A Ivrea dibattito sulla Sanità
L'ospedale di Ivrea

"La riforma deve eliminare sprechi e migliorare il servizio"

 

Il Consigliere Regionale del Popolo della Libertà Massimiliano Motta ha preso parte al Consiglio Comunale aperto tenutosi ieri a Ivrea sul tema della Sanità.

 

“Su un tema delicato come quello della Sanità regionale – ha detto Motta - occorre operare in un clima di costruttivo confronto. Siamo consci delle diverse posizioni sulle scelte da operare, ma esistono delle condizioni reali, delle quali tutti devono prendere coscienza e dalle quali non possiamo prescindere quando elaboriamo la riforma sanitaria. Mi riferisco alla consapevolezza della necessità di adempiere al piano di rientro”.

 

“E’ infatti noto a tutti – ha proseguito l’esponente del Pdl - che negli ultimi anni la spesa per la sanità sia stata sforata di oltre l’85% e che non sia più possibile contrarre mutui per sopperire alla cronica mancanza di fondi. I piemontesi sono soddisfatti del sistema ospedaliero che viene loro offerto: nell’ultimo sondaggio dell’IRES Piemonte ben l’83% si è espresso in maniera positiva.

 

Motta ha insistito sulla necessità  di andare verso una razionalizzazione delle strutture e dei servizi, creando delle eccellenze ed eliminando servizi dove sono inutilizzati. La bozza del progetto è stata pubblicata sul sito dell’Associazione Medici Dirigenti e presentata alle parti sindacali.

 

Motta ha poi giudicato "pretestuosa  la posizione di sindaci, come Della Pepa, che utilizzano sedi ‘popolari’ come i Consigli Comunali aperti al pubblico per lanciare provocazioni e accuse senza una controproposta che dovrebbe essere oggetto di dibattito all’interno delle commissioni consiliari regionali e ai tavoli tecnici tanto amati dalla giunta Bresso”.

 

Il Consigliere Regionale Massimiliano Motta ha altresì illustrato quello che è lo stato attuale della Sanità piemontese:

 

“La Regione è soggetta al piano di rientro poiché la quota in carico regionale supera del 5% i finanziamenti aggiuntivi previsti dal patto Stato-Regioni. In particolare la Regione ha triplicato il costo per il SSR negli ultimi 15 anni con un trend di crescita superiore a quello nazionale e con un costo che raggiunge l’82% del bilancio regionale, eccessivo in rapporto alla quantità ed alla qualità dei servizi offerti.

 

Contestualmente negli ultimi 10 anni la Regione Piemonte ha stanziato circa un miliardo e 500 milioni di euro senza una vera programmazione dell’edilizia sanitaria che tenesse conto delle reali necessità territoriali, del superamento della polverizzazione ospedaliera e della vetustà dei singoli presidi, con il risultato di classificare la nostra Regione al 12° posto per le carenze infrastrutturali, come rilevato dallo studio del CERM del 2009".

 

Infine il Consigliere del Pdl ha rimarcato che la mancanza di programmazione e l’assenza di una configurazione holding della Regione hanno comportato una politica della spesa delle risorse umane inappropriata, con un eccesso di personale dei ruoli medico, infermieristico ed amministrativo (terzi in Italia come numero di amministrativi nella sanità) ed un eccesso di punti di erogazione (per lo più di strutture complesse) di circa 200 con differenze tra le varie specialità, ed un impegno regionale per le figure professionali (numero di specialisti da formare ed introdurre all’interno del SSR) con finanziamenti regionali per le borse specialistiche sinora non programmati.

 

Infine Motta ha aggiunto che " l’analisi sui piccoli presidi conferma la necessità di una organizzazione reale a rete, essendo i medesimi spesso sotto i livelli di appropriatezza sia per ciò che concerne i volumi di attività sia per le dotazioni strutturali e tecnologiche. Ne consegue l’inadeguatezza dell’attuale assetto organizzativo nella risposta ad una medicina del terzo millennio che ragiona su strutture ospedaliere stratificate per intensità di cura e volumi di attività a cui consegue una competenza adeguata secondo standard internazionali. Attendiamo quindi una proposta alternativa da parte dei sindaci e delle parti sociali interessate”.

 

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Articolo pubblicato il 23/06/2011