L’età Barocca
San Lorenzo

A Torino ed in Piemonte si sta avvicinando la “Sfida al Barocco”

E’ già stata sommariamente presentata su queste colonne la “Sfida al Barocco”, la corposa iniziativa che partendo da Venaria Reale coinvolgerà tutti il territorio regionale,  sino a Parigi e Roma. Seguiranno altri articoli ,maggiormente circostanziati e propedeutici alle singole iniziative. Riteniamo opportuno fare un passo indietro per tratteggiare la maestosità dell’”Età Barocca” partendo dal secolo che l’’ha fatta nascere e crescere. Il seicento.

E’ stato impropriamente detto che il Seicento fu un secolo di grande decadenza per la letteratura italiana e di mostruosità artistica, soprattutto nella poesia lirica, e si sono vantati quegli scrittori che non appaiono affetti da quel male che è stato appunto chiamato secentismo, o, dal più rappresentativo dei poeti del secolo, marinismo. Invece l’arte letteraria del secolo XVII ha un suo valore e un suo significato degni di molto studio. Nel seicento ci sono già e vitali i germi che produrranno un rinnovamento dello spirito italiano.

Lo stile barocco in architettura, scultura e pittura rappresentò una ribellione al manierismo stanco e freddo in cui si era andata adagiando l’arte dell’ultimo Cinquecento. Si intese ritornare alla realtà, la natura fu imitata in modo nuovo; grandi scultori e pittori portarono nel ritratto del paesaggio e nella decorazione, un soffio di nuova vita, di inquietudine e di giovinezza.

A Roma soprattutto il Seicento compì la sua principale opera: la città eterna prende allora nei suoi massicci palazzi, nelle sue piazze solenni e severe, nelle sue ville grandiose, nelle sue magnifiche fontane, un aspetto che conserverà per tanto tempo: e ad essa da tutte le parti d’Europa accorrono durante questo secolo, artisti per apprendere gli insegnamenti, Inoltre assieme a Venezia, Torino e al Piemonte, Roma era nel secolo XVII il solo stato che  fosse realmente indipendente.

L’avvento di nuove espressioni d’arte era voluto anche dalle mutate condizioni d’Italia.

Il bisogno di reazione alle regole rinascimentali non fu sentito solo in Italia; ma dall’Italia si propagò, già nell’ultimo Cinquecento, nelle altre letterature dove si imitò quello che di più ricercato e artificioso gli stranieri avevano creduto di trovare già in Tasso e in Guarini; e quando il Marino in Francia diffuse la sua poesia, suscitò entusiasmo.

Ma mentre in Italia, il Marino fu inteso come un novatore e un ribelle ai precedenti poeti, all’estero non fece che confermare il processo iperbolico della letteratura italiana del rinascimento che già là s’era iniziato e che poi fu in Inghilterra, in Spagna,, in Francia o trasformato in qualche cosa di fortemente originale o superato o dominato.

In conclusione cosa possiamo pensare della qualificata produzione del Seicento?

Anche a prescindere dalla filosofia e dalla Scienza, c’è da considerare la storiografia (Sarpi, Bentivoglio, Pallavicino), la Politica (Boccalini, Tassoni), la Religione ( Bartoli, Sègneri), l’Architettura e le Arti figurative (Juvarra, Vitozzi, Carlo e Amedeo Castellamonte, Guarini e Benedetto Alfieri) e la Lirica di cui si parlerà in uno specifico articolo.

Torneremo in modo maggiormente particolareggiato , sulla peculiarità del Barocco Piemontese.

Quali sono gli atteggiamenti nuovi di questo secolo?

Il ripudio dell’imitazione classica, la svalutazione della precettistica, l’individualità dello stile, la libertà della fantasia, il gusto della parola per se stessa, la metafora come antologia, la tendenza della musica.

Sono tutti atteggiamenti nuovi, moderni, facenti del Seicento un’epoca anticonformista che chiude il passato e apre il futuro, magari lontano, così da giungere con il suo messaggio ai giorni nostri.

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Articolo pubblicato il 09/02/2020