Governo. La Pandemia non frena l’abbuffata

I partiti al governo si sono "discretamente" spartiti le poltrone invece di aspettare la fine della pandemia. Con i grillini che fanno i trimalcioni.

Si sapeva sin  dall’autunno scorso che lo scopo e la scadenza prioritaria di questo governo era già stabilita nel mese di aprile, per mietere le nomine nei posti di comando delle principali industrie a controllo pubblico, da ENI a Enel a Leonardo ecc.

Per i grillini, in modo particolare, sarebbe stata l’ultima spiaggia dove porre le basi del loro ormai decadente, ma in questo caso lucroso potere. Di fronte agli accorati appelli alla concordia del Professor Conte, forse pochi in Italia, avrebbero pensato che i partiti di maggioranza decidessero di procedere a tali nomine proprio nel bel mezzo della pandemia da coronavirus.

Dimostrando anche in questa occasione che, più che il bene comune, ciò che interessa realmente ai nostri governanti sia la spartizione del potere.

Conte si è perso in proclami e decreti scritti male che non riescono ad apportare i benefici che i privi di sostentamento e di lavoro si sarebbero aspettati.

L’ormai invisibile ministro della Salute non si è più fatto sentire, in balia delle vorticose esternazioni di virologi e pseudo esperti, mentre nel Paese si continua a morire e mancano i supporti fondamentali, dalle mascherine ai tamponi.

Potevano stabilire di prolungare di qualche mese la permanenza in carica dei precedenti amministratori (come in fondo si è fatto posponendo le elezioni regionali), almeno per salvare le apparenze e far pensare a tutti che tutti, anche i partiti di maggioranza, sono impegnati con tutte le energie a combattere il vero, grande male comune, ma forse, oltre alla fame atavica, ha avuto il sopravvento la paura di perdere il potere e dover prima o poi, sloggiare alla svelta, per passare la patata calda a qualche tecnocrate.

Ma così non è stato. Tra una conferenza stampa sulla lotta al Covid19 e una reboante dichiarazione pro o contro l’Europa, i giallorossi hanno trovato la faccia tosta e il tempo per discutere e litigare (ci sono stati contrasti furibondi) sulla spartizione di presidenze e posti nei Consigli di Amministrazione.

E nella ‘nobile’ tenzone, si sono distinti soprattutto i rappresentanti di quel partito che solo due anni fa aveva conquistato il 32% dei voti degli italiani tuonando a voce altissima contro la designazione per incarichi pubblici di uomini e donne lottizzati dai partiti.

“Mai più lottizzazioni - avevano giurato - apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”.
Si vede che, aperta la scatoletta, il tonno gli è piaciuto, e se ne sono pasciuti, e anche abbondantemente, visto che sono il partito di maggioranza relativa e di bocche da sfamare ne hanno di più. Per la precisione, con la spartizione del parastato, si mormora si siano divisi in quattro gruppuscoli.

Non che gli altri compagni di merenda del governo rossogiallo siano rimasti a digiuno, anzi, sia PD che Italia viva che la sinistra di Leu, hanno fatto il pieno di consiglieri e consulenti.

Ma ciò che colpisce di più è certamente il voltafaccia dei pentastellati, che neanche si sono preoccupati di informare i loro elettori del totale cambio di linea, nè tanto meno di darne le ragioni.

Si sono seduti al banchetto perfino in maniera ostentata, con tanto di comunicazioni ufficiali e di informazioni fatte filtrare alla stampa, come del resto era avvenuto all’epoca delle designazioni per la Rai.

Avevano ben chiari i loro obiettivi di lottizzazione e molti ne hanno raggiunti, calpestando le regole della decenza, quelle da loro stesse predicate e proclamate ai quattro venti. Questo è avvenuto ad esempio con la conferma all’ENI di Claudio De Scalzi, imputato in una serie di processi.  Imputato, non condannato, quindi vale la presunzione di innocenza? Vale anche per i 5Stelle che subito hanno imboccato l’inversione a U? 

Comunque una buona schiera di presidenti, amministratori delegati, consiglieri di amministrazione sono stati nominati su designazione grillina, e si tratta ovviamente di posti di rilievo. Tra questi è il caso di tale Carmine America, noto soltanto per essere stato compagno di scuola di Di Maio, o della signora Elisabetta Trenta, costretta tempo fa a lasciare il posto di ministro della Difesa con annesso prestigioso appartamento. 

Ma il caso più clamoroso è costituito dalla nomina a presidente dell’ENI, a fianco del già citato amministratore delegato De Scalzi, della signora Lucia Calvosa su designazione, di Marco Travaglio, factotum del Fatto Quotidiano nonché sostenitore accanito dei 5Stelle e fustigatore massimo di tutti i malcostumi della prima, della seconda, della terza Repubblica e di tutte quelle che verranno.

La Calvosa siede infatti, e rimane seduta, nel Cda della società che edita il Fatto, ed è chiaro quali tipi di utilità ciò possa comportare. Chi ha chiesto ragione di tutto questo a Travaglio è stato preso a male parole e accusato di ogni nefandezza, in base al principio per cui ciò che fanno Travaglio, Il Fatto e i 5Stelle è puro per definizione,  e mafioso è chi li contraddice.

Questo è capitato ad esempio al direttore del Riformista Piero Sansonetti, che però non si è lasciato spaventare e continua a domandare al trio di cui sopra ragione del loro comportamento: che differenza c’è tra Berlusconi che nominava gli uomini della Fininvest e Travaglio che nomina le donne del Fatto? La risposta è conseguente e  continueremo a vedere Travaglio in tutti i talk-show fustigare le malefatte altrui, vere o presunte, e tacere su quelle dei grillini, vere e verissime.

Ma a prescinder dal “Travaglio chi?” o dai grillini alla deriva, il cittadino abbandonato quasi a se stesso in un momento così grave e doloroso, a causa dell’avanzare a tentoni della pandemia, e della crisi economica incombente, si chiede sconsolato da quale cosca è governato, per più semplicemente esprimere lo “ schifo”!

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Articolo pubblicato il 23/04/2020