5 gennaio 1844: nasce a Mondovì (Cuneo) il pittore Giovanni Battista Quadrone

Illustre personalità della pittura di genere piemontese dell’Ottocento, specialista di soggetti di caccia e di cani, è anche autore di quadri dedicati al circo e agli spettacoli popolari, al paesaggio e alle scene di vita contadina

Giovanni Battista Quadrone nasce a Mondovì (Cuneo), il 5 gennaio 1844, da una famiglia agiata. Suo padre, fortunato imprenditore nel commercio del marmo e dei materiali lapidei, gli permette di seguire la sua inclinazione artistica.

Nel 1861 si iscrive alla Accademia Albertina di Torino, dove è allievo di Enrico Gamba e in seguito di Gaetano Ferri. Si pone in evidenza ben presto nei concorsi annuali e, nel 1868, anno del suo diploma, vince il primo premio al concorso triennale con il quadro “Eudoro e Cimodocea nel Colosseo nel momento di essere aggrediti dalla fiera” che illustra una scena del popolare romanzo storico Les Martyrs di Chateaubriand.

Nel 1865 partecipa alla Promotrice di Torino dove espone “Vittor Pisani in carcere” e l’anno successivo propone “Amleto nel camposanto”), con la qualifica di «allievo dell’Accademia Albertina, scuola del cav. Ferri». In questi anni Quadrone attua una pittura di genere con scene istoriate dove si sente ancora la forte influenza del suo maestro. Il Nostro sa però elaborare un suo stile più lieve che propone soggetti letterari o scene in costume di gusto teatrale, che desta l’interesse della clientela borghese e riscuote un successo immediato.

Nel 1870, per accrescere la sua formazione, si reca a Parigi, dove frequenta lo studio di Jean-Léon Gérôme, ma già nell’ottobre dello stesso anno è costretto a far ritorno in Italia dal rovinoso andamento della guerra franco-prussiana per la Francia.

Quadrone si stabilisce a Torino, dove elabora una pittura accurata e minuziosa, che risente della esperienza parigina anche se breve: abbandona i soggetti storico - letterari e rappresenta scene di vita quotidiana in costume, a volte ironici o troppo teatrali, e questo gli porterà la definizione di “Meissonnier italiano”, che lo avvicina al pittore francese Jean-Louis-Ernest Meissonier (Lione, 1815 – Parigi, 1891), celebre per le sue scene di battaglia.

Ricordiamo alcune opere di questo periodo: “Un giullare” (Promotrice di Torino nel 1871), “Soliloquio” (Promotrice di Torino nel 1875) e “Uff, com’è dura”, e “Ah, briccone!”, esposti presso la Galleria d’arte di Firenze di Luigi Pisani, nel 1874.

Quadrone ha sottoscritto un contratto biennale, poi rinnovato, con questo mercante d’arte fiorentino che con la sua oculata gestione in breve tempo fa raggiungere valutazioni assai elevate ai suoi quadri.

È la crisi economica degli anni ’80, col conseguente ristagno del mercato antiquario, che spinge Quadrone alla ricerca di nuovi mercati europei, in particolare in Inghilterra, Francia e Prussia. I suoi soggetti pittorici variano ancora una volta: passa ad una pittura di paesaggio e di soggetti sul tema della caccia, attività che pratica con passione oltre ad essere noto come esperto nell’addestramento dei cani da caccia. Questa vissuta esperienza personale lo porta ad una descrizione più coerente e veritiera rispetto alla leziosità dei precedenti quadri.

Con questi soggetti Quadrone raggiunge la sua piena maturità artistica. Pratica lo studio del vero anche grazie ai suoi soggiorni nel periodo autunnale per la caccia in Sardegna. La sua arte ottiene un definitivo riconoscimento, i musei come la Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, la Galleria d’arte moderna di Roma, le acquistano. In questi anni inizia a dipingere il paesaggio e le persone della Sardegna, senza riscuotere il successo dei suoi precedenti soggetti, e ritrae anche aspetti della vita del circo e degli spettacoli popolari.

Nel 1885 Quadrone illustra il libro di Ferdinando Delor, “I cani da ferma” (1886), con disegni realizzati dal vero, e nello stesso anno sposa Giuseppina Rogier, conosciuta in Sardegna nel 1883. Nel 1886 nasce la figlia Paola, nel 1888 il figlio Carlo e nel 1892 la terza figlia Anna Maria.

Col finire del secolo, Quadrone, invecchiato, non va più a caccia e si dedica soprattutto alla pittura da cavalletto. Nel 1898 dipinge “I primi dolori”, custodito al Museo civico di Biella, presentato alla Promotrice di Torino. Questo quadro di genere ritrae una bambina che piange perché il cane le ha rotto la sua bambola, un episodio realmente accaduto alle sue figlie.

Muore a Torino il 23 novembre 1898.

Il Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto di Torino gli ha dedicato la mostra «Un “iperrealista” nella pittura piemontese dell’Ottocento» dal 19 settembre 2014 al 11 gennaio 2015. Questa esposizione, curata dal professore Giuseppe Luigi Marini e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, ha proposto Giovanni Battista Quadrone come «uno dei massimi rappresentanti della pittura di genere dell’Ottocento italiano». Lo ha definito «autore di dipinti finitissimi, di piccole e medie dimensioni, non solo di soggetti o di ispirazione venatori; il pittore fu anche lo scopritore e il cantore del paesaggio sardo, prima di concludere la sua breve esistenza interessandosi, con i pennelli, alla vita del circo.

Il fil rouge che lega tutti i soggetti delle sue opere è la paziente definizione “iperrealistica” delle scene di vita venatoria, circense o rusticana: Quadrone cesellava con il colore anche i minimi particolari, con tecnica e precisione inesorabili, nulla dimenticando e a nulla rinunciando di quanto riteneva utile alla completa rappresentazione di una situazione».

 

Le illustrazioni di questo articolo provengono da Wikipedia.

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Articolo pubblicato il 05/01/2020