Visita alla Cantina di Fontanile (Asti) in compagnia del presidente Giovanni Frola

Di Paolo Barosso

Già da una certa distanza l’inconfondibile profilo della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, con la maestosa cupola realizzata tra il 1897 e il 1900 su progetto degli architetti bolognesi Gualandi, emerge in tutta la sua imponenza nel paesaggio collinare dell’Alto Monferrato, annunciando l’approssimarsi della meta, il paese di Fontanile (Asti).  

Il borgo, situato nel settore sud-orientale della provincia astigiana, si adagia su morbidi rilievi coltivati in prevalenza a vite, qua e là inframmezzata da prati, boschetti, campi di frumento e di mais e noccioleti. Verso est i contrafforti monferrini digradano dolcemente, sconfinando nella fertile pianura alessandrina, mentre a sud quest’angolo di Astigiano si protende in direzione dell’Acquese, territorio d’elezione del Dolcetto e dell’aromatico Brachetto, dal caratteristico profumo di rosa.

Alle porte del paese, raccolto dentro la sua cinta di muraglioni d’impianto medievale, sorge la Cantina Sociale di Fontanile, che da 300 ettari di superficie vitata produce vini Doc e Docg dell’Astigiano e del Monferrato. L’impianto e l’ambiente in cui è inserito trasmettono al visitatore l’immediata consapevolezza della duplice risorsa su cui si fonda la ricchezza della zona: la viticoltura, da cui si trae un ampio ventaglio di produzioni vinicole pregiate, e la bellezza del paesaggio disseminato di vigne, frutto dell’armonica interazione tra la natura e l’intervento antropico.

All’interno della struttura, che sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1957, ha seguito la strada della costante evoluzione tecnologica, troviamo ad accoglierci il presidente della Cantina, Giovanni Frola, che svolge il suo ruolo con entusiasmo e passione, mostrando di credere fortemente non solo nella consolidata vocazione vinicola della zona, ma anche nelle potenzialità di sviluppo turistico dell’area, compresa tra Astigiano, Alessandrino e Acquese. Pur potendo beneficiare della positiva ricaduta d’immagine derivante dal riconoscimento della tutela Unesco ai “paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”, questo territorio non è ancora riuscito a valorizzare pienamente l’importante traguardo ed è rimasto, per il momento, distante dalla visibilità internazionale acquisita dalle Langhe, ma presenta senz’altro le caratteristiche necessarie per colmare il gap.

Il presidente Frola ci ha illustrato, con grande competenza tecnica, le principali fasi della vinificazione, oggi condotta con criteri finalizzati esclusivamente alla qualità del prodotto, evidenziando in particolare l’importanza, nel determinare il risultato finale, di un’attenta e scrupolosa gestione del vigneto, con trattamenti che privilegiano prodotti naturali e un’opera di selezione e separazione delle uve migliori a monte del processo di trasformazione. “La qualità del vino” osserva Frola “dipende per il 90% dalla qualità delle uve che giungono in cantina e quindi dal modo con cui si è gestita la vigna. Per questa ragione come cooperativa di coltivatori abbiamo deciso di assumere un agronomo, il cui compito è di seguire i nostri soci in tutte le fasi del ciclo annuale della vite”, dalla concimazione dei terreni con fertilizzanti naturali alla potatura invernale dei tralci, dai trattamenti necessari per proteggere la vite dalle malattie sino alla progressiva maturazione degli acini, che va dall’invaiatura alla vendemmia. Tra i compiti dell’agronomo vi è quello, fondamentale, di indicare ai coltivatori il periodo ottimale per effettuare la raccolta dei grappoli, che coincide con il momento di maturazione giudicato ideale dell’acino.

Il periodo della vendemmia, che un tempo veniva anticipato da operazioni tradizionali come la pulitura e l’impermeabilizzazione delle bigonce per il trasporto delle uve, la disinfezione delle botti di legno, il risciacquo dei tini, il lavaggio delle brente e delle attrezzature di cantina, dipende principalmente dal vitigno, che in base alla varietà presenta indici di maturazione differenti, ma è correlato anche a diverse variabili, dal tipo di suolo alla stratificazione dei terreni, dall’esposizione al sole alle condizioni climatiche in cui si effettua la raccolta. Inoltre un ruolo cruciale è svolto dal singolo produttore che compie le sue scelte in relazione agli obiettivi enologici prefissati, come la maggiore o minore acidità del vino, una presenza in tannini più o meno marcata, l’intensità dei profumi.

Tra i parametri di valutazione dell’epoca giusta per la raccolta vi sono il tenore zuccherino dell’uva, tendente ad aumentare in modo costante dopo l’invaiatura, l’acidità totale, che al contrario diminuisce, e l’evoluzione dei singoli acidi (acido tartarico e acido malico), poi ancora l’accumulo degli aromi primari, che varia a seconda dello stadio di maturazione delle bacche, e la variazione dei polifenoli, pigmenti dell’uva, in particolare flavoni per i vitigni a bacca bianca e antociani per quelli a bacca nera. Essenziale per i vini rossi è inoltre la concentrazione dei tannini, contenuti nelle bucce e nei vinaccioli.   

Tra i primi grappoli ad essere vendemmiati vi sono quelli del Moscato bianco, vitigno aromatico appartenente alla grande famiglia dei Moscati, che la maggior parte degli ampelografi identifica storicamente con le uve Apiane dei Romani, originarie del Peloponneso, celebrate da Plinio il Vecchio per la dolcezza dell’acino, tale da renderle ricercate dalle api (da cui il nome). Dalla vinificazione di queste uve la Cantina di Fontanile ricava il Moscato d’Asti DOCG, dal sapore dolce e aromatico e profumi floreali con sentori di salvia. Novità è l’Asti Spumante DOCG, ottenuto sempre da uve Moscato, ma vinificato in versione secca, in conformità alle recenti modifiche del disciplinare che hanno introdotto questa tipologia di prodotto accanto a quella tradizionale dolce.

Tra la seconda e la terza decade di settembre giunge poi a maturazione un’altra uva a bacca nera tradizionale del Piemonte, il Dolcetto, da cui si ricava il Dolcetto d’Asti DOP (Denominazione di Origine Protetta), ma il vitigno principe di queste colline, per quanto riguarda i vini rossi, è il Barbera, i cui grappoli vengono di norma raccolti tra la fine di settembre e il principio di ottobre. Quattro sono le tipologie di prodotto ottenute da queste uve: Barbera d’Asti DOP, Barbera del Monferrato DOP frizzante, Barbera d’Asti DOP Superiore affinato in legno e Barbera d’Asti Dop Superiore affinato in acciaio.

Ricordiamo infine due prodotti che, come evidenzia il presidente Frola, stanno attraversando una fase di crisi, dovuta a difficoltà di mercato, il Brachetto e il Cortese, due vitigni tradizionali che necessiterebbero di un’azione di rilancio coordinata a livello regionale e finalizzata a rafforzarne la conoscenza e l’apprezzamento tra i consumatori.

Dalle uve Brachetto, vitigno aromatico a bacca nera coltivato sulle colline tra Nizza Monferrato e Acqui Terme, nasce un vino dolce e delicato, il Brachetto d’Acqui DOP (disponibile anche in versione spumante), con colore rosé tendente al granato e dall’intenso profumo di rosa, percepibile già in vigna nel periodo della vendemmia. Come nel caso del Moscato, anche per il Brachetto si è provveduto nel 2017 a una variazione del disciplinare che consente di vinificare questa varietà anche in versione secca, sia come vino rosso, sia come spumante rosé.

L’altro vitigno, il Cortese, da cui la Cantina di Fontanile ricava il Cortese dell’Alto Monferrato DOP, è tradizionalmente coltivato in una vasta area del Piemonte centro-meridionale, in particolare nel Gaviese-Novese e nel Tortonese per la provincia di Alessandria, sulle colline della sponda destra del Tanaro per la provincia di Asti e nella bassa valle Belbo per la provincia di Cuneo. Culla del Cortese è il territorio di undici comuni attorno a Gavi, che costituisce il cuore della zona di produzione del Gavi Docg: i suoli di queste colline, le cosiddette “Marne Serravalliane”, esaltano al massimo le potenzialità del vitigno, che qui esprime al meglio le sue caratteristiche, anche perché, a differenza di altre aree del Piemonte, dove si riservano i terreni migliori ai rossi, qui le esposizioni più favorevoli sono destinate proprio al bianco Cortese.

La gamma di prodotti della Cantina Sociale di Fontanile si completa poi con il Freisa d’Asti DOP frizzante, il Grignolino d’Asti DOP e, per i bianchi, il Piemonte Chardonnay DOP, disponibile anche nella tipologia Spumante Brut.

Paolo Barosso

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Articolo pubblicato il 25/02/2020