Corso Venezia: da anni cantiere aperto
Corso Venezia

Chi urla di più, ottiene qualcosa

Da sette anni corso Venezia è un cantiere aperto, eppure alcuni esercizi commerciali non hanno beneficiato di alcuna esenzione fiscale da parte del Comune.

Gli sconti o le esenzioni, è bene chiarirlo, non sono obbligatorie, ma considerando che in situazioni di questo tipo l'amministrazione comunale le ha, giustamente, sempre concesse, è anomala la disparità di trattamento.

La regola che vige è sempre la medesima: chi urla di più, ottiene qualcosa.

E i pochi commercianti di corso Venezia, dalle parti di via Saorgio, certo non sono numericamente influenti né in grado di fare la voce grossa.

Il problema, però, è che ai ripetuti appelli il Comune avrebbe potuto rispondere "Non vi faremo alcuna esenzione perché non contate nulla", se non altro sarebbe stata una risposta sincera.

Invece, oltre al danno la beffa: "Non vi concediamo nulla perché non siete stati realmente danneggiati: il marciapiede non è mai stato coperto dai cantieri, quindi di spazio libero ne è rimasto a sufficienza".

Questa, in soldoni, l'opinione dell'amministrazione comunale.

Una presa per il deretano, si potrebbe definire. Perché sarà pur vero che il marciapiede è rimasto sempre libero, ma è altrettanto lapalissiano che le auto non circolano più in quella zona, i passaggi sono limitati e soprattutto la polvere tiene lontani i potenziali clienti.

I quali, non a caso, sono diminuiti in maniera esponenziale da quando sono iniziati i lavori in corso Venezia, la cui fine è prevista per il 2013.

Con comodo.

Fatto sta che la disparità di trattamento non riguarda solo la città, ma persino corso Venezia stesso: dopo lunga insistenza, gli esercizi commerciali situati all'inizio del corso, nei pressi di via Stradella, sono infatti riusciti a ottenere sconti ed esenzioni.

E ci mancherebbe, visto che in quel tratto il cantiere fino a poco tempo fa arrivava quasi dentro ai negozi, altro che "marciapiede libero".

Ed hanno persino dovuto insistere per essere ascoltati dal Comune!

I più sfortunati di corso Venezia, a pochi metri di distanza, dal canto loro sono rimasti con un pugno di mosche in mano: niente sconti, niente riduzioni, niente esenzioni. Per un marciapiede.

Proprio per questo si sono costituiti in un Comitato, guidato da Matteo Prudente, titolare del bar "Number one" in via Saorgio 1 angolo corso Venezia. I risultati, però, non si sono visti.

Almeno per il momento.

"Il Comune non ci ha dato proprio nulla, neanche un centesimo di esenzioni. Abbiamo sempre tutto da pagare, come se fossimo in una situazione normale. Eppure qui le auto non passano più, e di clienti se ne vedono pochi" dice Domenico Morabito, titolare di "Morabito traslochi".

Il suo genero ha chiuso l'ufficio al civico 51 di corso Venezia, è rimasta traccia solo della dicitura "TAI SRL" sul campanello.

A pochi metri c'è una carrozzeria: "Noi la Tarsu non la paghiamo in ogni caso, perché abbiamo un sistema di gestione interno di smaltimento dei rifiuti" racconta il titolare, "per il resto il Comune non si è fatto sentire. Se abbiamo avuto dei danni? Al di là del fatto che ogni tanto la corrente salta a causa dei lavori in corso, non ci sono più parcheggi. Siamo costretti a lasciare le auto sul marciapiede, ed ogni tanto qualche vecchietto passa e le riga".

Certo non dev'essere il massimo per una carrozzeria, comprensibile che rischi di perdere clienti.

Così come il bar "Number one": "Non è solo una questione di spazi ristretti e di difficile accesso delle auto. La zona non è più di passaggio, ma anche la polvere che si respira non incoraggia i clienti a frequentare il nostro bar". 

In questo caso le lamentele hanno sortito un effetto: è stato bagnato il manto di cemento e calcestruzzi interessato dai lavori, per far sì che non si sollevi una quantità eccessiva di polvere. Un palliativo, ma meglio che niente.

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Articolo pubblicato il 27/06/2011