Carmelo Lavuri: cittadino della Circoscrizione 7
Carmelo Lavuri

La situazione precaria è favorita da leggi troppo permissive

Carmelo Lavuri: cittadino della Circoscrizione 7, di Porta Palazzo, per l'esattezza, che ne è il cuore pulsante.

Personaggio sempre attivo al fianco delle Istituzioni alla ricerca di un miglioramento delle condizioni di vivibilità e del rispetto delle regole messe troppo spesso in pericolo da un buonismo di facciata che si traduce in totale permissivismo:

"Nessuno mi ha mai costretto e ciò che faccio è una cosa che sento dentro di me - ha esordito - anche perchè nell'arco degli anni ho riscontrato una certa qual latitanza da parte di qualche politico per cui ho sentito la necessità ed il bisogno di occuparmi di questo territorio, della sofferenza che vive ogni giorno a causa della diffusa delinquenza forse determinata dalla grande frequentazione dovuta al mercato che è tuttora il più grande d'Europa all'aperto.

A mio avviso la situazione precaria è favorita da leggi troppo permissive sì da favorire, in un certo senso, il fenomeno della delinquenza. A tutto ciò si aggiungono posizioni di eccessiva tolleranza da parte di una certa politica e di una certa magistratura che non porta da nessuna parte anzi crea di riflesso gravi disagi ai cittadini onesti".

Lavuri ha poi voluto sottolineare come certe situazioni, che fanno ormai parte del quotidiano, abbiano costruito un particolare stato d'animo:

"Non è che io voglia - ha proseguito - parlare di terrore ma tuttavia mi sento di dire che i cittadini non si sentono abbastanza tutelati e sono quasi spinti ad assumere determinate posizioni sperando in un risveglio da parte delle Istituzioni e della stessa politica".

Cittadini, quindi, scarsamente protetti e troppo spesso in balìa dell'illegalità:

"Non è che il cittadino va messo nella bambagia - ha precisato Lavuri -  o comunque guardato a vista: occorre semplicemente ridare ai cittadini il territorio affinchè possano uscire di casa a qualunque ora tranquilli e non con la paura di subire una qualsiasi forma di aggressione".

Discorso pienamente condivisibile che tuttavia è in rotta di collisione contro certe forme di eccessiva tolleranza:

"Anche questo è un serio problema che stiamo affrontando da anni e che purtroppo oggi ha trovato una sorta di appoggio da parte di chi governa la città con la tolleranza sul mercato abusivo del sabato in San Pietro in Vincoli, lo stesso che alla domenica si trasferisce a Porta Palazzo.

Se pensano che questo sia il veicolo migliore per fare integrazione , per conto mio sbagliano; per me integrazione vuol dire che ogni soggetto deve fare il proprio dovere rispettando le regole e le leggi".

Lavuri ha insistito su come questa sia la forma migliore per favorire il processo che alla fine giova a tutti, in particolar modo a chi è già da anni sul territorio, vi opera onestamente e si vede accomunato dall'opinione pubblica a chi pensa di poter fare quello che vuole senza risponderne ad alcuno:

"Il rispetto delle disposizioni emenate dal Governo cittadino è la vera integrazione - ha caldeggiato nel prosieguo - che sfocia nel rispetto degli altri e della pacifica convivenza".

Allora il problema scaturisce da una certa frangia di quella politica che alla faccia del perbenismo di comodo ci propina molte incongruenze:

"Se nel 1990 - ha replicato Lavuri - quando iniziò l'immigrazione si fosse posto un freno che rispecchiasse le vere esigenze del paese in merito, oggi non avremmo più di 5.000.000 di immigrati ai quali non possiamo dare delle certezze sia occupazionali sia pure di domiciliarità decorosa.

Sono convinto comunque che di tutti costoro una minima parte, che stimo dello 0,2 %, vive nell'illegalità; con questo voglio dire che se fossimo intervenuti su un numero inferiore com'era all'inizio avremmo avuto minori difficoltà a controllare chi non ottemperava alle disposizioni del territorio in cui si era insediato.

Avremmo così potuto proteggere anche gli immigrati che si stavano costruendo onestamente quel futuro che era stato loro negato nella terra natìa".

Ma così, abbiamo aggiunto in maniera provocatoria, sarebbe venuto meno quel senso di interventismo statale a posteriori che vuole dare il senso della presenza istituzionale:

"Tutto ciò - ha proseguito -  mi ricorda, in un certo senso, la questione meridionale che nè Gramsci nè Salvemini e tanto meno i politici attuali sono riusciti a risolvere.

Il fatto è, a mio modo di vedere, che fa comodo a tutti avere un meridione sottosviluppato per poter sempre godere dell'alibi di intervento; ciò favorì, come oggi sta accadendo con gli immigrati, le forme più ingegnose di illegalità come la vendita delle più disparate tipologie di merci, dagli orologi ai tessuti e quant'altro.

Se allora si fosse stroncato il fenomeno sul nascere, ora non ci troveremmo nelle condizioni di quasi impotenza verso il continuo dilagare dell'irregolarità. Oggi alle vendite "improprie" di merce rubata si sono aggiunti lo spaccio e le conseguenti presenze di tossicodipendenti: non mi pare che questo sia il modo migliore per fare intergrazione, anche se poi la questione mercato abusivo è stata mimetizzata in una delibera che parlava di disoccupati e cassintegrati".

Situazione di assai dubbi risvolti che portano ad esprimere fondati dubbi:

"Per prima cosa - ha continuato Lavuri - non ci credo, ma anche ammesso che sia vero mi devono spiegare come fanno a vivere certe persone con quel misero introito del sabato e della domenica. Anche qui si è creato un falso problema risolto nella peggiore maniera; questa gente è stata trattata alla stessa stregua di animali randagi ai quali viene proposta la classica ciotola per farli stare buoni".

Ma allora si tratta di problemi irrisolvibili o che non si vogliono risolvere:

"Probabilmente è un misto di incapacità e di non voler fare" - ha replicato decisamente Lavuri.

La domanda logica allora è caduta sulla mancata volontà di cambiare rotta per ciò che riguarda la conduzione del Governo cittadino in mano praticamenta da sempre alla sinistra, la stessa che poi si lamenta che le cose non funzionano:

"Purtroppo è così ma non per questione di schieramenti bensì per questione di uomini; anche alle ultime primarie abbiamo assistito alla contrapposizione tra un ex Pc ed un ex DC: simboli ormai obsoleti dietro cui si proponevano personaggi non scelti dalla gente ma dal partito.

Un callo indurito per la città che è stata la prima Capitale d'Italia, patria del cinema, della televisione, della moda come pure simbolo dello sviluppo industriale; solo il ricambio generazionale potrà dare una svolta decisiva, ma ciò non potrà accadere a breve termine".

Quindi la città di Torino va incontro ad un lungo periodi gestazione che dovrebbe partorire nuovi personaggi e nuovi scenari politici:

"A mio avviso - ha siglato Lavuri - occorre produrre un nuovo sistema elettivo che individui i soggetti fra la gente, fra coloro che si conoscono personalmente per l'operato quotidiano a favore delle comunità e non per se stessi; a coloro che sappiano anche dare il giusto freno a questa nuova forma di schiavismo devastante di cui troppi approfittano.

Un sistema potrebbe essere il contatto coi vari Consolati per definire una regolarità di flussi ma soprattutto un'informazione seria delle condizioni in cui versa l'Italia, descritta come il paese del benessere mentre invece siamo sulla soglia della crisi più profonda, di un paese che può offrire per al maggior parte lo sfruttamento o le condizioni di massimo disagio, condizioni facilmente comprovabili".

Ma allora la lotta a questa sorta di schiavismo non si vuole metter in atto:

"Secondo me no - ha replicato - altrimenti i politici, sempre loro, avrebbero agito in maniera diversa soprattutto per ciò che concerne l'informazione e non soltanto per avere nuove braccia da sfruttare in nome di una falsa ricchezza come viene descritto il fenomeno dell'immigrazione".

Ma c'è anche un altro aspetto preoccupante che vede molti commercianti italiani chiudere i loro negozi che il giorno dopo vengono riaperti da altre realtà ormai consolidate sul territorio:

"Più di una volta - ha confermato - mi sono chiesto da dove arrivino quei soldi, come hanno ottenuto rapidamente le licenze oppure se hanno dei soldi da buttare visto che chi c'era prima di loro ha dovuto abbassare la saracinesca.

Sono sicuramente necessari controlli più stretti sulla regolarità delle posizioni occupazionali: non basta avere i soldi per comprare la licenza se poi si sfruttano i lavoratori che non sono certo tutelati come i nostri dagli organismi sindacali.

Mi viene perciò da pensare che tutti questi negozi, quando verrà l'onda d'urto della crisi che sta privando la gente del potere d'acquisto, dovranno chiudere a meno che la provenienza del denaro usato per iniziare l'attività abbia improprie derivazioni".

Abbiamo infine chiesto a Carmelo Lavuri cosa si auguri per il domani del suo quartiere e della sua città:

"Spero in un risveglio da parte di chi governa Torino con gente nuova che abbia voglia di fare onestamente politica per gli altri e non per se stessi; un esempio viene da Cagliari: il Sindaco e gli Assessori hanno rinunciato a molti privilegi, lui si è dimesso immediatamente da Consigliere regionale ed ha rinunciato ad ogni spettanza arretrata.

E' un segnale forte in un momento in cui i partiti sono ancora troppo forti, talmente forti da mettere in difficoltà chi li rappresenta al timone di una qualsiasi amministrazione. Per cui mi sento di affermare: meno potere ai partiti e più potere a chi va a governare con spirito di libero pensiero.

Solo così si può in qualche modo interagire; non come è accaduto in un comune partenopeo in cui il sindaco aveva prodotto alcune sostanziali direttive come la raccolta differenziata ed è stato allontanato forse perchè stava compiendo il suo dovere.

Purtroppo devo confermare che in questo paese chi ha voglia di fare viene stroncato sul nascere da chi ha interessi economici più ancora che politici. Chi governa le città come pure i paesi non deve avere paletti imposti dai partiti".

Un'affermazione sicuramente condivisibile che sfiora tuttavia l'utopia:

"Sono fiducioso negli uomini onesti - ha chiuso Lavuri - e ce ne sono: basta solo dar loro la possibilità di scrollarsi di dosso la dipendenze di colore politico ed allora le speranze potranno concretizzarsi in piacevoli realtà per tutti.

Io sono siciliano e da noi si dice uomini, omminicchi e quaqquaraqquà: vogliamo gli uomini, gente che metta ci metta la faccia e si spenda in prima persona ed abbia il coraggio di sostenere le cose in cui crede per il bene comune.

Quindi elezione diretta in ogni livello da parte dei cittadini, basta ai pozzi senza fondo che inghiottono le risorse, basta con i parassiti che gravitano in politica o immediatamente attorno".

Si è così concluso l'incontro con Carmelo Lavuri, cittadino della Settima Circoscrizione, del quartiere di Porta Palazzo simbolo del mercato ambulante che è uno dei tasselli più importanti nel mosaico della vita aggregativa di ogni città, di ogni paese. 

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Articolo pubblicato il 03/08/2011