Il” salvataggio” della Banca Popolare di Bari. Il Decreto del Consiglio dei Ministri.

Conte. “Non concederemo nulla ai responsabili”.

La Banca Popolare di Bari, fondata nel 1960, conta oggi 368 sportelli, presenti in 13 regioni, circa 3.300 dipendenti e circa 70.000 Soci. Il Gruppo Banca Popolare di Bari è fra le 10 maggiori banche popolari italiane e la prima azienda di Credito del Mezzogiorno.

 

Purtroppo anche in questo caso, un mix in via di accertamento, tra incapacità gestionali, superficialità pelosa e crediti dispensati senza oculatezza ad amici poco solvibili, oltre agli immancabili padrinati politici, hanno prodotto un buco di un miliardo.

 

Il Presidente del Consiglio, a parole ha promesso di non tutelare gli amministratori, mettendoli di fronte alle loro responsabilità.

 

Seguendo le vicende concrete, la Banca d’Italia, con decisione del 13 dicembre 2019 ha disposto lo scioglimento degli Organi   con  funzioni  di  amministrazione  e  controllo della Banca Popolare di Bari, con sede legale in Bari, e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi degli articoli 70 e 98 del Testo Unico Bancario, in ragione delle perdite patrimoniali.

 

Con il medesimo provvedimento sono stati nominati il dott. Enrico Ajello e il prof. Antonio Blandini quali Commissari straordinari, mentre l’avv. Livia Casale, il dott. Francesco Fioretto e l’avv. Andrea Grosso sono stati nominati componenti del Comitato di sorveglianza.

 

A questi ultimi è affidato il presidio della situazione aziendale, la predisposizione delle attività necessarie alla ricapitalizzazione della banca nonché la finalizzazione delle negoziazioni con i soggetti che hanno già manifestato interesse all’intervento di rilancio della banca.

 

La banca prosegue regolarmente la propria attività.

La clientela, sostiene la Banca d’Italia,  può pertanto continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia.

Ma perché ciò si realizzi, il Governo deve impostare un piano di tutela dei correntisti ed evitare che le conseguenze del crack si propaghi al già precario sistema produttivo del Mezzogiorno.

 

Venerdì si è riunito il Consiglio dei Ministri. Renzi ha voluto togliersi il dentino del massacro mediatico subito ai tempi della banca Etruria e si è scagliato contro al Piano di Di Maio che ovviamente, non intende solamente  tutelare i correntisti della banca, ma non va per il sottile ed intenderebbe nazionalizzare l’Istituto ed investire vagonate di finanziamenti destinati al SUD, senza approfondire alcunché .

 

Ogni intervento è stato così sospeso, ma oggi riapre la Borsa e gli sportelli. Senza una decisione d’indirizzo, la ricaduta psicologica sarebbe di gran lunga più devastante rispetto alla gravità oggettiva della situazione.

 

Così ieri sera alle 21, si è tenuto un ulteriore consiglio dei Ministri per mettere un punto fermo alla devastante situazione. Cosa sì è deciso?

 

Il Decreto legge prevede un finanziamento di 900 milioni per il 2020 e la costituzione di una Banca di Investimento, che nascerebbe dalla 'scissione' delle acquisizioni fatte dal Mediocredito Centrale. La formazione passerà attraverso un decreto con il quale il Ministero dell'Economia acquisirà attività e partecipazioni, con l'intero capitale sociale, senza dovere alcun corrispettivo. Le operazioni saranno realizzate in un regime di esenzione fiscale.

Le risorse per il salvataggio della Banca Popolare di Bari arrivano dal fondo del ministero dell'Economia destinato "alla partecipazione al capitale di banche e fondi internazionali", si legge nel decreto licenziato dal Cdm.

Le risorse sono "iscritte sul capitolo 7175 dello stato di previsione del ministero dell'Economia e delle Finanze", rifinanziato per il 2020 "con la Sezione II" della legge di bilancio approvata nel 2018.

"Positiva l'approvazione del decreto - ha detto il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri al termine del Consiglio dei Ministri -. Il governo è al fianco dei risparmiatori e dei dipendenti della Banca Popolare di Bari e delle imprese da questa sostenute ed è impegnato per il suo rilancio a beneficio dell'economia del Mezzogiorno". 

Anche in questo caso, la spugna arida del SUD attinge risorse, come in mille altre occasioni.

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Articolo pubblicato il 16/12/2019