29 febbraio 1884: nasce a Monforte d'Alba (CN) Albino Ottavio Stella

Costituente e parlamentare della Democrazia Cristiana, alla Camera dei Deputati è protagonista di due episodi di pugilato contro compagni di partito e non

Nell’accingermi alla ricerca di personaggi che fossero nati o morti al 29 febbraio, dopo aver rilevato il musicista Gioacchino Rossini (nato nel 1792), il filosofo Romualdo Giani (nato nel 1868), il generale Armando Diaz (morto nel 1928), l’illustratore Gil Elvgren (morto nel 1980), la mia attenzione è caduta su Albino Ottavio Stella, nato nel 1884 a Monforte d’Alba (Cuneo), comune a me caro e di cui mi sono già occupato in più occasioni. Inevitabile la scelta di questo personaggio.

Albino Ottavio Stella si era presto trasferito a Torino. Agricoltore e coltivatore diretto, nel 1919 è il primo organizzatore dei contadini della collina torinese. Iscritto al Partito Popolare dalla fondazione, è eletto deputato nel 1920 (XXVI legislatura). Durante il fascismo torna alle sue occupazioni di agricoltore. È partigiano, viene arrestato alla fine del 1944 e liberato nell’aprile del 1945. Nel 1946 partecipa alla Assemblea Costituente della Repubblica Italiana nelle file della Democrazia Cristiana. In seguito è eletto deputato per la circoscrizione Torino-Novara-Vercelli, nel 1948, 1953 e 1958 (I, II e III legislatura) e fa sempre parte della IX commissione agricoltura e foreste.

Quando ho cercato notizie del biografato nell’Archivio on line de La Stampa, il mio interesse nei suoi confronti si è accresciuto. Il Nostro, infatti, ha attirato l’attenzione dei cronisti in particolare come protagonista di due episodi di pugilato contro due colleghi deputati, nel 1951 e nel 1952.

Sono anni turbolenti per il nostro Parlamento. Antonello Capurso nel suo articolo “Le botte in Parlamento. Breve storia dell’insulto politico” (Il Foglio, 6 febbraio 2014) ha condotto un documentato excursus sul tema e così descrive questo periodo: «Dopoguerra: l’insulto democratico - Il ritorno alla politica dopo il fascismo, il riconquistato ruolo del Parlamento, nel quale siedono personalità di grandissimo valore, smorzano in parte, tra i partiti tradizionali, il ricorso all'ingiuria verso l'avversario. Ma non ci vuole molto perché torni a prevalere la contrapposizione ideologica, riflesso della divisione tra blocco atlantico e blocco sovietico. Ognuno torna a vedere nell'altra parte un nemico che vuole trascinarlo nel male di convinzioni con cui è impossibile venire a compromessi, o, semplicemente, dialogare. L'ingiuria riprende quota».

Gli scontri fisici vedono abitualmente coinvolti esponenti dei due blocchi contrapposti, Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Ma il Nostro fa eccezione a questa regola. Scrive La Stampa del 16 febbraio 1951 sotto il titolo «Invettive e pugni tra gli on. Tonengo e Stella»: «Roma, 15 febbraio.

(V.S.) Un vivacissimo diverbio, degenerato in un pugilato, si è avuto oggi nel transatlantico di Montecitorio tra due deputati piemontesi: l’on. Albino Ottavio Stella e l’on. Matteo Tonengo [agricoltore, nato a Chivasso (TO) nel 1907]».

Lo scontro è avvenuto poco dopo le 17, nel transatlantico – racconta La Stampa - Tonengo e Stella hanno già iniziato a litigare nell’emiciclo, sono volate parole grosse ma il sottosegretario avvocato Giuseppe Brusasca, di Cantavenna Monferrato (Gabiano), e alcuni erculei commessi sono riusciti a separarli. Nel transatlantico, Stella mostra i pugni a Tonengo, gli grida: «Non credi che sia giunta l’ora che tu la smetta di diffamarmi?». Al sorriso di scherno e alla risposta pepata di Tonengo, Stella si slancia contro di lui e gli assesta due pugni. Un rivolo di sangue cola dal naso di Tonengo che inveisce contro Stella: «Sei un autentico mascalzone; mi hai colpito a tradimento. Sei un disonesto. Me la pagherai. Ti smaschererò prima che tu non lo creda. Rivelerò le tue malefatte e quelle del tuo protettore Bonomi».

A stento i due sono divisi. Tonengo viene portato all’infermeria della Camera, dove gli fermano l’emorragia e gli fanno prendere un calmante.

La cronaca si conclude riportando la spiegazione del nuovo, clamoroso pugilato fornita proprio dall’onorevole Paolo Bonomi chiamato in causa da Tonengo. Nato a Romentino (Novara) nel 1910, democristiano, Bonomi ha fondato nel 1944 la Coldiretti, la principale associazione italiana degli agricoltori. E tra Stella e Tonengo non corre da tempo buon sangue proprio per contrasti legati alla Coldiretti, di cui Stella è un autorevole esponente e Tonengo un forte critico, dopo il respingimento della sua domanda di iscrizione: «L’epilogo di questa vicenda si è avuto oggi a Montecitorio».

Il secondo episodio si verifica il 28 marzo 1952 quando alla Camera si sta esaminando il progetto di legge per le incompatibilità parlamentari che da tempo sta suscitando vivaci dibattiti in aula e fuori aula. Uno dei protagonisti è l’onorevole Ettore Viola di Ca’ Tasson (1894 - 1986) uno dei più intrepidi militari della Prima Guerra Mondiale, medaglia d’oro al valor militare.

Viola, già parlamentare della Democrazia Cristiana, è passato al Partito Monarchico e, per il suo impegno nel dibattito, ha assunto, a torto o a ragione, un ruolo di «moralista» nei riguardi dei suoi ex-compagni di partito. Quel 28 marzo prende la parola l’esponente democristiano Gioacchino Quarello di Villadeati (Alessandria) per attaccare con forza l’operato di Viola. Alle considerazioni politiche unisce un forte attacco personale quando afferma che Viola merita di essere buttato nel letamaio.

Viola, assente dall’aula, quando rientra ed è informato dal collega Cuttitta di questa affermazione, chiede la parola per fatto personale e usa parole forti. Quando il democristiano Arnaldo Fabriani lo insulta, Viola gli scaglia una cartella di cuoio. Questa di rimbalzo sfiora la testa del nostro Stella il quale sferra due formidabili pugni al viso di Viola facendolo stramazzare. Viola viene portato in infermeria. Il referto medico parla di “Ferita lacero-contusa alla regione parotidea destra e stato di choc. Guaribile in dieci giorni, salvo complicazioni”.

In questo secondo episodio Stella, non direttamente coinvolto, ha assunto il ruolo di protagonista. Questo il commento, a firma e.f., pubblicato col titolo «Triste episodio» da La Stampa il giorno seguente: «La Camera dei deputati ha vissuto stasera un triste quarto d’ora. Si erano già dovuti registrare spesso, nel corso di questo dopoguerra, tumulti e pugilati, ma non era ancora mai avvenuto che un deputato colpisse un collega con tanta violenza da lasciarlo venti minuti senza conoscenza e procurargli lesioni guaribili in dieci giorni, salvo complicazioni.

Chi conosce l’Albino Ottavio Stella, un sessantottenne agricoltore del cuneese, assicura che è un uomo di inconsueta prestanza fisica, massiccio come un toro, pronto come un quarantenne. È da credere senz’altro, quindi, che la forza di cui lo ha provvisto la provvidenza lo abbia tradito nel momento dell’ira portandolo a colpire con più violenza di quanta non fosse nell’intenzione».

Il giornale non ha più occasione di occuparsi dell’onorevole Stella che ricopre la carica di presidente della Federazione provinciale coltivatori diretti e risiede a Torino in via Tonello n. 18, alla Madonna del Pilone. Ha una famiglia numerosa, il figlio Carlo, consigliere comunale, e le figlie Palmira e Carla, sono tutti sposati e con figli. Il 7 febbraio 1960 La Stampa dà la notizia della sua morte avvenuta il giorno precedente all’ospedale Molinette dove è stato ricoverato il 12 gennaio per trombosi cerebrale.

A un anno dalla morte, nel giornale compare il ricordo della famiglia. Dopo quarant’anni, il 6 febbraio 2001, Stella è sinteticamente citato nella rubrica “Accadde ieri” de La Stampa.

Si conclude il nostro attuale ricordo dove abbiamo riportato anche i due episodi di pugilato per far rivivere il clima di un periodo storico del passato prossimo ormai sconosciuto ai giovani.

La Foto di Albino Ottavio Stella è tratta da Wikipedia Source: http://archivio.camera.it/image/?img=/ft03/low/7-12/pp_001850.jpg

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/02/2020