La dedizione dei medici ed il Coronavirus.
Achille Mario Dogliotti

La testimonianza ed il ricordo della Scuola Medica dell’Università di Torino.

Pubblichiamo con piacere la lettera che ci ha inviato un lettore, a testimonianza del valore e dell’abnegazione dei medici che si prodigano in questi drammatici momenti per curare e salvare vite umane. Nulla nasce per caso ed è quanto mai appropriato il contestuale ricordo della Scuola Medica Torinese che sin dall’800 ha formato clinici illustri le cui intuizioni e realizzazioni, a favore di coloro che soffrono, non dovrebbero mai essere dimenticate. 

                                                                           Torino, 2 aprile 2020

Caro Direttore,

“ in questi giorni l’attenzione di medici, cittadini, amministratori pubblici ed organi d’informazione, come lodevolmente sta facendo Civico20News, è protesa verso le notizie che giungono dal fronte Coronavirus.

 

Anche in Piemonte registriamo  numeri elevati di pazienti contagiati e  ricoverati nei centri di rianimazione. Numeri che salgono, che paiono stazionari, per poi ancora risalire e speriamo per poco.

 

L’abnegazione dei medici è encomiabile. Sovente lasciati soli, senza la dotazione di mezzi protettivi e senza poter nemmeno curarsi, quando sono risultati positivi ai test virologici.

 

Facciamo una significativa riflessione: se i nostri medici si tirassero indietro, chi potrebbe curare malati e moribondi?

Va doverosamente  ricordato che la bravura dimostrata  dai nostri clinici nella presente ed altre situazioni critiche, non stupisce affatto.

 

Al di fuori dei contesti politici ed amministrativi, la Scuola Medica torinese sin dall’800 si distinse a livello internazionale per la preparazione  dei docenti e la formazione di molti illustri clinici che negli anni, hanno esercitato la professione medica negli ospedali della regione.

 

Senza risalire ad Antonio Carle ed Ottorino Uffreduzzi , non si può dimenticare il genio di Achille Mario Dogliotti, Enrico Ciocatto, Umberto Biancalana, Antonio Vercellone e molti altri che hanno saputo creare i presupposti per l’affermarsi della chirurgia moderna, meno invasiva e maggiormente efficace ed  accessibile per pazienti di ogni età.

 

Un recente scritto del professor Salizzoni, pubblicato su un giornale torinese, sulla nascita del Centro Trapianti di fegato a Torino, m’induce, pro veritate, a proporre una doverosa precisazione.

Il primo trapianto d’organo che fu effettuato  Torino, fu un trapianto di Rene.

 

Infatti Il 5 novembre del 1981 venne effettuato a Torino il primo trapianto di rene, eseguito dal prof. Ferrero e dalla sua equipe di Chirurgia Vascolare (urologi: prof. G. Sesia e dott. Gabriele Fontana; anestesisti: dott. Luciano Comelli e dott.ssa Fulvia Vignotto), nella sala operatoria della Divisione di Chirurgia Vascolare con una camera operatoria e due stanzette, sino al all’allestimento del nuovo moderno reparto, tutto dedicato al Trapianto Renale, inaugurato nel settembre del 1989. Ad oggi sono stati eseguiti oltre 3000 trapianti di Rene.

 

Da quella data, la medicina dei trapianti di Torino, ha segnato traguardi  gloriosi. I trapianti combinati di Rene –Pancreas, rene- fegato e, primo in Europa il doppio trapianto di reni marginali( il c.d. old for old) eseguito dal dr. Piero Bretto Chirurgo vascolare).

 

Successivamente furono aperti i centri trapianti  di fegato, poi di cuore ed infine di Polmone. Stanno tutti raggiungendo numeri elevati, non riscontrabili in Italia, sia sotto il profilo quantitativo, che qualitativo. Un vanto, conseguito sul campo, cui la nostra città può andare veramente fiera, con risultati concreti che hanno salvato da morte sicura migliaia di persone.”

 

La ringrazio per l’ospitalità

 

Amilcare Cicotero

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Articolo pubblicato il 02/04/2020