Elezioni regionali 2020. I 5 Stelle distrutti. Torna il bipolarismo

E’ aumentata l'affluenza ed è tornato il bipolarismo

A scrutini ultimati, si sprecano i commenti, ma i risultati elettorali sono incontrovertibili. Il centro-sinistra si conferma alla guida dell’Emilia Romagna, con Stefano Bonaccini al 51,42%, mentre il centrodestra con Jole Santelli al 55,29%  fa sloggiare il centro sinistra dalla Calabria.

 

All’interno degli schieramenti, se la lungimiranza e la prudenza fossero ancora considerate le doti di un politico accorto, sarebbe opportuno rileggere ed interpretare i risultati nel dettaglio e le fasi salienti della campagna elettorale.

 

Sempre che ciò non rappresenti una pia illusione.

Questa tornata di elezioni regionali passerà comunque alla storia per una serie di elementi assai importanti per il sistema politico.

 

In Emilia Romagna, soprattutto nelle città più fedeli al centro-sinistra, vale a dire Bologna, Modena, Ravenna e Reggio Emilia, è andato a votare il doppio degli aventi diritto rispetto al 2014. Si è dunque risvegliata la voglia di partecipazione. In Calabria è andata più gente a votare, anche se la crescita rispetto alle precedenti regionali è più contenuta.

 

Centro-destra e centro-sinistra si sono contese la vittoria, mentre i Cinque Stelle sfarinano e raggiungono percentuali pressoché irrilevanti.

Addirittura in Calabria, dove la soglia minima per entrare in consiglio regionale è l’8%, i grillini rimangono fuori dall’assemblea.

 

Quella del M5s è "l'implosione totale". A dirlo il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che sta seguendo i risultati dello spoglio in Emilia-Romagna al comitato di Stefano Bonaccini. "Come ho cominciato a dire tanti anni fa, la parabola c'è per tutti - ha proseguito Pizzarotti - se non ci sono contenuti, se non ci sono regole e se si va dietro solo a chi comanda, quelli sono i risultati".

 

 

L’altro elemento, non da poco che ha favorito Bonaccini è il voto disgiunto. Infatti ha  raccolto più consensi rispetto alla somma dei voti dei partiti che lo sostengono. Al contrario Lucia Borgonzoni non è risultata così determinante alla coalizione di centro-destra, che conquista nel complesso più voti di quelli della candidata presidente.

 

Ciò significa che alcuni elettori di centro-destra hanno messo la croce sul simbolo di uno dei partiti alleati (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) ma hanno poi espresso una preferenza per Bonaccini. Molto  probabilmente la consumata esperienza del governatore uscente è arrivata ad oscurare abbastanza Lucia Borgonzoni.

 

In Calabria  la berlusconiana Jole Santelli diventa presidente e raccoglie quasi venti punti percentuali in più del principale sfidante, il dem Pippo Callipo.

Significativo, come detto, il crollo dei Cinque Stelle in una regione che aveva beneficiato ampiamente del reddito di cittadinanza e di altri provvedimenti assistenzialistici messi in campo da quella forza politica, sia nel primo che nel secondo governo Conte.

 

Anche se il significato del voto è stato caricato di valenza politica, non si deve dimenticare la finalità regionale, ove emergono fatalmente tutte le caratteristiche e peculiarità del territorio.

 

In Calabria, le sacche di povertà e le disuguaglianze si sono ingigantite negli ultimi anni. La sinistra ha deluso ed è stata punita dei suoi elettori. In Emilia Romagna, invece, gli elettori hanno considerato positiva la gestione Bonaccini e l’hanno premiata.

 

Matteo Salvini alla sua prima sconfitta dal 2018, non ha cercato d’intorpidire le acque e si è già detto pronto ad affrontare le prossime sfide, con il centro-destra ormai  stabilmente a trazione leghista.

 

Il secondo interrogativo riguarda le sorti del governo. Apparentemente è più solido, grazie alla vittoria di Bonaccini. Tuttavia, la liquefazione dei Cinque Stelle, che rimangono comunque il primo partito in Parlamento, pone problemi di equilibrio nei rapporti tra Pd, grillini e renziani.

 

Cosa farà Zingaretti?

Dopo i lunghi silenzi della campagna elettorale, solamente ieri sera si è sciolto in lunghe dichiarazioni.

Purtroppo tutte a senso unico per ingigantire la débacle della Lega, senza farci capire cosa avrebbe intenzione di fare da grande.

Ma al Governo con i grillini spazzati via dall’elettorato ed in rotta al loro interno, c’è lui ed il PD.

 

Come imposterà il dopo voto, con le tante ostilità dei grillini nei conforti dei temi essenziali per la tenuta economica e sociale del Paese e la difesa della Democrazia?

Aspetterà di incrociare il successore di Di Maio e riprendere la tenzone in situazione numerica di debolezza o  alzerà la posta e pretenderanno di imporre nuovi equilibri?

In ogni caso non potrà dimenticare che in Italia ,le elezioni (almeno quelle regionali) sono sempre dietro l’angolo.

 

Per ragioni molto probabilmente dovute all’impopolarità dei grillini ed alla bravura di Bonaccini, il PD ha guadagnato terreno, ma il successo è infido.

Una mossa sbagliata, nonostante la difficoltà a condizionare la sfinge Conte, potrebbe minare inesorabilmente la sua leadership.

 

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Articolo pubblicato il 28/01/2020