Ripristinare subito la libera circolazione interregionale dei cittadini liguro-piemontesi

di Aldo A. Mola

È urgente ripristinare la libertà di circolazione dei cittadini tra il Piemonte e le regioni confinanti. Ed è vitale, in particolare, consentire gli spostamenti tra le province meridionali piemontesi e la Liguria. Piaccia o meno, quest’ultima si avviò alla sua vera unità solo dal 1814, con l’annessione al Piemonte sabaudo. È stata largamente ripagata con la rete di infrastrutture che di due regioni hanno fatto un unicum.

 

Valgano d’esempio la ferrovia Torino-Alessandria-Genova voluta da Cavour; la linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza quasi completata in età giolittiana; la “camionabile” Serravalle Scrivia-Genova e l’“autostrada” Ceva-Savona: altrettante tappe della crescita civile ed economica dell’intera area. Non per caso l’ampia plaga tra Alessandria e Asti è la piattaforma logistica del porto di Genova.

 

 

Nel corso di oltre un secolo i liguri hanno moltiplicato le loro residenze nel Piemonte meridionale, mentre i piemontesi si sono riversati in Liguria, dal Ponente alle Cinque Terre: un intreccio di “seconde case”, oggi demonizzate benché, supertassate, siano fonte di ricchezza per i rispettivi Comuni.

 

Ritardare, ostacolare o, addirittura, punire la circolazione dei cittadini nell’area liguro-piemontese non significa solo conculcare una libertà costituzionalmente garantita: significa andare contro la Storia. Vuol dire intralciare l’economia e penalizzare gli sforzi compiuti nei secoli per promuovere l’integrazione del Nord-Ovest e quella tra l’Italia e la Francia, da ripristinare nella prospettiva europea consolidata anche con progetti “interregionali” tra valle del Po e valle del Rodano. O questa era solo retorica?

 

In province che sono terra di confine e crocevia d’Europa è tempo di pensare alto, di guardare al di là dell’emergenza e di farsi sentire a Roma e a Bruxelles.

 

Aldo A. Mola

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Articolo pubblicato il 24/04/2020