Islanda - Un esempio serio di lotta all'abuso di alcol e droghe

Gigi Cabrino per Civico20News

In queste settimane l’emergenza Coronavirus sta sicuramente attirando ogni attenzione ma occorre tenere sempre gli occhi aperti su altri problemi, sociali politici ed economici, che non sono affatto scomparsi con l’emergenza attuale; anche i temi meno trattati, ma non per questo meno importanti come le dipendenze da alcol e stupefacenti da parte dei giovani, offrono spunti interessanti.

E’ di queste settimane un servizio offerto da una rivista per genitori che parla delle strategie adottate in Islanda negli ultimi venti anni per il contrasto alle dipendenze giovanili da alcolici e droghe ed è un peccato che questi temi siano stati letteralmente cancellati dall’emergenza sanitaria attuale perché sono meno letali nell’immediato rispetto al virus micidiale (non è ancora chiaro quanto) ma nei tempi un po’ più lunghi rischiano di essere devastanti per un numero enorme di giovani.

E questo in particolare in Italia dove i numeri dicono che l’uso e l’abuso di alcolici e droghe da parte dei giovani è in continuo aumento.

In Islanda negli ultimi venti anni il numero dei 15/16enni che abusa di alcol è sceso dal 48% al 5% , mentre nella stessa fascia di età l’uso di cannabis è sceso dal 17% al 7%; in pratica in meno di vent’anni i giovani islandesi sono passati dall’essere i principali consumatori europei di alcol e droghe al diventare modelli salutisti.

E’ interessante osservare quali siano state le politiche sociali e familiari messe in atto per raggiungere questi risultati; introduzione del coprifuoco alle 22 per i minori di 16 anni, sempre maggiore collaborazione tra scuola e genitori, introduzione di divieti, attività extrascolastiche – in particolare sportive -  che permettessero ai giovani di essere occupati anche al pomeriggio.

Ad attuare questo processo pluridecennale è stato il prof. Harvey Milkman, psicologo statunitense poi diventato docente universitario in Islanda dove ha avuto modo di mettere in pratica i suoi studi sulla relazione tra l’abuso di droghe e alcol e la predisposizione allo stress.

Nel 1992 aveva svolto un’indagine tra i giovani islandesi di 15 e 16 anni ed era emerso che il 25% fumava quotidianamente ed il 40% affermava di avere abusato di alcolici ubriacandosi pesantemente nell’ultimo mese almeno una volta; Lo stesso studio faceva però emergere che nella stessa fascia di età chi praticava regolarmente sport o frequentava corsi di vario tipo ed aveva una buona relazione coi genitori praticamente non toccava né alcol né droga.

Le istituzioni nazionali coinvolsero così il professore nella realizzazione del progetto Youth  in Iceland , che attraverso la collaborazione tra istituzioni pubbliche, scuole, genitori e associazioni varie portò ad una serie di leggi tra cui il divieto di pubblicità di sigarette e alcolici, il divieto ai minori di 18 anni di comprare sigarette e ai minori di 20 anni di comprare alcolici, oltre al coprifuoco alle 22 ( 24 d’estate) per i ragazzi fino a 16 anni al fine stare più tempo coi genitori.

E’ stato favorito l’accesso dei giovani adolescenti alle attività extrascolastiche, sportive o culturali di vario tipo e la combinazione di tutti questi provvedimenti ha portato ai risultati che abbiamo visto.

E’ vero che l’Islanda per popolazione, territorio e cultura è diversa dall’Italia, dove esistono già differenze notevoli tra aree del paese o addirittura nelle stesse regioni tra campagna, provincia e città; è vero anche che i problemi evidenziati dal prof. Milkman quasi 30 anni fa in Islanda tra gli adolescenti sono gli stessi che si evidenziano in molte zone piemontesi e italiane in generale.

Una seria politica sociale e familiare mirerebbe a garantire attività extra scolastiche sostenendo le famiglie garantendo un minore esborso economico per i genitori che intendono far fare sport ai propri figli.

Saremo pure un contesto diverso da quello islandese, ma visti i numeri crescenti di giovani che si trovano ad abusare di alcol e droghe forse varrebbe la pena dare un’occhiata a quanto fatto in Islanda, magari prestando maggiore ascolto ai pedagogisti che da anni insistono sulla necessità di cambiare la rotta.

(immagine apertura The Daily Telegraph)

 

Gigi Cabrino

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Articolo pubblicato il 04/03/2020