso noto che, al 27 aprile, nelle residenze sanitarie assistenziali piemontesi erano stati effettuati 34.180 tamponi virologici al personale e agli ospiti, a fronte dei 140.996 eseguiti sul complesso della popolazione fino a tale giorno.

 

Dei 34.180 tamponi, 7.983 sono risultati positivi19.573 negativi6.624 erano in attesa dell’esito (fonte ASL).

Dall’analisi dei dati ricevuti dalle singole Rsa, sono quindi risultati positivi al Covid-19 il 25,5% degli ospiti e il 21% del personale.

Le Residenze sanitarie assistenziali del Piemonte hanno più di 40.000 ospiti e circa 15.000 dipendenti.

 

Il dato nazionale

Sono 75.945 i guariti dal coronavirus in Italia, con un incremento record di 4.693 rispetto a ieri. E' l'aumento maggiore dall'inizio dell'emergenza. Di questi 2.999 si sono registrati in Emilia Romagna. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile. 

 

Oggi anche calo record in un solo giorno dei malati per coronavirus. Sono scesi a 101.551, con un decremento di 3.106 in 24 ore.

 

Non si arresta l'ormai stabile da settimane trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus: ad oggi sono 1.694, 101 in meno rispetto a ieri. Di questi, 605 sono in Lombardia, 29 in meno rispetto a ieri. Dei 101.551 malati complessivi, 18.149 sono ricoverati con sintomi, 1.061 in meno rispetto a ieri, e 81.708 sono quelli in isolamento domiciliare, 1.944 meno di ieri. Purtroppo continuano ad aumentare le vittime, salite a 27.967 con un incremento di 285 in un giorno.

 

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Articolo pubblicato il 01/05/2020