Governo o Comitato di salute pubblica? Conte abusa del potere
Il Comitato di salute pubblica ai tempi della rivoluzione francese

di Aldo A. Mola

Per affrontare la “Fase Due” dell’emergenza contro la diffusione del covid-19 il governo Conte è ricorso, ancora una volta, a un Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri: fonte normativa assai discutibile quando in ballo vi sono i diritti di libertà, come stigmatizzato da molti costituzionalisti (ma non da tutti: del resto già Vittorio Emanuele III ebbe a osservare che il “potere” trova sempre qualche costituzionalista disposto a dargli ragione).

Il nuovo DCPM sulla cosiddetta “Ripartenza” lascia delusi e per certi aspetti sgomenti, sia per ciò che dice, sia per ciò che tace. Unica concessione innovativa è la visita ai “congiunti”, sinonimo di parenti. Quale idea di parentado abbia questo governo emerge dal limite di 15 persone consentite ai funerali. Se il defunto lascia una vedova, tre figli sposati, ciascuno dei quali con un paio di pargoli il corteo è chiuso. Vengono tagliati fuori fratelli e sorelle dell’estinto con rispettivi discendenti, nonché cugini, zii e, soprattutto, quanti, senza rapporti, di sangue vorrebbero rendere un saluto estremo all’amico, “congiunto di elezione” in un paese nel quale vigono i motti “parenti serpenti” e “i parenti uno se li trova, gli amici li sceglie”.

Il governo irrompe insomma in una sfera nella quale non vale giurisdizione alcuna: quella degli affetti e dei sentimenti più alti, cioè della libertà. Come vieta incontri tra fidanzati e ignora le coppie di fatto, che a volte non vivono sotto lo stesso tetto e non sono unite da vincolo “certificato”, così esso entra a gamba tesa nella libertà di culto, vietando la celebrazione delle messe.

Non v’è bisogno di essere cristiani praticanti per ricordare con ammirazione i sacerdoti che celebrarono messe per i combattenti anche di differenti nazioni e quali ne fossero la divisa o il colore del fazzoletto. I Cappellani hanno insegnato il valore della Messa: la sua sacralità non sta nell’“edificio” ma nell’assemblea dei fedeli che assiste alla consacrazione delle specie, con quanto ne segue. La difesa della libertà della celebrazione della messa contiene in sé quella di tutti i culti ammessi e anche di speciali riunioni fraterne attorno a un tappeto a quadri bianchi e neri, con i pochi attrezzi dell’Arte Regale e il Libro.

Vi sono limiti oltre i quali l’autorità di polizia (in tutte le sue vesti) si deve fermare. Vi sono libertà non negoziabili, che vanno difese da ogni intrusione. Perciò va riscoperto e aggiornato il motto dei liberali d’Italia sin da Camillo Cavour: “Libera messa in libero Stato”. Chi vuol essere libero di non osservare alcun culto deve difendere anche il diritto di chi invece vuole praticarne, nei limiti consentiti dalla Costituzione, e non confonde la celebrazione della messa con una fiction teletrasmessa.

Allo stesso modo, la teledidattica non è la Scuola: “montagna” immensa, questa, accuratamente elusa dal nuovo Decreto Conte, che ignora tutte le problematiche connesse alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e, soprattutto, abbandona di fatto i minori a se stessi.

La condotta del governo evoca lo spettro del giacobino Comitato di salute pubblica che, per rafforzarsi, inventò il nemico, la Vandea, e l’annientò. Non abbiamo motivo di esultare nell’apprendere che sono stati eseguiti 10 milioni di controlli. Saremmo più lieti di sapere che, a tre mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri del 31 gennaio scorso, il governo fosse finalmente in grado di assicurare mascherine, tute, tamponi, respiratori e assistenza sanitaria a chi ne ha bisogno.

Un’ultima considerazione: la circolazione all’interno di ciascuna regione (per lavoro, salute e, dal 4 maggio, per “visitare i congiunti”) è certo un passo in più rispetto a quella sinora consentita nei ristretti confini del comune ove i cittadini si trovano a vivere all’inizio della normativa emergenziale. Essa, però, non consente affatto il decollo della principale industria del Bel Paese: il turismo. Questo prenderà corpo solo se e quando verrà formalmente ripristinato il diritto di circolazione interregionale e sarà autorizzato, in tutto o in parte, il trasferimento delle famiglie nelle seconde case al di fuori della regione di residenza, domicilio o dimora. È anche l’unica via per allentare la pressione demografica nelle aree in cui la popolazione soffoca, per concorrere alla ripresa armonica dell’economia nazionale e per consentire all’Italia di tornare a un minimo di “normalità”, sull’esempio di quanto già accade nella maggior parte dei Paesi europei.

L’emergenza ormai non è più solo “sanitaria”: è politica. Ed esige l’intervento delle Camere.

Aldo A. Mola

 

Immagine di apertura: fonte Wikipedia.

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Articolo pubblicato il 28/04/2020