Di Maio stacca con polemiche, mentre i 5S perdono i pezzi, ma non torna a Pomigliano

L’ex leader dei grillini mantiene ancora il ministero degli Esteri

Dopo tanti annunci, l’ultimo dei quali anticipato ieri mattina a Palazzo Chigi in un incontro con i ministri 5S, Giggino Di Maio in serata, nel corso della convention di presentazione dei coordinatori regionali, al Tempio Adriano di Roma, ha annunciato con enfasi che si mette da parte.

Invece di togliersi i sassolini dalle scarpe deprecando i nemici che annovera nell’apparato (e che di fatto lo hanno silurato), Di Maio se l’è presa  più con i transfughi, su chi pur andandosene, non ha saldato il conto ed è rimasto ad altro titolo in Parlamento.

Noi dobbiamo pretendere, pontifica Di Maio, il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine dei cinque anni di legislatura. Io penso che il governo deve andare avanti, perché alla fine" della legislatura "i risultati si vedranno ma dobbiamo avere il tempo di mettere a posto il disordine fatto da chi ha governato per trent'anni prima".

Intanto mantiene il dicastero degli Esteri in un momento in cui la Farnesina avrebbe l’assoluta necessità di avere una guida più autorevole. Come atto liberatorio butta via la cravatta.

Si sprecano i commenti su cosa potrebbe fare da grande Di Maio. Uscita definitiva, passo di lato, tanto per non dover rispondere agli schizzi conseguenti all’ormai scontato tonfo elettorale dei grillini alle prossime elezioni regionali?

Per anzianità Vito Crimi sarà nominato reggitore del Movimento sino agli Stati generali di Marzo. L’altra suspense che potrebbe far capire se, per il Movimento è giunto il momento della “cura da cavalli” la si vedrà nel nuovo assetto organizzativo che Grillo e Casaleggio potranno proporre a partire dal dopo elezioni.

A prescindere dai concioni di circostanza, che ne sarà del Governo?

Rimarrà oggettivamente più debole, mancando di una giuda, seppur discutibile, oppure il vento del voto regionale riuscirà a spazzare anche gli incollati alla poltrona?

Nei prossimi giorni dovrebbe essere nominato il capo della delegazione del M5S all’interno del Governo. C’è fermento tra i commentatori ed i notabili grillini. Solo Giuseppì Conte, nella sua incoscienza, è sereno.

La prossima settimana si preannuncia cruciale sotto molti punti di vista.
   

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Articolo pubblicato il 23/01/2020